Passione e fatiche dell’educatore sportivo, conclusa la prima fase del corso del Csi

Sono intervenuti don Alessio Albertini, già assistente ecclesiastico nazionale del Csi, e Lina Stefanini, pedagogista e docente dell'Università Cattolica del Sacro Cuore

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È stata la serata di lunedì 5 febbraio a concludere la prima fase del corso base per educatori sportivi per i bambini dai 3 ai 10 anni, organizzata dal comitato cremonese del Centro sportivo italiano e proposta in tre appuntamenti presso il Centro pastorale diocesano. E proprio la sala Spinelli è stata gremita da gente di tutte le età per l’incontro dal tema La figura dell’educatore sportivo. Al centro dell’iniziativa gli interventi di don Alessio Albertini, sacerdote dell’Arcidiocesi di Milano e già assistente ecclesiastico nazionale del Csi, e Lina Stefanini, pedagogista e docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

L’evento è stato introdotto e moderato da Davide Iacchetti, responsabile della sezione bambini e ragazzi del Csi di Cremona, che ha spiegato come lo sport non realizzi automaticamente l’educazione, ma perché ciò accada bisogna metterci un’intenzione. Ma chi ce la mette? Gli istruttori, gli allenatori, gli educatori. «Non si può essere istruttori senza essere educatori – ha sottolineato Iacchetti –, perché i bambini ci chiedono una relazione, attraverso la quale possiamo trasmettere loro qualcosa».

Da qui ha preso il via la relazione di don Alessio Albertini che, citando Rollie Massimino, coach per quasi vent’anni della squadra di basket della Villanova University, ha illustrato il ruolo e gli obiettivi dell’allenatore, ovvero «dare una disciplina, aiutare a vincere e far divertire».

«Il lavoro dell’educatore sportivo è faticoso, mi verrebbe da dire “ma chi te lo fa fare” – ha proseguito don Albertini, fratello dell’ex calciatore Demetrio Albertini –, ma tutti i mestieri che hanno a che fare con le persone hanno bisogno di qualcosa in più». Attraverso queste parole il sacerdote ha introdotto quelle che a suo modo di vedere sono le cinque fatiche dell’educatore sportivo. Un bravo educatore sportivo «è colui che non lascia solo, che non abbandona», è colui che si prende cura, che cura, in senso figurato, quel «”femore rotto”, che nel mondo animale significa “vita perduta”», è colui che rischia, anche in vista di risultati futuri, «come un imprenditori di sogni», è colui che dice sempre la verità, e «deve essere un “felicitatore”, un portatore sano di felicità». Ha dunque chiuso così il suo intervento, con un augurio ai giovani presenti in sala: «siate liberi e non smettete mai di sorridere».

Nella seconda parte della serata è intervenuta Lina Stefanini. La docente dell’Università Cattolica ha voluto tracciare un percorso basato sulla caratteristica fondamentale dell’educatore sportivo, che è, oltre alla competenza, la capacità di ascolto. «Saper ascoltare per poi riuscire a interessare e ad avere un dialogo – ha evidenziato la professoressa Stefanini a margine dell’incontro –. Un argomento che però attualmente non è particolarmente facile, perché ci siamo disabituati, anche con l’avvento dell’informatica, ad ascoltare con più piacevolezza chi interviene».

Si chiude dunque questa fase, cui farà seguito il rilascio di un attestato di partecipazione e il riconoscimento di tre crediti sportivi per allenatori, istruttori e dirigenti Csi. Per chi ha intenzione di ottenere la qualifica di istruttore, allenatore o educatore sportivo di 1° livello, saranno in programma, nei mesi primaverili, altri sei incontri teorico/pratici.

Matteo Cattaneo
TeleRadio Cremona Cittanova
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