Storie di donne per la festa dell’8 marzo al Centro pastorale diocesano di Cremona. L’occasione per ricordare le tante storie di sofferenza, nel corpo e nell’animo, ma anche la grande ricchezza che il femminile dona al mondo. Un’azione che deve interessare la società e la Chiesa, ma che parte sicuramente dalla casa. Non a caso il convegno diocesano promosso per la festa della donna è stato occasione per rilanciare nuovamente il progetto di Casa di Nostra Signora, la struttura di via Ettore Sacchi un tempo sede delle Oblate e che dalla fine dell’anno diventerà un luogo di accoglienza, sostegno e cura delle donne in stato di fragilità, così come un punto di riferimento educativo e culturale “in rosa” per la città e non solo.
Ad aprire e moderare i lavori del pomeriggio è stata la prof. Paola Bignardi, referente del “Tavolo Rosa”, l’insieme delle associazioni attente e impegnate nei confronti delle necessità della donna che stanno dando vita al progetto di Casa di Nostra Signora.
Accanto a lei il vescovo Antonio Napolioni che ha iniziato il proprio saluto con una frase ad effetto: “Ognuno di noi è figlio di una storia di donne”. E un po’ provocatoriamente ha proseguito: “Ogni prete dovrebbe avere addosso una storia di donne. Non con donne!”. Perchè – ha spiegato – “siamo figli di una maternità e dobbiamo custodire sempre di più la ricchezza e tutto ciò che il femminile dona al mondo”.
Molti i riferimenti a Papa Francesco, per guardare alle donne come “processo di apertura al futuro, di discernimento dei segni dei tempi, di autentica vita ecclesiale e sociale”, che “non può essere vissuto solo al maschile, non può essere figlio di stereotipi, non può neppure essere frutto di reazioni scomposte o ricerche puramente emotive”.
E citando l’Evandelii Gaudium ha ricordato: “Doppiamente povere sono le donne che soffrono situazioni di esclusione, maltrattamento e violenza, perché spesso si trovano con minori possibilità di difendere i loro diritti. Tuttavia, anche tra di loro troviamo continuamente i più ammirevoli gesti di quotidiano eroismo nella difesa e nella cura della fragilità delle loro famiglie”.
La Chiesa stessa – ha ricordato il Vescovo – è una storia di donne. Il riferimento è stato alla santità femminile e in particolare a Maria, “colei che sa trasformare una grotta per animali nella casa di Gesù”. “E noi abbiamo una casa in cantiere – ha continuato mons. Napolioni – ma non avrebbe senso una nuova struttura se non ci fosse uno stile mariano nell’attività evangelizzatrice della Chiesa. Perché ogni volta che guardiamo a Maria torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto”. E qui un vero e proprio auspicio e un invito: “La donna aiuti la società a essere fatta di case autentiche”. A partire dalla parrocchia, case tra le case.
E ancora citando Evangelii Gaudium ha concluso: “Chiuediamo a Maria che con la sua preghiera materna ci aiuti affinché la Chiesa diventi una casa per molti, una madre per tutti i popoli e renda possibile la nascita di un mondo nuovo”.
Intervento del vescovo Antonio Napolioni
Il convegno è quindi entrato nel vivo con un filmato: la testimonianza di due donne, con alle spalle una storia di dolore.
Il microfono è passato quindi a don Virginio Colmegna, presidente della “Casa della carità” di Milano, che partendo dalla propria esperienza personale, e con diversi riferimenti anche al suo ultimo libro “Misericordia all’opera”, ha lanciato tante suggestioni e stimoli di riflessione.
Un intervento iniziato con il riconoscimento per come le donne lo hanno aiutato a crescere, a partire dalla propria famiglia. Tra questi anche l’insegnamento a quella dimensione affettiva che accompagna la fedeltà al Vangelo.
Tante le storie di sofferenza e violenza cui ha fatto riferimento, in particolar modo legate alle donne ospitate nella Casa della Carità, ma che – ha precisato Colmegna – in realtà sono queste “donne che ci ospitano. Va ribaltata la prospettiva: fissano la tenda nel nostro cuore”.
La casa come luogo di cultura e del senso del vivere. E poi i temi della gratuità, secondo l’insegnamento del card. Martini.
Capacità di ascolto, di relazione, compassione e condivisione sono state le parole d’ordine che don Virginio ha tradotto in una “ospitalità che genera futuro” e in una “fecondità dell’ospitalità per generare consenso e comunione”.
Non è mancato il grazie ai tanti volontari, la maggior parte donne. Con una consapevolezza: “A volte sembra che facciamo esperienza per rafforzare noi stessi. E invece no, non è così!”.
“Coltivate le emozioni!”, ha auspicato don Colmegna guardando a quella grande iniezione di vita che è tipica della donne. E, infine un augurio: “Siate innamorati del Vangelo!”.
Intervento di don Virginio Colmegna
Poi un altro video, l’intervista doppia a due donne cremonesi.
Quindi l’attenzione è andata ancora ferite dolorose di donne, che stanno cercando di rimarginarle per tornare ad appropriarsi della propria vita, a volte mai sperimentata a pieno in passato. A tracciare il triste quadro della realtà è stata Giuseppina Meazza, responsabile della Comunità “S. Rosa” di Cremona, la struttura di accoglienza di via Bonomelli, presso l’Istituto Rifugio Cuor di Gesù, sorta con l’obiettivo di dare dignità alle donne, vittime della Tratta o di violenze di genere. Donne sole o con figli. Situazioni di disagio quasi sempre aggravate da solitudine e isolamento.
Meazza ha illustrato il lavoro e le fatiche quotidiane, il delicato momento dell’inserimento, l’importanza del giusto approccio. “Donne che nella nostra comunità – ha spiegato – non vengono considerate vittime”.
I percorsi giudiziari rimangono separati, ma vanno di pari passo con quelli di tipo educativo. Grande la “responsabilità di mandare avanti quello che abbiamo ricevuto”, ma anche la consapevolezza che “la casa non risolverà i problemi delle donne”.
Intervento di Giuseppina Meazza
Stimolo per la riflessione è stato quindi un terzo contributo video: con la testimonianza di “normalità” di una donna straniera che, dopo una prima fase di difficoltà, oggi è completamente integrata e si impegna per aiutare i connazionali in difficoltà e una giovane nonna cremonese felicemente impegnata tra famiglia e attività di volontariato.
Presenti in sala anche alcuni rappresentanti delle istituzioni locali, quali il viceprefetto Roberta Verrusio e gli assessori del Comune di Cremona Barbara Manfredini e Rosita Viola. Proprio quest’ultima ha preso la parola per un indirizzo di saluto.
Intervento dell’assessore Rosita Viola
L’attenzione si è quindi focalizzata sul progetto di Casa di Nostra Signore, sostenuto anche dalla “Quaresima di Carità 2016”, la tradizionale iniziativa di solidarietà della Caritas diocesana in preparazione alla Pasqua. Una struttura di accoglienza e sostegno alle donne in stato di fragilità e disagio la cui inaugurazione è prevista entro la fine dell’anno, nel contesto della solennità di sant’Omobono, patrono della città e della diocesi di Cremona. Le parole introduttive di Paola Bignardi hanno subito lasciato spazio a un video illustrativo con la testimonianza di alcune delle Oblate.
Chiudendo i lavori Paola Bignardi ha quindi illustrato alcune proposte formative e culturali per imparare il “bello dell’essere donne” e che coinvolgeranno scuole e parrocchie. Un impegno educativo che nella nuova Casa di Nostra Signore sarà portato avanti dall’ “Osservatorio diocesano sulla donna” che nascerà dall’attuale “Tavolo Rosa”, promotore di questo convegno. Accanto al monitoraggio del territorio e delle sue complessità e diversità, l’Osservatorio avrà come obiettivo quello di formare civicamente le persone per “fare cultura” intorno alla donna e alla famiglia così da mirare alla prevenzione del disagio in un’ottica profondamente solidale. Una strada che già il convegno diocesano dell’8 marzo intende intraprendere.
“Diventiamo responsabili delle storie che raccontiamo – ha affermato Paola Bignardi –. Raccontarsi vuol dire convividere la responsabilità”.
La parola conclusiva è stata quindi del vescovo Napolioni che ha dato un compito a tutti i presenti: dire a tutti che “abbiamo una casa nostra in più, abbiamo una casa di tutt in più. Non è una delega! Quindi iniziate a far sapere e seminate curiosità”.
Conclusione di Paola Bignardi e mons. Napolioni
Otto marzo: serve proprio raggiungere la parità con il «sesso forte»?
di Nicoletta D’Oria Colonna, referente progetto “Pronto Intervento Donna” di Catitas Cremonese