È stata una veglia delle Palme inedita: un viaggio per la città, verso le case e i luoghi dove i giovani vivono la loro quotidianità, accompagnato dalle parole della preghiera che ha dato il titolo all’ultima lettera pastorale del vescovo Napolioni: «Cristo non ha mani». E proprio il Vescovo si è messo in cammino tra le vie della città per incontrare giovani che, con esperienze e vite molto diverse tra loro, testimoniano però la bellezza della vita cristiana anche dentro un momento difficile come quello della pandemia.
Questi incontri – raccolti in un video – sono stati occasione per conoscere e condividere ciò che tanti ragazzi stanno vivendo nella scuola, nel lavoro, nelle relazioni affettive: le difficoltà da affrontare, ma anche la fiducia nella vita. «Questa Pasqua in zona rossa ci impedisce di trovarci in Cattedrale o al palazzetto – ha introdotto monsignor Napolioni – ma non potevo non andare a incontrare alcuni giovani della nostra Diocesi per portare loro la Parola del Signore e un segno di speranza. Perché Cristo ha davvero bisogno delle mani di tutti», ha esordito il vescovo nel video-racconto di questo percorso di incontri.
La prima tappa è presso l’Ospedale Maggiore di Cremona. Qui il vescovo ha incontrato Alice, giovane infermiera in cardiologia e mamma di due bambine piccole, alla quale consegna la palma. «Cristo non ha mani, ha soltanto le nostre per fare oggi il suo lavoro», si legge in apertura della lettera pastorale scritta pochi mesi fa. E le mani di Alice si prendono cura dei tanti malati che affollano l’ospedale, ma anche della sua famiglia, ogni giorno. «Se guardo alla mia vita, non avrei mai pensato di essere infermiera. Ma spronata da mio papà e sulle orme del nonno, ho preso questa strada e ora non potrei immaginarmi diversamente ». E sulla scia di queste parole, monsignor Napolioni ha ricordato come proprio parole e momenti di persone siano parte di una regia di amore che ci avvolge e ci permette di andare oltre l’egoismo. Ecco, ha detto, perché ragazze come Alice scommettono ancora sulla vita nascente e sul proprio lavoro, in una vita che è dono di sé.
La seconda tappa – «Cristo non ha piedi, ha soltanto i nostri piedi per guidare gli uomini sui suoi sentieri» – è a casa di Giacomo, un giovane musicista in procinto di sposarsi. La creatività, racconta il ragazzo, non è venuta meno nonostante le difficoltà e, cosa ancora più importante – è rimasto desto il desiderio di sposarsi con la fidanzata Francesca. «Il mondo col quale misurarvi lo avrete sempre, ma anche se nel giorno delle nozze non avrete la festa e tutti i cliché, saprete che anche la vita è così: sconvolge i programmi, ma bisogna restare col cuore aperto a tutte le sorprese dei giorni che verranno. A Pasqua Dio si fa sorprendente, perché ci salva con la morte del Figlio», ha chiosato monsignor Napolioni.
Il percorso del vescovo è poi proseguito con una terza tappa -«Cristo non ha labbra, ha soltanto le nostre labbra per raccontare di sé agli uomini di oggi» – questa volta a casa di Alessandro, studente al quinto anno del Liceo Vida di Cremona. Chiuso tra le quattro mura domestiche e un po’ insofferente a causa della didattica a distanza, il ragazzo però non si perde d’animo e spera che tutte le esperienze che oggi gli sono negate possano riproporsi in futuro con maggiore intensità. «Abbiamo un’esperienza che possiamo vivere intensamente oggi, la Pasqua. Ti porto la palma e una parola del Vangelo: Gesù fu dimenticato nel Tempio, e Lui quasi fu meravigliato quando loro tornarono a riprenderlo. “Non sapevate che devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Ecco, magari questo tempo di abbandono ti aiuterà a scoprire il disegno di Dio su di te. Nel silenzio e nell’ascolto della Parola, vedrai che la festa rifiorirà» he detto il vescovo rivolgendosi ad Alessandro e, tramite lui, a tutti i suoi coetanei che ne condividono l’esperienza.
La quarta e ultima tappa è stata poi nella sede cremonese dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, dove c’è Matilde, giovane ricercatrice. «Cristo non ha mezzi, ha soltanto il nostro aiuto per condurre a sè gli uomini di oggi», è il titolo di quest’ultimo abbraccio tra il vescovo e i giovani. Matilde racconta del lavoro e degli studi, delle sue esperienze all’estero dove si è confrontata con persone diverse ma con lo stesso desiderio di compimento. «Ti accorgi che c’è qualcosa di grande che unisce tutti», ha sottolineato monsignor Napolioni ringraziandola per aver ricordato che Cristo vive. E vive attraverso questi volti, gioiosi, capaci di affrontare anche la fatica a partire da una fede radicata e profonda. E per questo in grado di trasmetterla agli altri come recita l’ultima parte della preghiera che ha accompagnato guidato la veglia: «Noi siamo l’unica Bibbia che i popoli leggono ancora, siamo l’ultimo messaggio di Dio scritto in opere e parole».
L’incontro del vescovo con i giovani è proseguito poi in Cattedrale. «Carissimi amici, giovani e adolescenti, giovani coppie, giovani adulti, fratelli e sorelle della nostra Chiesa. Siamo arrivati qui in Cattedrale dopo aver cercato lungo le strade della città e della nostra diocesi alcuni di voi, alcuni giovani, per salutarli, per consegnare la palma che anche quest’anno dobbiamo agitare per far festa al Cristo che viene, anche se non possiamo trovarci per una grande veglia in presenza come accadeva in passato. Ne abbiamo bisogno, ma anche Cristo ha bisogno di noi perché davvero non ha mani e non ha piedi se non ciò che noi gli consentiamo di realizzare obbedienti allo Spirito del Crocifisso Risorto che sarà il grande dono di questa Pasqua. Il grande dono di ogni anno, di ogni domenica, di ogni volta che nel dolore noi invochiamo la salvezza e Lui viene a riempirci il cuore di speranza».
Il vescovo ha chiesto di pregare per le famiglie, i malati, i più fragili perché tutti abbiano la forza di non sottrarsi «alla fatica luminosa di questo tempo». Dopo aver invocato l’aiuto dello Spirito Santo, monsignor Napolioni ha chiesto a tutti di dar voce ai desideri più profondi del cuore e di non smettere di domandare al Signore il compimento. Al termine della veglia è stato chiesto a tutti di contribuire a sostenere con un gesto di carità i bisogni dei più fragili e quest’anno, in particolare, le offerte raccolte durante la Quaresima di carità confluiranno nel sostegno a due progetto diocesani: quello della Borsa di Sant’Omobono, il fondo speciale per chi si trova oggi in difficoltà economiche, e quello per la missione di Salvador de Bahia dove operano i fidei donum cremonesi don Davide Ferretti e don Emilio Bellani.
Guarda la photogallery completa
IL VIDEO DELLA VEGLIA
La veglia resta disponibile per la visione personale e la condivisione sul sito, sulla pagina Facebook su Instagram TV e sul canale Youtube della diocesi.