Riuscita e partecipata, nel pomeriggio di sabato 5 ottobre, la presentazione del volume “Scoutismo cremonese in cammino. 1915-2018”, per i tipi di Fantigrafica e curato da Enrico Gabbioneta, magister della comunità Masci (Movimento adulti scout cattolici italiani) del gruppo scout Cremona 2. Nella splendida cornice della Sala Quadri del palazzo comunale di Cremona, oltre all’autore, sono intervenuti il sindaco di Cremona Gianluca Galimberti, l’assistente ecclesiastico di Zona don Giuseppe Manzoni, il “semper scout” Umberto Cariani, Diego Guercilena e Monica Feraboli (Cngei), Daniele Colturato (capo Agesci) e il vescovo di Cremona mons. Antonio Napolioni. Moderava il giornalista de “La Provincia” Massimo Schettino.
Attraverso letture scelte del testo e ricordi personali, si è ripercorsa l’intera storia dello scoutismo nazionale e cremonese, che vide gli albori nel 1915 e che prosegue ancora oggi. Sono infatti almeno 8mila gli scout Agesci e 2mila quelli Cngei che negli ultimi decenni hanno vissuto e fatto propria questa straordinaria esperienza di amicizia. Come ha ricordato Schettino, anche Cremona visse fin da subito con entusiasmo l’esperienza scoutistica, che fu però messa a tacere durante il fascismo, da loro denominato periodo “della giungla silente”: in realtà alcuni eroici scout cattolici si riunirono comunque tra le file delle ormai celebri Aquile Randagie (un bellissimo film sulla loro storia sarà proiettato a Cremona il 28 ottobre) e vi sono tracce testimoniali dei rapporti tra alcuni scout cremonesi e le Aquile Randagie. Finita la guerra, gli Scout tornarono alle normali attività e vi fu una svolta nel 1964, quando maschi e femmine non furono più divisi. Da allora, è stato un fiume in piena di adesioni che ancora oggi non smette di alimentare la vita di tantissimi, giovani e non.
«Anche io sono stato scout, questa appartenenza mi ha fatto fiorire – ha raccontato monsignor Napolioni -. Ora non posso più frequentare, ma è vero che uno è scout per sempre. Anche se – ha ricordato – proprio per questo oggi posso tranquillamente farne a meno. Non bisogna infatti vivere di ricordi, mai celebrare il passato senza dialogare con la realtà di oggi. Mi auguro che gli 8000 più 2000 si moltiplichino. Grazie per il cammino fatto ma ricordiamoci che è solo agli inizi».
Appassionato l’intervento del sindaco, Gianluca Galimberti, che ha evidenziato la forte carica ideale nelle persone che vivono questa esperienza, sottolineandone il valore educativo e pedagogico di formazione permanente.
L’autore del volume, introdotto da Luigi Ferrari, ha invece ripercorso il meticoloso lavoro d’archivio occorso per la stesura di questo testo veramente poderoso eppure imprescindibile. «Lo abbiamo scritto per fare memoria, perché tutto questo non vada perso e serva anche ai giovani nel futuro». E deve essere così, visto che ad ascoltarlo non c’era solo una platea di anziani, ma piuttosto di giovani e famiglie.
Ad arricchire l’incontro anche le testimonianze di Monica Feraboli e Daniele Colturato.
Infine, bellissimo intervento finale di Cariani, che ha ricordato il suo ritorno in patria dopo la guerra a piedi, da Dresda, con un bastone soltanto. Fece ritorno a casa il giorno dell’Assunta del 1945: sul bastone annotò data di partenza e data di arrivo. Divenne il suo bastone da scout, quando intraprese insieme ad altri la formazione di una nuova comunità scout a Cremona.
A concludere tutto, il saluto di don Manzoni, assistente dell’Agesci. «Leggendo questa storia ho visto come nei momenti difficili c’erano delle impennate di fioritura di comunità. Ecco la grandezza di questa esperienza: lo sguardo positivo, l’appartenenza che batte l’individualismo. Non occorrono sensazioni; ma esperienze. Lo scoutismo è più di quello a cui le normative odierne vogliono ridurlo: è una comunità di vita dentro la quale la persona porta a compimento la sua vocazione».