“Educare oggi. Una sfida possibile”. Questo il tema del momento formativo della festa dell’oratorio Don Bosco, ad Agnadello, affidato allo stile colloquiale, diretto, istrionico di Ezio Aceti, psicologo lecchese specializzato in dinamiche educative, che nella serata di venerdì 13 settembre ha parlato a una quarantina di presenti nel teatro dell’oratorio. Una sfida difficile quella di educare al giorno d’oggi, che secondo Aceti si può vincere «ammalandoci di positività».
La riflessione dello psicologo è partita dalla storia dell’educazione, un concetto che in ogni epoca ha punti di debolezza e punti di forza e da lì è derivato il primo ammonimento del relatore: «Se qualcuno dice che era meglio prima, io vado a casa subito: quello non è un credente. Un credente che brontola, non crede, perché Dio ha amato in modo infinito l’epoca precedente come ama allo stesso modo questa epoca».
Seconda riflessione: la crisi educativa, che si riflette nella crisi della famiglia – i dati statistici sono lì a dimostrarlo –, nella crisi della società, nella crisi della scuola. Una crisi che, citando il priore della comunità di Bose Luciano Manicardi, è paragonabile alle doglie del parto. «Di fronte a questa crisi – ha precisato Aceti – vi sono due grandi errori educativi che facciamo tutti, io compreso: il primo è pensare che fosse meglio una volta. Oggi pensiamo ancora che il castigo funzioni? Questo è uno degli errori. Un secondo sbaglio è il modernismo che al suo interno, a sua volta, ha due grandi errori interni: l’infantilismo degli anziani e l’adultizzazione infantile. Non solo non vogliamo più i vecchi ma non vogliamo nemmeno i bambini. Anche il bambino oggi deve crescere: bisogna essere tutti adolescenti, giovani, sgamati. Non dico che tutto sia così, per l’amor del cielo, ma sono questi gli errori che si fanno in questa crisi».
Nella seconda parte della serata Aceti ha parlato di cosa voglia dire veramente educare. «Per poter educare qualcuno – ha proseguito – occorre togliersi dalla testa tre stupidaggini, tre pregiudizi. Il primo. Non c’è un carattere bello o brutto. Dite ad un bambino che è cattivo che crescerà cattivo. Siamo in una società dove l’80% delle cose che si dicono sono negative. Il secondo pregiudizio è peggio del primo: dobbiamo avere il coraggio di disfarci dei nostri genitori. Dobbiamo avere il coraggio di seppellire i morti. Il terzo pregiudizio è sull’amore. È sempre possibile, l’amore. Noi siamo per l’amore. Amiamoci e diventeremo l’uno per l’altra».
Allora cosa dire ai nostri bambini? Che contenuti dare loro? «Come dice Benedetto XVI – ha sottolineato Aceti –, ci vuole un colpa d’ala e scoprire che la speranza è già in noi. Diciamo loro le cose vere. Non mettete mai nel cuore di un bambino la paura dell’altro, chi fa questo uccide l’anima di quel bambino; l’altro è coessenziale alla nostra esistenza. Noi siamo relazione. È l’altro che mi fa esistere. E poi dite il vero. Il vero genera gioia ed il falso tristezza. Ancora, dite ai vostri figli che è sempre possibile ricominciare, rialzarsi. Sosteneteli sempre, non date castigo e punizioni, che non servono a nulla ma fate quello che faceva Gesù, che mazzolava tutti ma tirava su tutti. Poi dite ai vostri figli che hanno un orecchio interiore, quello che è capace di ascoltare il trascendente, lo spirito. Come possiamo dare queste verità ad un bambino queste cose? Ammalandoci di positivo mentre noi continuiamo a parlare del negativo. La realtà non è quella che vediamo ma quella che facciamo esistere».
Aceti ha concluso la serata con un’esortazione ai genitori presenti: «Nessuno di voi si senta inadeguato. Dio stesso ci dice rialzati, ricomincia, chiedi scusa».