Certo non sono passati inosservati i 450 bambini che lunedì mattina, nonostante la pioggia, da piazza Roma, percorrendo via Solferino, hanno colorato piazza del duomo. Ma non è la visibilità ciò che hanno cercato. Lo si è potuto capire dai segni: le rose ai lati della strada, l’ordine di marcia inequivocabilmente a processione, la meta d’arrivo, la Cattedrale, dove ad attendere i bimbi c’era il Vescovo Antonio Napolioni.
Lunedì 13 maggio, ricorrenza delle apparizioni a Fatima, le maestre delle scuole d’infanzia cittadina aderenti alla Fism (associazione nazionale che riunisce le scuole di ispirazione cattolica presieduta a Cremona da Sergio Canevari, presente al pellegrinaggio), hanno accompagnato centinaia di bambini nell’esperienza dell’affidamento a Maria, insieme ai tre pastorelli di Fatima (interpretati da tre alunni della scuola primaria Sacra Famiglia) che hanno raccontato la loro esperienza straordinaria prima di guidare i piccoli scolari verso il Duomo.
«La complessità come cifra distintiva del tempo attuale non ha risparmiato la realtà delle nostre scuole – spiegano gli organizzatori -, luogo di intrecci relazionali sempre più complicati e sempre più necessari. Non è il bisogno di rendersi visibili , ma di “esserci “, cioè di pensare, organizzare e vivere esperienze di comunione, per evitare la frammentarietà che genera diffidenza e isolamento. La risposta non è la festa fine a se stessa, ma il rilancio della meta comune su percorsi diversi e con aree di sosta su cui convergere per ricontarsi».
In Cattedrale il Vescovo ha pregato con i bambini e a loro ha consegnato le Corone del Rosario, «la preghiera – ha spiegato – fatta da Dio e dagli uomini insieme».
La statua della Madonna di Fatima benedetta dal vescovo è il simbolo che lega idealmente le scuole in questo cammino. A turno i bambini degli istituti Sacro Cuore, Maria Immacolata, Sant’Abbondio, Sacra Famiglia e Sant’Angelo prenderanno in custodia la statua assumendosi l’impegno di pregare gli uni per gli altri, «Perché lì, dove sta l’origine delle nostre storie possiamo trovar il senso della proposta educativa che vogliamo continuare ad offrire».