Ben tre tesi di laurea di altrettanti universitari hanno messo a tema negli ultimi mesi l’oratorio, la sua storia e le sue potenzialità e dinamiche.La prima è stata elaborata dal castelleonese Massimo Mazza a conclusione, nel 2020, della Triennale in Scienze dell’educazione presso l’UniBG: Pedagogia cattolica e giovani: l’Oratorio tra memoria e innovazione. Si tratta di una ricognizione storico-critica del sorgere e dello svilupparsi dell’oratorio nostrano, dall’educazione popolare orientata ai giovani ai pronunciamenti del magistero diocesano che sta accompagnando, da almeno trent’anni a questa parte, vistose trasformazioni dell’istituzione oratoriana e della costellazione pedagogica che le ruota attorno. Una tesi, dunque, che prende avvio dalle radici storiche e ideali di un metodo per svilupparne la ricaduta in due direzioni: l’oggi, in cui lo studente è collocato a pieno titolo come educatore a Castelleone; il domani, con le sfide ormai urgenti della regia e della trazione non più clericale dell’istanza educativa della comunità cristiana. Pregio della tesi è senza dubbio il dialogo serrato con i documenti ecclesiali che narrano, ciascuno a modo suo, una particolare stagione e rendono ragione dei contesti in cui si forma, decennio dopo decennio, l’idea prevalente di oratorio: quest’ultima è, infatti, spesso fortemente condizionata dagli stili di chi conduce l’Oratorio, in particolare della mentalità e dell’approccio dei sacerdoti che vi si avvicendano, ma conosce anche alcuni snodi che la Chiesa stessa considera imprescindibili e assegna come mandato. Così è stato per l’istanza educativa di monsignor Enrico Assi, i focus del vescovo Dante Lafranconi e la prospettiva innescata dopo il Sinodo giovani dalla lettera Gesù per le strade.
Destinata al tema specifico dell’educatore professionale in oratorio è la tesi del cremonese Riccardo Loda che nello stesso anno accademico ha approfondito l’inserimento sul territorio lombardo delle figure professionali, sia dal punto di vista dell’ingaggio pedagogico che da quello più spiccatamente normativo, in Educatore professionale e oratorio: dalle fondamenta educative ai nuovi percorsi di servizio possibile (UniBS): ne viene evidenziato un quadro operativo articolato che illumina soprattutto le competenze necessarie alla decodifica del mandato. Non viene nascosta la distanza, a volte grande, tra le letture che la conduzione dell’oratorio e dei suoi processi educativi suscita, in particolare tra figure professionalizzate e sacerdoti. Spesso infatti si confrontano modelli alternativi che fanno della pastorale un presunto regno del gratuito e della professionalità una minaccia alle dinamiche di volontariato su cui si fonda la cura dell’oratorio. Un dualismo che i fatti prima e la rielaborazione pastorale poi hanno tendenzialmente superato, lavorando per la generazione di un modello di qualità differente, integrato, per competenze e per lavoro di équipe, in cui il mandato pastorale fonda e per certi versi reclama altri livelli. Lo studio si avvale delle voci sul campo di figure professionali rappresentative di diverse realtà lombarde.
Infine, recentissima, la tesi di Luca Cocchi (che ha svolto in Focr l’ultimo tirocinio previsto dall’ordinamento accademico di Scienze della Formazione presso l’UniPR), L’educatore di oratorio di fronte alla pandemia. Una ricerca qualitativa nella diocesi di Cremona, dedicata a come si sono mossi gli educatori, in particolare quelli professionali, nei mesi durissimi della pandemia, in coincidenza con il primo lockdown e con l’istituzione delle “zone rosse” che di fatto congelavano ogni forma di accompagnamento educativo in presenza. Al cuore della tesi la ricostruzione di alcune linee di pensiero, resilienza e riprogettazione sorte in una decina di educatori professionali ingaggiati in diocesi di Cremona. Le interviste, condotte con una metodologia documentata, mettono in evidenza le fatiche e la complessità della situazione Covid-19, ma anche la determinazione degli educatori e delle comunità che hanno alle spalle, a riprendere quota, rimboccarsi le maniche e riprogettare gli interventi educativi. La differenza? La forza di volontà e la competenza degli educatori dentro una crisi che ha toccato innanzitutto gli adulti, chiamati a ripensarsi e a contrastare – anche con gli strumenti approssimativi della DAD o delle diverse piattaforme di messaggistica o call – il ritiro sociale e il disimpegno dalla relazione educativa.
Tutte e tre le tesi sono una piccola, ma significativa testimonianza di come l’esperienza personale che ha visto e vede protagonisti studenti universitari muoversi dentro gli oratori e a servizio dei più piccoli, possa costituire un elemento di orientamento accademico, di studio ed anche una vocazione: a fare del servizio ecclesiale un’occasione di approfondimento e di rilettura scientifica di un mondo che solo in apparenza è banale e improvvisato.