In occasione della solennità di sant’Omobono, nell’omonima chiesa di via Ruggero Manna, a Cremona (appartenente giuridicamente alla parrocchia “Ss. Giacomo e Agostino”, dell’unità pastorale Cittanova), sono in programma diversi momenti di carattere liturgico per onorare il santo patrono. Tutto naturalmente culminerà nella giornata del 13 novembre con la celebrazione delle solenni Messe alle 9 e alle 18.
Durante i tre giorni in preparazione alla festa del patrono cremonese, la chiesa sarà aperta in occasione della Messa del mattino delle 8.30 e nel pomeriggio; alle 21 chiuderà la giornata la preghiera del Vespro.
La chiesa di Sant’Omobono
La chiesa, dedicata inizialmente a Sant’Egidio, fu in seguito intitolata al santo patrono della città poiché in essa Omobono Tucenghi morì durante la celebrazione della Messa il 13 novembre 1197. Il santo fu sepolto all’interno della chiesa, che era stata costruita intorno all’anno 1000 e di cui si vede una traccia in una piccola abside ancora esistente all’esterno della chiesa attuale sul lato sinistro.
La chiesa fu trasformata alla fine del Quattrocento e la facciata rifatta nel 1602, ornandola con le statue duecentesche di marmo rosso raffiguranti sant’Omobono e il vescovo di Cremona Sicardo, che ne aveva voluto la canonizzazione.
L’interno fu interamente trasformato con una scenografica decorazione ad affresco, realizzata nel 1755 dai pittori cremonesi Giovanni Angelo Borroni e Giovanni Battista Zaist, con quadrature architettoniche e storie di sant’Omobono.
La parte più significativa degli affreschi è sicuramente la cupola, affrescata con la Gloria di sant’Omobono, straordinaria per l’effetto illusivo, mentre i quattro riquadri con le Virtù di sant’Omobono dipinti dal Borroni alla base della cupola risultano maggiormente semplificati e lineari.
All’interno è custodito l’antico crocifisso legato alla devozione del santo patrono.
Il corpo di sant’Omobono, riposto in un’arca di marmo, rimase nella chiesa fino al 1614, quando, insieme ad altre reliquie provenienti da diverse chiese cittadine, fu traslato, con una solenne processione, nella cripta della Cattedrale, dove ancor oggi si trova.