Chiesa di Casa questa settimana ha come tema di confronto la difesa, la cura e l’accoglienza della vita. L’occasione è quella della 44ª Giornata nazionale della Vita, che quest’anno cade il 6 febbraio. A riflettere sul tema della Giornata, «Custodire ogni vita», negli studi e in collegamento con la Casa della Comunicazione, sono don Enrico Trevisi, teologo, parroco di Cristo Re, a Cremona e coordinatore dell’area pastorale «Comunità educante famiglia di famiglie», e Rosetta Besostri, vicepresidente del CAV (Centro di aiuto alla vita) di Cremona.
A partire dalla situazione attuale, segnata dalla pandemia, in cui ciascuno ha sentito il bisogno di qualcuno che si prendesse cura, don Trevisi ha fatto notare come l’impressione di bastare a se stessi sia stata scalfita: «In ogni epoca l’uomo sperimenta la propria fragilità; certamente, la pandemia ha messo in evidenza la precarietà che ci connota. I vescovi, nel loro messaggio per la Giornata per la vita, parlano di “illusione di onnipotenza e autosufficienza”. Il Papa stesso da piazza San Pietro durante il primo lockdown ci ricordava come siamo tutti sulla stessa barca. C’è come una rinnovata consapevolezza – ha proseguito il sacerdote –: oggi, anche se qualcuno pensava di archiviarli, alcuni studi mostrano come un adolescente su quattro soffra, dal punto di vista psicologico, il perdurare della pandemia».
Dunque, si portano all’evidenza delle fragilità prima sopite o nascoste. Fra queste c’è il dato del significativo calo dei numeri dei matrimoni e delle nascite. Non solo, questa pandemia ha inasprito la povertà. «Si fa fatica a fare famiglia se non c’è sguardo positivo sul futuro – continua don Trevisi – ma “speranza” è il nome che noi cristiani diamo al futuro. Se si guarda il futuro come a qualcosa che incombe, si fa fatica. È responsabilità della politica, ma anche di ciascuna famiglia e di ogni cristiano, mostrare che abbiamo le risorse per affrontare questa crisi».
Ridare un segno positivo al futuro è proprio la sfida raccolta dal Centro di aiuto alla vita. Le motivazioni che spingono alla scelta dolorosa di abortire sono di natura molteplice, spiega Rossella Besostri: «Problemi economici, psicologici, relazionali… spesso sono mamma e papà che invitano le figlie ad abortire o le lasciano sole nelle scelte». Dunque, il CAV non solo tenta di far fronte ad un problema economico, ma si propone nell’ascolto e nell’accompagnamento di queste situazioni complesse. «Prima avevamo sportello CAV, ma con la pandemia abbiamo dovuto abbandonarlo. Comunque, presso la nostra sede, in via Milano numero 5, a Cremona, abbiamo tutta una serie di risorse e lì si può venire per offrire un sostegno anche materiale».
Come specifica don Trevisi, in questi anni abbiamo goduto della «testimonianza di molte persone che hanno dato la vita per la cura dell’altro». D’altro canto è di stretta attualità nel dibattito politico e culturale il tema del suicidio assistito: «Il referendum – commenta il sacerdote – ci fa capire il nostro dovere di accompagnare, migliorare alcune situazioni. È vero che la vita talvolta è drammatica. Ma la migliore risposta è quella di vicinanza: anche nella vita più fragile c’è una promessa di bene».
Don Trevisi ha poi concluso richiamando l’importanza di un tema, quello della custodia della vita e della vita più fragile, che non si esaurisce con l’appuntamento annuale della Giornata per la vita, ma che riguarda le scelte e gli incontri quotidiani: «Per 365 giorni all’anno siamo chiamati ad accorgerci dei nostri vicini, dei compagni di classe, delle fatiche dell’altro».