Nel prendere ispirazione da San Francesco, patrono di un amore per il Creato in tutte le sue dimensioni, il Papa avverte: “se noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati” (LS 11).
Ecco la prima necessità: alimentare o forse anche solo custodire uno sguardo stupito e meravigliato su tutte le opere del Creato; sapersi fare come bambini, magari complici i propri figli ancora piccoli, per saper ammirare le bellezze della natura, senza dare per scontato il comportamento di un animale piccolo o grande, il mistero di un fenomeno fisico o il fascino di un paesaggio. Abbiamo bisogno di educarci ad un rapporto con l’ambiente e con gli altri improntato alla gratuità, per cui il mondo con tutta la sua bellezza da riconoscere, non è mio e non posso farne ciò che voglio con piglio di possessore arbitrario o addirittura violento. C’è un modo di camminare lungo un sentiero di montagna in alta quota, c’è un modo di nuotare nelle acque cristalline di una baia, c’è un modo in cui il passaggio è quello di un ospite rispettoso in una casa non sua. Perché “se noi ci sentiamo intimamente uniti a tutto ciò che esiste, la sobrietà e la cura scaturiranno in maniera spontanea” (LS 11). Approfittiamo allora di questa stagione estiva per rappacificarci con la natura che così tanto subisce la nostra pressione nel corso dell’anno, o anche solo che ci vede distanti e distratti immersi nella caoticità metropolitana o urbana delle nostre città. Accingiamoci ad escursioni in punta di piedi, con passo lento e sicuro, ad un ritmo che ci faccia ascoltare il vento e ci restituisca alla nostra giusta dimensione di creature. E non sottraiamoci mai alle domande dei piccoli. Domande semplici, ingenue, talvolta forse anche imbarazzanti, ma che aprono squarci di verità. Di solito sono chiavi che schiudono porte che avevamo dimenticato. Per noi adulti sono dei moniti a ricordare, per i figli le nostre risposte sono semi che ci auguriamo germoglino in un terreno predisposto all’ascolto. Come San Francesco, patrono di tutti coloro che studiano e lavorano nel campo dell’ecologia, possiamo riconoscere un legame stretto fra la creazione di Dio e i più poveri, gli ultimi. Non si può amare il mondo che ci circonda rimanendo insensibili al grido di bisogno dei tanti umiliati della Terra. Anche questo può essere insegnato ad un bambino che cammina per mano al tuo fianco. Lo sguardo verso un monte innevato o un tramonto sul mare all’orizzonte mi dicono che io non sono padrone del mondo; lo sguardo di un povero sulla mia strada, mi dice che io non posso esimermi dal cercare di condividere le risorse che mi sono state donate. Ecologia e giustizia vanno così di pari passo e vedremo che in molte occasioni una richiama l’altra.