“Per non dimentic-arti”, la mostra sugli sportivi dell’Olocausto presentata al Foppone

L’esposizione multimediale sarà visitabile nella ex chiesa di San Facio fino al 27 gennaio, Giorno della Memoria

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“Salire in carrozza, non è quello il vostro treno. Meglio non sappiate cosa trasporta e dove va”. Un binario attraversa il chiostro dell,ex chiesa del Foppone. La carrozza immaginaria lo percorre passando tra le sagome di sportivi. Ai lati, tra le colonne il filo spinato avvolge un paio di guantoni da pugile, una bicicletta, due racchette da tennis…

Così si apre la mostra “Per non dimentic-arti”, organizzata dall’istituto IAL con il sostegno di Cisl e Cgil e la collaborazione e il patrocinio di Conune e Diocesi di Cremona, visitabile nella ex chiesa di San Facio fino al 27 gennaio.
La mostra realizzata dagli studenti e dai docenti della scuola cremonese presenta un viaggio nella memoria guidato dalle figure dei tanti sportivi che sono stati deportati nei campi di lavoro e di sterminio della Germania nazista.

In fondo al binario una tenda realizzata con i messaggi dei ragazzi scritti sulle cartoline distribuite durante il viaggio della memora ad Auschwitz è la porta che introduce alla sala dell’esposizione, dove i pannelli illustrativi raccontano gli sportivi dell’Olocausto.

“C’è un tale Staccione Vittorio – racconta il capostazione – Scoperto da Enrico Bachman, grande ex del Torino per strada mentre giocava con gli amici a calcio. Gioca nel Toro, nella Cremonese, ancora nel Toro, poi Fiorentina e poi Cosenza. Maltrattato, umiliato, controllato, perseguitato, picchiato. Pensate che il suo nome non compare sui giornali di regime nelle partite in cui gioca. Per tutta la vita per il suo essere non allineato viene messo ai margini. Finisce a Mauthausen. Gioca a calcio anche nel campo perché le Ss quando non avevano abbastanza giocatori li prendevano tra i prigionieri…”

Altri nomi, altre storie, altri volti sono introdotti dal suono del violino di Antonio De Lorenzi. La memoria non è fatta di numeri, ma di persone. 

Come Albert Richter, ciclista tedesco “non allineato”. La Gestapo lo prelevò, parlarono di suicidio. Nella mostra il suo volto è segnato dal filo spinato.

All’uscita, dopo l’inaugurazione il numero assegnato a ciascuno, il numero di matricola di un prigioniero, diventa la storia di uno sportivo, il volto di un prigioniero da portare a casa. Da conservare nella memoria.

Il video realizzato dagli organizzatori durante l’inaugurazione

https://www.facebook.com/DiocesiCremona/videos/299685170990219/

Photogallery dell’inaugurazione

TeleRadio Cremona Cittanova
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