«La conversione obiettivo primario della mia vita»

Mercoledì 25 gennaio, alle 18, in Cattedrale mons. Lafranconi ha celebrato una solenne Eucaristia per i 25 anni di episcopato. Con lui i vescovi Napolioni, Delpini, Malvestiti e Lupi

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«San Paolo mi ha sempre accompagnato nella mia vocazione e l’ordinazione episcopale nel giorno che fa memoria della sua conversone mi ha continuamente spinto a considerare la conversione come l’obiettivo primario della mia vita». È la confidenza, intima e delicata, che il vescovo Lafranconi ha condiviso con la folta assemblea che mercoledì 25 gennaio è convenuta in Cattedrale per festeggiare insieme con lui 25 anni di episcopato.

Una festa solenne e familiare allo stesso tempo, impreziosita dalla presenza del successore, il vescovo Napolioni e di altri tre presuli: il vicario generale di Milano mons. Delpini e mons. Malvestiti di Lodi in rappresentanza dei vescovi lombardi e mons. Lupi, vescovo emerito di Savona-Noli, diocesi guidata da Lafranconi dal 1992 al 2001. Sul presbiterio anche alcuni sacerdoti di Como, terra d’origine del vescovo Dante, insieme con i collaboratori che nel corso degli anni si sono susseguiti al suo fianco nel governo della diocesi di Cremona: come mons. Marchesi già vicario generale, mons. Fusar Imperatore già segretario particolare e gli ex delegati episcopali mons. Feudatari e don Maglia.

Gremita la navata centrale del massimo tempio cittadino illuminato a festa: nella parte sinistra una sessantina di sacerdoti concelebranti, tra di essi molti ordinati dallo stesso Lafranconi nel corso del suo episcopato cremonese iniziato il 4 novembre 2001 e conclusosi il 30 gennaio 2016 con la consacrazione del suo successore. Nella parte destra le autorità del territorio con il sindaco Galimberti, il prefetto Picciafuochi, il presidente della Provincia Viola, il questore Bonaccorso e diversi rappresentanti delle forze dell’ordine e dell’esercito. Più indietro, defilata e discreta, la signora Maria Iune Lafranconi, sorella di mons. Dante, che ha sempre seguito il fratello, prima a Savona e poi a Cremona.

All’inizio della celebrazione il vescovo Antonio ha preso la parola per dare il tono alla celebrazione: un atto di fede e di riconoscenza a Dio per il dono dell’episcopato. «Meno di un anno fa eravamo così – ha esordito – tu presiedevi e io ero nelle mani tue e della Chiesa, ora in questo momento di grande familiarità umana e cristiana io ti dico grazie a nome di tutti».  «Saperti qui con noi a Cremona – ha proseguito – è motivo di grande gioia e di consolazione. Noi preghiamo per te consapevoli che tu preghi sempre per noi». Poche parole, ma ricche di riconoscenza e affetto, che hanno spiazzato mons. Lafranconi che ha confidato un’emozione ancora più grande del giorno dell’ordinazione episcopale avvenuta nel Duomo di Como per la mani dell’allora vescovo lariano mons. Alessandro Maggiolini.

Nell’omelia mons. Lafranconi si è soffermato in modo particolare su tre aspetti della vita di Paolo. Anzitutto la memoria viva di essere stato un grande peccatore, ma non tanto per compiangersi, bensì per lodare Dio della sua grande misericordia e dell’imprevidibilità della sua scelta: «Tutto ciò è di grande conforto per tutti noi: non c’è nessuno che possa considerarsi così iniquo e lontano da Dio da ritenere che il Signore non lo possa cambiare. Se c’è un peccato grande è quello di considerare Dio incapace di arrivare al cuore e di trasformarlo».

In secondo luogo la vicenda di Paolo ricorda che la vocazione di ogni cristiano è nel cuore del Padre da sempre: «Il disegno di Dio – ha spiegato – è lo sguardo di amore su ciascuno di noi e su tutta la storia: ecco perché Paolo ha una fiducia incrollabile in Dio. Egli nonostante tante tribolazione non ha mai ha perso fiducia in Colui che l’ha chiamato all’apostolato».

Infine il celebrante ha sottolineato come Paolo, ormai cieco dopo la caduta da cavallo, sia stato accompagnato a Damasco dai suoi compagni di viaggio: «La nostra fede  – ha chiosato – non è mai una realtà isolata, c’è sempre qualche persona attorno a noi, c’è sempre una compagnia che ci aiuta, sostiene, incoraggia. Sono i collaboratori di Dio: egli si serve di loro per rendere la nostra adesione al Vangelo vera, piena e autentica».

Nella seconda parte della sua omelia mons. Lafranconi si è lasciato andare a qualche confidenza personale. Ha ricordato di aver predicato per la prima volta da diacono esattamente il 25 gennaio e di aver scelto per la sua immaginetta ricordo per l’ordinazione sacerdotale proprio una frase di Paolo: «Quello che sono è grazia di Dio». Infine l’ordinazione episcopale è avveuta nel giorno della festa della Convesione dell’apostolo: «Oggi in questa memoria per i 25 anni di episcopato per me risuona soprattutto un richiamo che è anche un incoraggiamento: continua a convertirti, sii tenace, cerca di migliorare tutti i giorni. Vorrei dire che ogni giorno cerco mi sforzarmi di rispondere al cento per centro alla chiamata del Signore. Solo così la vita diventa un cammino bello»

E infine: «Vi invito a condividere con me quella preghiera che già tutti insieme, all’inizio della Messa, abbiamo innalzato al Signore chiedendogli la grazia di camminare sempre nella via del Vangelo. Grazia che chiedo per me e per tutti voi e che chiediamo a vicenda».

All’offertorio, come annunciato dal vicario generale, don Massimo Calvi, sono stati donati al festeggiato due volumi dell’opera omnia del card. Carlo Maria Martini, indimenticato arcivescovo di Milano e amico fraterno del vescovo Dante, ed è stato annunciato che la diocesi elargirà una somma di denaro a «La Nostra Famiglia» – associazione particolarmente cara a Lafranconi – che servirà ad allestire due stanze presso la struttura di Bosisio Parini per l’accoglienza di bambini autistici.

Al termine della solenne Eucaristia, impreziosita dai canti del coro della Cattedrale diretto dal maestro don Graziano Ghisolfi e accompagnata dal maestro Caporali all’organo e dal maestro Giovanni Grandi alla tromba, ha preso la parola il vescovo ausiliare di Milano, nonché segretario della Conferenza episcopale lombarda, mons. Mario Delpini. Con la sua proverbiale ironia il presule ha ringraziato mons. Lafranconi per il puntuale e affabile contributo dato in questi anni all’assemblea regionale dei vescovi, ma anche per l’amabile ospitalità al santuario di Caravaggio, luogo solitamente scelto per le diverse sessioni di lavoro. «Ho capito perché hai deciso di rimanere a Cremona e non hai voluto tornare sul lago, a Como, perché qui c’è tanta gente che ti vuole bene e perché questa città, soprattutto all’imbrunire, ha un fascino straordinario».

La liturgia, servita dai seminaristi diocesani guidati dal cerimoniere don Flavio Meani, si è conclusa con il canto del Te Deum e la benedizione apostolica con annessa indulgenza plenaria.

In palazzo vescovile è stato offerto un rinfresco durante il quale molti hanno potuto salutare e ringraziare personalmente mons. Lafranconi.

 

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