Il Vangelo allarga lo sguardo. Ne ha parlato il Papa alla cerimonia di apertura dell’Anno Giudiziario in Vaticano. Francesco ha esortato a perseguire “la via della giustizia, come via che rende possibile un’autentica fraternità in cui tutti sono tutelati, specie i più deboli e fragili”. La giustizia proposta da Gesù “non è un semplice insieme di regole applicate tecnicamente, ma una disposizione del cuore che guida chi ha responsabilità”, coniugando “la correttezza delle leggi con il di più della misericordia” che “riporta tutto in un ordine più alto, dove anche i condannati alle pene più dure trovano il riscatto della speranza”. Sono state ricordate le parole esigenti e forti di Gesù: “Con la misura con cui giudicate, sarete giudicati” (cf. Mt 7,2). “Il Vangelo – ha sottolineato il Papa – ci ricorda che i nostri tentativi di giustizia terrena hanno sempre come orizzonte ultimo l’incontro con la giustizia divina, quella del Signore che ci aspetta. Queste parole non devono spaventarci, ma solo spronarci a compiere il nostro dovere con serietà e umiltà”. È in questo contesto che Francesco ha ricordato il processo di conformazione della legislazione vaticana alle norme del diritto internazionale per la costruzione di un mondo più giusto e per contrastare l’illegalità nel settore della finanza a livello globale. Questa linea – ha osservato – ha recentemente portato alla luce in Vaticano “situazioni finanziarie sospette, che al di là della eventuale illiceità, mal si conciliano con la natura e le finalità della Chiesa, e che hanno generato disorientamento e inquietudine nella comunità dei fedeli … un dato positivo è che proprio in questo caso, le prime segnalazioni sono partite da Autorità interne del Vaticano … Questo dimostra l’efficacia e l’efficienza delle azioni di contrasto, così come richiesto dagli standard internazionali”. L’appello finale del Papa è ad aprire “spazi e nuovi percorsi” per realizzare la giustizia e la pace.
Il Vangelo supera l’individualismo: la fede cristiana si apre agli altri, tutti gli altri. Così, “La nostra preghiera – scrive il Papa nel tweet odierno – non è limitata solo ai nostri bisogni, alle nostre necessità: una preghiera è veramente cristiana se ha anche una dimensione universale”. Il cristiano è un operaio che lavora nel campo di Dio che è il mondo intero.
Uno sguardo che parte dai vicini ma si allarga al mondo: è stato questo il carattere dei colloqui, oggi in Vaticano, del Presidente di Turno della Presidenza collegiale della Bosnia ed Erzegovina Željko Komšić, che ha incontrato il Papa e poi il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, accompagnato da monsignor Mirosław Wachowski, sottosegretario per i Rapporti con gli Stati. Nelle conversazioni in Segreteria di Stato, ci si è soffermati sulla realtà interna del Paese, con particolare attenzione alla situazione della comunità cattolica, ribadendo la necessità di garantire il pieno rispetto dei diritti di tutti i cittadini e l’effettiva parità dei tre popoli costituenti la Bosnia ed Erzegovina, nonché di favorire percorsi di dialogo per affrontare le diverse sfide nei Balcani occidentali. Lo sguardo si è poi ampliato all’ambito internazionale, alla pace e alla sicurezza nel mondo. Senza dimenticare le prospettive per l’allargamento dell’Unione Europea alla regione.
Assicurare un “maggior coinvolgimento” dell’intera Chiesa “nella preparazione e nella celebrazione” del prossimo Sinodo ordinario: per questo, il Papa ha deciso la data dell’autunno 2022 per lo svolgimento della nuova Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi. A comunicarlo, oggi, una nota della Segreteria del Sinodo. Al Pontefice è stata presentata una terna di temi possibili. La Segreteria del Sinodo ha anche pubblicato un messaggio per esprimere solidarietà a quanti sono coinvolti nel dramma della migrazione forzata, che ha effetti “devastanti”: famiglie distrutte, bambini separati dai genitori, gente che patisce nei campi profughi ed è spesso vittima di abusi. La Chiesa, si afferma, “è chiamata a offrire conforto, consolazione e accoglienza” e a “levare la voce contro l’ingiustizia, lo sfruttamento e la sofferenza”.
Apertura e dialogo tra Santa Sede e Cina Popolare. Ieri, a margine della Conferenza sulla sicurezza di Monaco, in Germania, si è svolto un incontro tra monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede, e il consigliere di Stato e ministro degli Affari Esteri della Repubblica Popolare Cinese Wang Yi. Era da 70 anni che non avveniva un incontro ufficiale di questo genere. Nel colloquio, svoltosi in un clima cordiale, si è parlato dello sviluppo positivo dei contatti fra le due parti, evidenziando l’importanza dell’Accordo Provvisorio sulla nomina dei vescovi del settembre 2018. È stata ribadita la volontà di proseguire il dialogo istituzionale a livello bilaterale per favorire la vita della Chiesa cattolica e il bene del popolo cinese. Apprezzamento è stato espresso per gli sforzi che si stanno compiendo per debellare l’epidemia di coronavirus e solidarietà nei confronti della popolazione colpita: mercoledì scorso il Papa aveva espresso la sua vicinanza. Infine, si è auspicata maggiore cooperazione internazionale per promuovere la convivenza civile e la pace nel mondo, scambiando considerazioni sul dialogo interculturale e i diritti umani.