Sessant’anni fa la scomparsa dell’arcivescovo Cazzani, tra i pastori più insigni della Chiesa che è in Cremona

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Domenica 26 agosto 2012 è stato celebrato il sessantesimo anniversario della morte di mons. Giovanni Cazzani, arcivescovo di Cremona dal 1914 al 1952. Mons. Cazzani, originario di Samperone in provincia di Pavia, è unanimemente considerato uno dei pastori più insigni della Chiesa cremonese: apprezzatissimo per la vasta cultura e la sincera pietà, guidò con mano ferma e sapiente la diocesi nel mezzo di due guerre mondiale, della dittatura fascista e del difficile tempo della riconciliazione e della ricostruzione dopo la Liberazione dal giogo nazista. Particolarmente attento allo sviluppo dell’associazionismo cattolico e alla preparazione culturale e spirituale dei suoi sacerdoti, compì 6 visite pastorali, indisse 3 sinodi, scrisse 38 lettere pastorali.

 

Sacerdote a Pavia e a Ravenna

Giovanni Cazzani nasce a Samperone, provincia di Pavia, nei pressi della Certosa, il 4 marzo 1867, da una agiata famiglia di affittuari terrieri. Trascorre la sua infanzia ad Albuzzano, un piccolo centro rurale poco lontano, e nel 1878, a 11 anni, entra nel Seminario diocesano, dove resta fino al 1889, anno della sua ordinazione sacerdotale.

I primi dieci anni di ministero sono particolarmente intensi sia per il conseguimento di tre lauree (in Lettere e Filosofia presso l’università di Pavia e in Teologia alla Facoltà di Milano) e sia per i delicati incarichi di vicerettore e insegnante in Seminario. Non manca una significativa attività pastorale fatta di conferenze alle suore, predicazioni straordinarie e corsi di esercizi spirituali.

Nel 1899 Cazzani diviene segretario del vescovo, mons. Riboldi, e lo segue, due anni dopo, quando viene trasferito a Ravenna ed elevato alla porpora cardinalizia. Riboldi è il modello a cui Cazzani si ispira una volta divenuto lui stesso Vescovo: in vent’anni di episcopato a Pavia mons. Riboldi tenne otto sinodi e portò a termine otto volte la visita pastorale.

A Ravenna don Giovanni resta per tre anni: nel 1902, alla morte di Riboldi, egli torna in diocesi dove, a soli 35 anni, diviene rettore del Seminario. Un incarico che dura pochissimo: nel 1904 Cazzani è eletto vescovo di Cesena.

 

Vescovo a Cesena

Dell’espiscopato in terra romagnola si ricorda soprattutto l’impegno sociale: il giovane pastore invita i cattolici ad associarsi e a prendere parte alla vita politica e addirittura, nel 1907, scende in campo in prima persona durante le agitazioni agrarie. La lettera pastorale scritta in quella circostanza si segnala come uno degli interventi più equilibrati, ma anche chiari e coraggiosi, tanto che è ripresa da Giuseppe Toniolo con una edizione per l’Unione Popolare Cristiana ed è fatta propria, nella sostanza, dall’episcopato dell’Emilia Romagna, che pubblica un pronunciamento nella stessa linea e nello stesso tono. Cazzani, in quello scritto, dopo aver richiamato i lavoratori della terra sui loro doveri, ricordando anche i loro diritti (di associazione e di rivendicazione del dovuto), esorta i proprietari non solo a corrispondere il giusto salario ai propri dipendenti, ma addirittura ad amarli come se stessi.

Lo spesso culturale e spirituale del presule è notato da Papa Pio X che l’avrebbe voluto nei ranghi della Curia Romana. Il 16 dicembre 1914 Il suo successore, Benedetto XV, che ben lo conobbe al tempo del suo episcopato a Bologna, destina mons. Cazzani a Cremona, degno successore di Geremeia Bonomelli.

 

Vescovo a Cremona

L’11 aprile 1915, nel pieno della grande guerra, il vescovo Giovanni fa il suo ingresso in diocesi, preceduto da una lettera pastorale nella quale si possono scorgere i tratti fondamentali della sua azione nella nostra diocesi. In tale documento traspare anzitutto la sua fede radicata, la sua dedizione alla preghiera, la sua passione per la Parola di Dio, ma anche il suo zelo per la cura delle anime e la sua profonda cultura che fin da subito lo impone come un grande maestro di dottrina e un fine predicatore.

Dal carattere mite, ma estremamente fermo e chiaro, si contrappone al sindacalista Guido Miglioli quando esagera nei toni contro i proprietari terrieri, così come si oppone, con indomito coraggio, alla tracotanza fascita e alle minacce di Roberto Farinacci, ras indiscusso della città per tutto il tempo del Ventennio. Pur mostrando un profondo spirito di patria e una sincera lealtà alle autorità costituite, Cazzani manifesta sdegno e riprovazione quando è chiusa d’imperio l’Azione Cattolica, quando si minaccia l’educazione cristiana delle nuove generazioni o quando iniziano le persecuzioni contro gli ebrei. Particolarmente significativa è la lettera pastorale per la Quaresima del 1944 dove già egli vede oltre la guerra. Nel testo, lodato da tutto l’episcopato lombardo, egli prospetta una nuova serie di pericoli che, specie tra le classi meno abbienti, già sembrano profilarsi tanto nell’ambito religioso che in quello sociale. Tra quei pericoli elenca le insidie già serpeggianti «di un socialismo e di un comunismo ateo e materialista» non meno deprecabili, sul lato opposto, di quelle «del liberismo economico e del sistema capitalistico fondato su di esso». A tutto ciò contrappone le linee di una sana e autentica «riforma sociale cristiana».

Il giorno successivo alla liberazione d’Italia, il 26 aprile 1946, pubblica un Manifesto alla cittadinanza intonato alle parola d’ordine: «carità e pace». E come si prodigò per mitigare le violenze fascite così si impegna a contrastare le vendette dei partigiani invocando un «esercizio della giustizia che si compia nei modi e nelle forme convenienti a un popolo civile».

Per i suoi alti meriti ecclesiali e civili Pio XII, Il 25 maggio 1944, gli conferisce il titolo personale di arcivescovo.

Ma mons. Cazzani fu soprattutto “pastore d’anime”. Il suo zelo lo spinge a compiere ben sei visite pastorali: 1916, 1922, 1927, 1933, 1939 e 1944. Tre, invece, sono i sinodi diocesani indetti: il primo è celebrato nel 1921, dopo oltre 40 anni dal precedente, voluto da mons. Bonomelli nel 1880. In quella assise sono aggiornati gli strumenti di governo della diocesi anche alla luce del Codice di diritto canonico promulgano quattro anni prima. Il sinodo del 1933 è convocato per adeguare la legislazione ecclesiastica alle nuove condizioni create dal Concordato del 1929, mentre l’ultima assise, quella del 1951, appare come una semplice conferma delle due precedenti, salvo alcune norme richieste dalle nuove situazioni determinate dalla seconda guerra mondiale e dai primi anni del dopoguerra.

Tra le priorità pastorali di mons. Cazzani emergono la solida formazione dei seminaristi e la cura del presbiterio, lo sviluppo dell’Azione Cattolica e la promozione del laicato, la valorizzazione dei mezzi di comunicazione attraverso il nuovo settimanale diocesano «La Vita Cattolica», la stretta collaborazione con religiose e religiosi.

Mons. Cazzani è esemplare anche nell’attenzione ai poveri, soprattutto se carcerati. Nel 1949, in occasione della Perigrinatio Mariae, invita a generose offerte straordinarie per gli indigenti. Da parte sua, «non avendo denaro» offre in vendita per quello scopo la sua preziosa croce pettorale e l’annessa collana d’oro.

 

La testimonianza dell’avv. Groppali

Vale la pena citare il brano di una lettera dell’avvocato Beniamino Groppali indirizzata al vicario generale della diocesi, mons. Paolo Rota, all’indomani della morte di mons. Cazzani, avvenuta il 26 agosto 1952. Di seguito il testo preso dal volume “Giovanni Cazzani. La vita e l’episcopato cremonese” edito dalla NEC nel 2002 in occasione del cinquatesimo della morte e curato da don Andrea Foglia, storico e direttore dell’archivio diocesano.

«M.R. Monsignore, soltanto oggi ho appreso dai giornali la dolorosa notizia della morte del nostro amato Arcivescovo, che mi ha profondamente turbato e commosso. Con lui scompare una delle più luminose figure della Chiesa, con lui che fu veramente il degno continuatore degli insigni vescovi che lo hanno preceduto. Alla profonda sapienza e alla sconfinata cultura, univa la mite, serena vigilante bontà del santo, per cui poteva in ogni evento eccellere su tutti, e segnare sicuro la vita della giustizia e della salvezza. Se Cremona si sottrasse alla rovina, nelle epiche giornate della Liberazione, lo si deve alla sua sagacia, al suo coraggio e al suo fascino personale. Le omelie da lui pronunciate nelle sacre ricorrenze erano pagine di rara e appassionata eloquenza, e, dal pulpito della Cattedrale di Cremona, la sua parola, ricca di dottrina e di profonda umanità, correva per le città d’Italia, ad infondere forza e coraggio e nuova vigoria nella fede. Colla sua vita intemerata, coi suoi costumi austeri, colla incessante dedizione ad ogni opera di carità e di pietà, egli si è eretto un monumento aere perennius, e la sua memoria resterà dolce e profonda in ogni cuore, mentre il grande paterno spirito continuerà dall’alto a proteggere la diletta città».

Mons. Cazzani riposa nella cripta della Cattedrale a pochi metri dall’urna che contiene le reliquie di Sant’Omobono, patrono della città e della diocesi.

 

Uno stralcio del testamento spirituale di mons. Cazzani

«… Chiedo perdono a Dio di ogni mia infedeltà, come di cuore chiedo perdono a tutti coloro ai quali, comunque fosse, anche inconsapevolmente avessi recato danno, offesa, disgusto e scandalo. In particolare al mio Clero e al mio popolo diletto chiedo perdono d’ogni mio difetto di vigilanza, di sollecitudine pastorale, di correzione e di energia, o di pazienza e di carità. E perdono di cuore e imploro la divina misericordia a chiunque, in qualunque modo, mi avesse recato offesa o dolore. Mi raccomando alle preghiere di tutti e specialmente dei miei sacerdoti. A tutti ripeto, come vorrei ripetere dal letto di morte, la più viva raccomandazione di star sempre fermi nella professione e nella pratica coerente della fede cattolica romana, e nella devozione filiale e obbedienza sincera al Romano Pontefice; di amare e frequentare e promuovere la dottrina cristiana, di sostenere e promuovere in miglior maniera l’opera delle Vocazioni ecclesiastiche, il Seminario Diocesano e l’Azione Cattolica, e tutte le istituzioni per l’educazione cristiana della gioventù. Al Clero, in particolare, raccomando la pietà, la severa illibatezza del costume, il disinteresse e lo spirito di sacrificio e di disciplina e, soprattutto, la fraterna carità e concordia nell’unione cordiale al Papa e al Vescovo…».

+ Giovanni Cazzani, arcivescovo

 

Per approfondire la figura

Per approfondire la figure di questo insegne vescovo si possono consultare: “Giovanni Cazzani. La vita e l’episcopato cremonese” edito dalla Nuova Editrice Cremonese nel 2002 e curato da don Andrea Foglia o il libro “Diocesi di Cremona” edito dall’editrice La Scuola nel 1998 e in particolare il capitolo curato da mons. Giuseppe Gallina: “La diocesi di Cremona e l’episcopato di mons. Giovanni Cazzani dall’inizio della prima guerra mondiale agli anni del secondo dopoguerra” (pagg. 369-404).

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Gmg Cracovia 2016 al via la macchina organizzativa

Attesi due milioni di giovani nella terra di Papa Wojtyla

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Tutte le città e tutte le diocesi che, dal 1984, anno in cui è stata istituita per una felice intuizione di Giovanni Paolo II, sono state toccate dalla Giornata mondiale dei giovani (Gmg) ne sono uscite trasformate. Impossibile, infatti, ospitare una Gmg e uscirne indenni. Non solo dal punto di vista logistico, ma spirituale, pastorale e culturale. Ogni volta i giovani del mondo fanno fare un balzo in avanti alla nazione e alla città che li ospita: “È il loro immancabile dono”. Se poi questa città è Cracovia e la nazione è la Polonia, allora tutto ciò è doppiamente vero. Ne è convinto il cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo della città polacca designata ad ospitare la prossima edizione internazionale della Gmg, nel luglio 2016 (26-31).

 

Appuntamento storico
«Un appuntamento storico e speciale». Così lo ha definito il porporato che lascerà alla Polonia e a Cracovia «un segno indelebile» sia a livello sociale sia pastorale. In modo particolare alla città, nella terra cioè «in cui il Papa santo Giovanni Paolo II, l’ideatore delle Gmg, è stato a sua volta giovane, un giovane necessariamente serio e impegnato come i tempi difficili esigevano».

«Se le Gmg hanno delle radici queste pescano nell’humus storico e culturale della terra in cui presto saremo lieti – a nome suo – di accogliervi», ha affermato l’arcivescovo parlando venerdì 11 aprile ai delegati delle pastorali giovanili di 90 Paesi e di 45 associazioni convenuti a Sassone di Ciampino (Rm) per il convegno “Rio 2013-Cracovia 2016” promosso dal Pontificio Consiglio per i laici.

Nel suo intervento il cardinale ha tratteggiato «il solco pastorale» della Gmg polacca che sarà quello di «rimettere in moto le parrocchie, far uscire i movimenti ecclesiali da se stessi, incontrare i giovani che sono fuori dai nostri ambienti, privilegiare tra essi i più poveri, creare familiarità tra i vescovi e i giovani, dare una scossa alle vocazioni, imprimere un’impronta cristiana sull’atmosfera della nostra epoca».

Si cercherà, per questo, di fare della Polonia, durante i giorni della Gmg, «un campus misericordiae», un campo di misericordia, in cui tutte le 44 diocesi del Paese si trasformeranno in luoghi biblici, come Nazareth, Emmaus, Betania, Gerusalemme in cui i pellegrini abiteranno e vivranno con i loro coetanei polacchi. La prossima Giornata, ha aggiunto il card. Dziwisz, «sarà la prima che godrà della protezione di san Giovanni Paolo II. Un Santo giovane, canonizzato a nove anni dalla sua morte; un Santo richiesto tale alla Chiesa dai giovani».

Per l’arcivescovo di Cracovia, il carattere più marcato della prossima Gmg sarà proprio «la santità» e Giovanni Paolo II, con la sua esistenza, «appare come il manifesto vivente di questa santità attraente. Egli ha mostrato alla storia odierna come si può essere contemporanei al mondo e, ad un tempo, fissi in Dio». Il primo significato della Gmg polacca «non può non essere la proposta dell’ideale storico-concreto della santità accessibile a tutti e a ciascuno, e accessibile ai giovani in particolare. Essa anzi è progetto che si attaglia particolarmente a loro, perché i giovani più degli altri osano denunciare la nausea e la noia di certa esistenza, e dunque a riconoscere che l’unica vera tristezza è quella di non essere santi».

«I giovani ci sono, sono importanti, in ogni generazione hanno una parola inedita da svelare, senza la quale l’umanità non progredisce. Ecco – ha concluso il card. Dziwisz – tornare alle origini dell’evento significa ripuntare al cento per cento sui giovani: loro sono il nostro capitale umano. Loro e il Papa: dopo Giovanni Paolo, dopo Benedetto, ecco Francesco, la stessa freschezza. Loro, i giovani, e il Papa, in un’alleanza inscindibile, oggi come trent’anni fa, un’alleanza che è profezia davanti al mondo e alla storia».

 

La macchina organizzativa

Intanto si comincia a pensare anche all’organizzazione pratica dell’evento e dall’incontro di Sassone trapelano già alcune indicazioni circa i luoghi della Gmg di Cracovia. Secondo quanto riferito da padre Robert Tirala, direttore esecutivo del Comitato organizzatore locale della Gmg polacca, dovrebbe essere la spianata di Blonia, adiacente al centro storico della città, il luogo della veglia e della messa finale di Cracovia 2016.

«L’estensione dell’area – ha spiegato il sacerdote – è di circa 100 ettari, più grande dunque di Copacabana a Rio. Nelle precedenti visite di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI in questo stesso luogo abbiamo avuto circa 2 milioni e mezzo di persone. Lavoriamo per accogliere nel 2016 un numero simile o superiore di giovani».

Per ospitare così tante persone verranno attivate tutte le 44 diocesi del Paese con le relative parrocchie e messe a disposizione sale, palestre, scuole, camping, ostelli, implementati i trasporti, soprattutto a Cracovia, dove non c’è metropolitana. «L’organizzazione – ha rimarcato padre Tirala – sarà anche spirituale e coinvolgerà tutte le chiese locali. La formazione dei volontari sarà innanzitutto di tipo pastorale e in questa direzione vanno anche i concorsi per il logo, di cui abbiamo già presentato alcune proposte, e per l’inno».

Nel frattempo si sta predisponendo il lancio delle iscrizioni ed una raccolta fondi per consentire la partecipazione ai giovani più bisognosi di 13 Paesi dell’Est.

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Mons. Burgazzi canonico del Capitolo Vaticano e Don Pietta a Casalmorano come collaboratore

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Nelle celebrazioni di domenica 12 aprile sono state annunciate due nomine: una vaticana e una diocesana. Il Santo Padre Francesco ha nominato il cremonese mons. Cesare Burgazzi canonico del Capitolo della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano. L’investitura si terrà domenica 26 aprile alle ore 16. Il vescovo Lafranconi, invece, ha nominato don Luigi Pietta collaboratore parrocchiale delle comunità di Casalmorano, Castelvisconti, Mirabello Ciria, Barzaniga e Azzanello.
Biografia dei sacerdoti

Mons. Cesare Burgazzi classe 1958, originario della parrocchia di S. Imerio, a Cremona, è stato ordinato sacerdote il 19 giugno 1982. Il primo incarico pastorale è stato come vicario a Bonemerse; nel 1984 il trasferimento a Cremona, sempre come vicario, nella parrocchia di S. Giorgio in S. Pietro al Po.

Laureato in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Lateranense, il 5 novembre 1992 è chiamato al servizio della Sante Sede come addetto presso la Sezioni Affari Generali della Segreteria di Stato.

Nel 1994 la nomina a officiale dell’Ufficio Amministrativo della Segreteria di Stato, di cui nel 2004 è diventato minutante. Nel 2010 il trasferimento, sempre come minutante, alla Prima Sezione – Affari Generali della Segreteria di Stato, dove dal 2011 ricopre il ruolo di capo ufficio.

Il 28 dicembre 1993 inizia il servizio come cerimoniere pontificio della Patriarcale Basilica di San Pietro in Vaticano.

Il 4 febbraio 1998 è insignito del titolo di monsignore quale Cappellano di Sua Santità; e dal luglio 2012 come Prelato d’Onore di Sua Santità.

Dal 1996 era coadiutore del Capitolo della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano, di cui ora Papa Francesco l’ha nominato canonico.

Don Luigi Pietta è nato a Sesto Cremonese il 2 agosto 1946. Ordinato sacerdote il 21 giugno 1975, ha ricoperto l’incarico di vicerettore del Collegio Gregorio XIV. Nel 1978 il trasferimento a Pandino, in qualità di vicario.

Nel 1985 è stato promosso parroco e gli è stata affidata la comunità di Derovere. Dal 1990, inoltre, è stato anche guida spirituale di Vidiceto (Cingia de’ Botti) e amministratore parrocchiale di Cella Dati.

Nel 1994 il trasferimento, sempre come parroco, nel Viadanese, a Cicognara. Dal 2003 al 2006 è stato quindi parroco di Gombito e S. Latino.

Sacerdote “fidei donum” dal 2006 al 2007, ha poi proseguito il proprio ministero pastorale nelle Marche, a Porto S. Giorgio.

Nel 2009 il ritorno in diocesi e l’impegno pastorale come collaboratore parrocchiale a Soresina. Nel marzo 2012 la nomina a collaboratore parrocchiale delle comunità di Soncino. Lo scorso anno una nuova esperienza come “fidei donum”.

Rientrato in diocesi, mons. Lafranconi l’ha nominato collaboratore parrocchiale delle Parrocchie di Casalmorano, Castelvisconti, Mirabello Ciria, Barzaniga e Azzanello, guidate dal parroco don Antonio Bandirali con il supporto, in qualità di collaboratore, del camilliano padre Giuseppe Ripamonti.

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Mons. Abbiati nominato delegato ad interim per il santuario di Caravaggio A don Marco Tizzi affidato anche Commessaggio con don Grassi collaboratore

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Domenica 19 aprile sono stati annunciati altri importanti provvedimenti riguardati sacerdoti cremonesi. Anzitutto attraverso una breve nota dell’ufficio diocesano per le comunicazioni sociali è stato comunicato che «mons. Dante Lafranconi ha nominato delegato vescovile ad in­terim per il Santuario di “Santa Maria del Fonte” presso Caravaggio mons. Carlo Abbiati con l’’incarico di svolgere provviso­riamente le funzioni che competono al Rettore». Nella nota si legge altresì che «Il Vescovo ringrazia don Gino Assensi per la dedi­zione con cui ha adempiuto il suo mandato in questi anni». Inoltre il presule ha nominato parrocco di Sant’Albino in Commessaggio don Marco Tizzi, parroco di Belforte e di Gazzuolo, mentre don Bruno Grassi, finora parroco in solido dell’unità pastorale di Calvatone, Tornata e Romprezzagno è stato nominato collaboratore parrocchiale di Belforte, Gazzuolo e Commessaggio.
Biografie dei sacerdoti

Mons. Carlo Abbiati è nato a Milano il 7 febbraio 1939 ed è stato ordinato sacerdote il 16 giugno 1962 mentre risiedeva a Cassano d’Adda. È stato vicerettore del Seminario Vescovile dal 1962 al 1966, economo del seminario dal 1966 al 1987 e responsabile dell’ufficio Caritas dal 1985 al 1987. Dal 1987 al 1997 è stato parroco della parrocchia cittadina di Sant’Agata e dal 1988 al 2000 è stato incaricato diocesano della Federazione Nazionale del Clero Italiano. Dal 1997 è economo diocesano, direttore dell’opera di religione Sant’Omobono e assistente diocesano dell’istituto “Figlie di Sant’Angela Merici”. Dal 2004 è Canonico del Capitolo della Cattedrale e dal 2007 è membro del Consiglio presbiterale diocesano.

Don Marco Tizzi è nato a Sabbioneta (Mn) il 25 gennaio 1948 ed è stato ordinato sacerdote il 17 luglio 1971. È stato vicario nella comunità di S. Maria Assunta e S. Cristoforo in Castello a Viadana (1971-1979) e a Santo Stefano Protomartire in Casalmaggiore (1979-1994). Nel 1994 la promozione a parroco di San Bartolomeo apostolo in Belforte, frazione di Gazzuolo (MN). Nel 2012 mons. Lafranconi gli ha affidato anche la comunità parrocchiale di Santa Maria Nascente in Gazzuolo. Dal 2003 al 2012 è stato vicario della zona pastorale decima.
Don Bruno Grassi è nato a Casalmaggiore il 16 febbraio 1968 ed è stato ordinato sacerdote il 19 giugno 1993. È stato vicario a Rivarolo Mantovano (1993-1998), a San Pietro al Po a Cremona (1998-2002) e a Vailate (2002-2005). Dal 2005 è parroco in solido dell’unità pastorale che comprende le comunità di Calvatone, Romprezzagno e Tornata. Parroco moderatore di predetta unità pastorale è don Vincenzo Cavalleri.

 

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Don Antonio Mascaretti nominato nuovo rettore del Santuario di Caravaggio Accettata la rinuncia di don Zangrandi ad Annicco

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Con decreto in data 13 giugno 2015, mons. Dante Lafranconi ha nominato rettore del Santuario “Santa Maria del Fonte” in Caravaggio, don Antonio Mascaretti (nella foto), finora parroco di Santa Maria Annunciata al Boschetto e di Santa Maria Nascente al Migliaro (Cremona). Il sacerdote, che succede a don Gino Assensi, rimarrà alla guida dell’Istituto diocesano sostantamento clero. In data 3 giugno 2015, il vescovo di Cremona ha accettato la rinuncia di don Franco Zangrandi alla guida pastorale della parrocchia di “San Giovanni Battista Decollato” in Annicco, pregandolo di continuare a svolgere il servizio pastorale fino a diverso provvedimento.
Biografia di don Mascaretti
Don Antonio Mascaretti è nato a Caravaggio (BG) l’8 settembre 1965. Dopo aver conseguito la laurea in Economia Aziendale all’università Bocconi di Milano è entrato nel Seminario diocesano. Il 21 giugno 1997 è stato ordinato sacerdote e nel settembre dello stesso anno ha iniziato il suo ministero di vicario parrocchiale presso la comunità di Cristo Re in Cremona dove è rimasto fino al 2004 quando mons. Lafranconi lo ha nominato vicario della parrocchia S. Maria Immacolata e San Zeno in Cassano d’Adda (MI). Dal luglio 2009 è parroco di S. Maria Annunciata al Boschetto (Cremona), dal 2011 è presidente dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero e dal 2012 si occupa anche della comunità di Santa Maria Nascente al Migliaro.
Biografia di don Zangrandi
Don Franco Zangrandi è nato a Cremona il 28 maggio 1940 ed è stato ordinato sacerdote il 27 giugno 1964 mentre risiedeva a Casalbuttano. È stato vicario ad Annicco (1964-1974) quindi parroco a Zanengo (1974-1982) e a Olmeneta (1982-1989). Dal 1989 è parroco di Annicco e dal 2003 è anche amministratore parrocchiale di Grontorto. Dal 1990 al 2003 è stato amministratore parrocchiale di Farfengo.
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Don Fabio Santambrogio nuovo parroco di Calcio e a Viadana arriva don Cipro della diocesi di Como come sacerdote collaboratore

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A tre mesi dalla prematura scomparsa di don Massimo Morselli, il vescovo Dante ha provveduto alla nomina del nuovo parroco di “San Vittore Martire” in Calcio: si tratta di don Fabio Santambrogio, attuale guida della comunità casalasca di “Santa Lucia” in Martignana di Po. Il sacerdote, classe 1968, guiderà una comunità di oltre 5.000 abitanti, ma potrà contare sull’aiuto del vicario don Matteo Bottesini e del collaboratore parrocchiale don Carlo Merisi. Inoltre con decreto in data 1 giugno 2015, mons. Lafranconi ha nominato don Enzo Cipro, sacerdote della diocesi di Como, collaboratore parrocchiale di “S. Maria Assunta e S. Cristoforo”, “S. Maria Annunciata”, “Ss. Martino e Nicola” e “S. Pietro apostolo” in Viadana.
Biografia di don Santambrogio

Don Fabio Santambrogio è nato a Milano il 25 maggio 1968 ed è stato ordinato sacerdote a Verona nella Congregazione dei Poveri Servi della Divina Provvidenza (Opera don Calabria) il 25 maggio 1996. È stato vicario in diocesi di Roma prima nella comunità cittadina di S. Maria Assunta (2004-2007) e poi a San Paolo in Genazzano (2007-2008). Dal 2008 al 2009 è stato collaboratore parrocchiale a Soncino (S. Maria Assunta e S. Pietro) e a Isengo. Nel 2009 è stato incardinato in diocesi ed è stato nominato vicario parrocchiale di Soncino (S. Maria Assunta e S. Pietro) e di Isengo dove è rimasto fino al 2013 quando è stato promosso parroco di Santa Lucia in Martignana di Po.

 

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Figlie dell’Oratorio in Capitolo

Le consacrate di beato Vincenzo Grossi si riuniscono, in attesa della canonizzazione del loro fondatore

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Sono settimane di particolare rilevanza, quelle a cavallo tra giugno e luglio, per le Figlie dell’Oratorio, l’istituto religioso fondato dal sacerdote cremonese don Vincenzo Grossi. Il XVI Capitolo generale, in programma dal 21 giugno al 7 luglio a Ronchiano di Castelveccana (in foto), infatti, si svolge con l’attenzione rivolta alla canonizzazione del Fondatore. Per don Grossi, beatificato il 1° novembre 1975 dal beato Papa Paolo VI, il 5 maggio scorso è arrivata l’autorizzazione alla promulgazione del decreto riguardante un miracolo attribuito alla sua intercessione.

Il Capitolo delle Figlie dell’Oratorio

Da domenica 21 giugno a martedì 7 luglio le Figlie dell’Oratorio vivranno il loro XVI Capitolo generale, sul tema “Chiamate ad essere benedizione”. Località scelta per l’importante assise è la Casa di spiritualità Villa Immacolata, che l’Istituto religioso fondato dal don Grossi possiede a Ronchiano di Castelveccana (Va). Il lavori porteranno anche all’elezione della nuova superiora generale e delle quattro consigliere generali. Ne abbiamo parlato con l’attuale generale, madre Marilena Borsotti.

Madre, qual è il significato di questo importante appuntamento?

«Per il nostro Istituto il Capitolo è una esigenza e un appuntamento regolato che si svolge ogni sei anni e risponde al bisogno di verifica, di rinnovamento e di realistica programmazione, come ben dettagliato nel Codice di Diritto canonico. Non è un evento privato, è prima di tutto un fatto ecclesiale: per questo è importante che sia conosciuto, che si preghi per esso; perché i membri che vi partecipano si impegnino a coltivare un autentico spirito di comunione e collaborazione, compiendo scelte in sintonia con il cammino della Chiesa, in fedeltà al carisma di appartenenza e con attenzione ai segni dei tempi. Mente e cuore devono perciò essere attenti allo Spirito Santo e alla sua missione rinnovatrice e consolatrice. Non è costruttivo ripiegarsi sulla propria povertà e insufficienza, ma molto più fecondo aprirsi all’opera cesellatrice dello Spirito, inoltrandosi decisamente verso i sentieri della fedeltà e della incarnazione del carisma dell’Istituto, secondo quanto i tempi esigono e permettono. Il Capitolo è anche il contesto nel quale avviene l’elezione della nuova superiora generale e delle quattro consigliere generali».

Per una felice e provvidenziale coincidenza durante il Capitolo generale, il prossimo 27 giugno, è fissato il Concistoro, ultimo atto del processo di canonizzazione del vostro Fondatore.

«L’ormai vicina proclamazione della santità di don Vincenzo Grossi ci aiuta a sentire più viva la sua protezione e a sentirci parte di una storia guidata dalla grazia di Dio. Viene spontaneo il confronto con la piccolezza, con la povertà sperimentata, con la complessità delle situazioni e si scopre di essere solo “cinque pani e due pesci” di fronte a un grandissimo progetto di donazione. Ma tutto ciò non deve far prevalere il pessimismo. Il beato Vincenzo insegna che agli occhi di Dio non è prioritaria la logica quantitativa, ma quella qualitativa. Dio ama ciò che è piccolo e povero e la sincerità del cuore, come nel caso della povera vedova di cui Gesù ha apprezzato l’offerta dei due spiccioli: una cifra insignificante dal punto di vista umano ed economico, ma immensa agli occhi di Dio perché portatrice di un “tutto” donato senza rimpianti. Le Figlie dell’Oratorio si affidano alla preghiera di ogni fedele, perché questa “buona notizia” possa esprimersi sempre più anche attraverso di loro».

Altra significativa coincidenza è l’Anno della Vita consacrata indetto da Papa Francesco.

«L’indizione dell’Anno della Vita consacrata ha dato la possibilità di usufruire di nuovi e sostanziosi contributi emessi dalla Congregazione per gli Istituto di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, quali le lettere circolari “Rallegratevi”, “Scrutate” e “Le linee per l’amministrazione dei beni negli Istituti di Vita consacrata”».

Come arrivate al Capitolo e quale sarà il filo conduttore?

«Il Capitolo è stato preceduto da diversi mesi di preghiera e di preparazione, tenendo in considerazione il tema scelto: “Chiamate ad essere benedizione”. Prima di tutto si è cercata luce nella Parola di Dio, in particolare prendendo come riferimento la Prima Lettera di Pietro. L’autore, in questo breve e significativo testo, invita “ad adorare il Signore, Cristo, nei nostri cuori, sempre pronti a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza che è in noi. E che tutto sia fatto con dolcezza e rispetto” (1Pt 3,15), consapevoli che “non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, fummo liberati dalla nostra vuota condotta ereditata dai nostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia” (1Pt 1,18-19). Per questo siamo chiamati a essere benedizione, poiché “è benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande bontà ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per una eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce” (1Pt 1,3-4). Noi Figlie dell’Oratorio sentiamo urgente l’appello, dopo avere ricevuto la benedizione, a essere benedizione attraverso quei mezzi che la nostra vocazione ci mette a disposizione: la preghiera, la vita fraterna, l’apostolato, l’amore alla gioventù, l’attenzione ai poveri, il senso ecclesiale. Don Vincenzo ci voleva gioiosamente “offerte” per la gloria del Padre e per il bene di quanti sono sul nostro cammino. Diceva: “Dovete essere vittime nel vero senso della parole”, esortando ad un dono generoso, fedele, di sapore eucaristico, perché dall’Eucaristia prende forza».

Il programma del Capitolo

Il Capitolo generale prevede diversi appuntamenti di preghiera, di lavoro personale e di gruppo, di condivisione in assemblea e di votazione.

Una apposita commissione ha elaborato una scheda di lavoro, con alcune domande-stimolo poste all’attenzione delle singole sorelle e delle comunità. Alcuni incontri intercomunitari, animati e verbalizzati, hanno permesso di raccogliere i contributi nati dalla riflessione, quindi sintetizzati e fatti confluire in uno Strumento di lavoro che offre la base per il lavoro capitolare.

La fase delle elezioni, nella quale vengono coinvolte tutte le suore di voti perpetui attraverso schede appositamente preparate e scrutinate, ha permesso di identificare i nominativi delle sorelle che partecipano al Capitolo come membri delegati, unitamente ai membri di diritto composti dalla superiora generale e dalle consigliere uscenti insieme all’economa generale.

I lavori capitolari sono articolati in diverse fasi. Dopo un giorno di ritiro spirituale, la solenne celebrazione eucaristica, con particolare invocazione dello Spirito Santo, dà inizio al Capitolo generale vero e proprio. Dopo l’appello delle Capitolari si procede agli “Atti preliminari”, che prevedono l’elezione delle scrutatrici, della segretaria del Capitolo, delle moderatrici, di una commissione di tre suore per l’esame della relazione sullo stato economico dell’Istituto, quindi l’approvazione dell’agenda che regola i lavori capitolari giorno per giorno, del regolamento, dello strumento di lavoro, nato con il contributo di tutte.

Segue la “sessione informativa”, nella quale la superiora generale, che ha terminato il suo mandato, espone una relazione dettagliata circa i vari aspetti della vita dell’Istituto che riguardano l’ultimo sessennio. Quindi l’economa generale espone con precisione le note riguardanti la situazione economica e l’amministrazione. Le relazioni vengono analizzate dalle capitolari con l’ausilio di schede di lavoro preparate dal Consiglio di presidenza, quindi si condivide in ambito assembleare. Inizia poi per diversi giorni la riflessione sullo Strumento di lavoro, in modo personale, di gruppo e assembleare, sempre seguita dal Consiglio di Presidenza. Ogni giornata viene verbalizzata dalla segretaria.

Il Capitolo si avvia quindi verso la fase elettiva: ponendosi in atteggiamento di più attento discernimento, si prega e si riflette per procedere alla elezione della nuova superiora generale e delle sue consigliere, cercando di individuare le persone che possano contribuire a porre in atto le linee di futuro che vanno consolidandosi.

Si continua con l’ultima sessione plenaria per la formulazione di un “Documento finale” e “Linee di orientamento per il nuovo sessennio”, che devono avere in sé una buona sintesi fra realismo e cristiana audacia.

Nel corso del Capitolo, nelle tappe più significative, l’Eucaristia quotidiana sarà presieduta da alcuni vescovi, proprio per sottolineare il carattere ecclesiale del Capitolo. All’inizio sarà presente mons. Luigi Stucchi, vicario episcopale della Diocesi di Milano per la Vita consacrata. Compiuta l’elezione della nuova superiora generale e del Consiglio, si unirà al ringraziamento delle Figlie dell’Oratorio il vescovo di Lodi, mons. Maurizio Malvestiti. Al termine dei lavori capitolari interverrà mons. Francesco Brugnaro, arcivescovo di Camerino-San Severino Marche, per invocare dal Signore la forza di compiere quanto intuito e poter procedere con maggiore fedeltà sulle vie del Vangelo.

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L’annuncio nel Concistoro: domenica 18 ottobre il rito di canonizzazione del sacerdote cremonese

Beato Vincenzo Grossi diventa santo

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Domenica 18 ottobre il beato don Vincenzo Grossi, sacerdote della diocesi di Cremona e fondatore dell’Istituto delle Figlie dell’Oratorio, sarà iscritto nell’Albo dei Santi. L’annuncio ufficiale è stato dato la mattina di sabato 27 giugno nel Concistoro ordinario pubblico tenuto da Papa Francesco nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano.

Insieme al beato don Vincenzo Grossi, il prossimo 18 ottobre diventeranno santi anche la beata Maria dell’Immacolata Concezione (superiora generale della Congregazione delle Sorelle della Compagnia della Croce) e i beati Ludovico Martin e Maria Azelia Guérin (coniugi, padre e madre di famiglia).

L’annuncio ufficiale è arrivato sabato 27 giugno quando, alle 10, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha presieduto la celebrazione dell’Ora Terza e il Concistoro ordinario pubblico per il voto su alcune cause di canonizzazione.

Tra queste, appunto, il sacerdote cremonese e fondatore delle Figlie dell’Oratorio, il beato don Vincenzo Grossi. Ciò avviene dopo che, il 5 maggio scorso, Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto riguardante un miracolo attribuito all’intercessione del beato Vincenzo Grossi. Si tratta di una guarigione avvenuta 25 anni fa a Pizzighettone, paese natale del beato Grossi.

L’annuncio della data di canonizzazione è arrivata anche a Castelveccana (Va) dove dal 21 giugno scorso è riunito il Capitolo generale delle Figlie dell’Oratorio, l’istituto religioso fondato dal beato Grossi. «L’ormai vicina proclamazione della santità di don Vincenzo Grossi – ha commentato la superiora generale, madre Marilena Borsotti – ci aiuta a sentire più viva la sua protezione e a sentirci parte di una storia guidata dalla grazia di Dio».

La notizia è stata appresa con particolare gioia in diocesi di Cremona, e in particolare nei luoghi segnati dalla presenza di don Grossi. Nello specifico a Pizzighettone: originario del paese rivierasco, appena ordinato prete fu vicario a Gera; e dal 1873 al 1883 parroco di Regona. La Pastorale giovanile interparrocchiale di Pizzighettone si è già mobilitata per essere presente con i propri ragazzi a Roma il prossimo ottobre per prendere parte alla cerimonia di canonizzazione.

E proprio il sito internet delle parrocchie di Pizzighettone sottolinea la coincidenza tra la data della canonizzazione e l’89esima Giornata missionaria mondiale.

«Nel messaggio scritto per questa occasione – ricorda il sito delle parrocchie pizzighettonesi – il Santo Padre, afferma: “Il cinquantesimo anniversario del Decreto conciliare Ad gentes ci invita a rileggere e meditare questo documento che suscitò un forte slancio missionario negli Istituti di vita consacrata. Nelle comunità contemplative riprese luce ed eloquenza la figura di santa Teresa di Gesù Bambino, patrona delle missioni, quale ispiratrice dell’intimo legame della vita contemplativa con la missione. Per molte congregazioni religiose di vita attiva l’anelito missionario scaturito dal Concilio Vaticano II si attuò con una straordinaria apertura alla missione ad gentes, spesso accompagnata dall’accoglienza di fratelli e sorelle provenienti dalle terre e dalle culture incontrate nell’evangelizzazione, tanto che oggi si può parlare di una diffusa interculturalità nella vita consacrata. Proprio per questo è urgente riproporre l’ideale della missione nel suo centro: Gesù Cristo, e nella sua esigenza: il dono totale di sé all’annuncio del Vangelo”».

E il sito delle parrocchie di Pizzighettone prosegue: «Un punto essenziale, quello dell’anelito missionario nella vita consacrata, anche per l’Istituto delle Figlie dell’Oratorio, riunito in questi giorni a Castelveccana Villa Immacolata, a Castelveccana (VA), nel XVI capitolo generale. Le religiose sono chiamate non solo a scegliere la nuova madre generale che guiderà l’ordine per i prossimi anni ma anche a rileggere il carisma e la spiritualità del loro padre fondatore, partendo da quella frase che don Grossi consegnò alle sue suore: “La via è aperta: bisogna andare”. Chiamate dal Signore ad essere benedizione per il mondo, le Suore Figlie dell’Oratorio vogliono “abbracciare il futuro con speranza”, per essere nelle nostre comunità e nel mondo, presenza della Sua Risurrezione».

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Presentato dal card. Dziwisz logo e preghiera della Gmg che si terrà a Cracovia nel 2016

Attesi 2 milioni di giovani

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Il card. Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, ha presentato giovedì 3 luglio, durante una conferenza stampa, il logo e la preghiera ufficiali della XXXI Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà dal 25 al 31 luglio 2016. Il logo illustra il brano di Matteo 5,7: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia?», scelto come tema dell?incontro. L’immagine è composta dai contorni geografici della Polonia, dentro i quali si trova la Croce, simbolo di Cristo che è l’anima della Gmg. Il cerchio giallo segna la posizione di Cracovia nella mappa della Polonia ed è anche simbolo dei giovani. Dalla Croce esce la fiamma della Divina Misericordia, i cui colori richiamano l’immagine «Gesù, confido in Te». I colori usati – blu, rosso e giallo – richiamano i colori ufficiali di Cracovia e del suo stemma. Il logo è stato creato da Monika Rybczynska, una giovane polacca di 28 anni, laureata in Scienze della comunicazione all’Università di Varsavia: ha disegnato il logo in Vaticano subito dopo la canonizzazione di Giovanni Paolo II, come forma di ringraziamento per l’intercessione nella sua vita professionale. Un’altra giovane grafica polacca, Emilia Pyza, di 26 anni, ha collaborato alla fase di perfezionamento del logo.

Durante la conferenza stampa è stata presentata anche la preghiera ufficiale per la GMG di Cracovia 2016. La preghiera è composta di tre parti: nella prima si affida l’umanità e specialmente i giovani alla misericordia divina; nella seconda parte si chiede al Signore la grazia di un animo misericordioso; nella terza parte si domanda l’intercessione della Beata Vergine Maria e di San Giovanni Paolo II, patrono delle GMG.

 

Dio, Padre misericordioso,
che hai rivelato il Tuo amore nel Figlio tuo Gesù Cristo,
e l’hai riversato su di noi nello Spirito Santo, Consolatore,
Ti affidiamo oggi i destini del mondo e di ogni uomo.
Ti affidiamo in modo particolare
i giovani di ogni lingua, popolo e nazione:
guidali e proteggili lungo gli intricati sentieri del mondo di oggi
e dona loro la grazia di raccogliere frutti abbondanti
dall’esperienza della Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia.
Padre Celeste,
rendici testimoni della Tua misericordia.
Insegnaci a portare la fede ai dubbiosi,
la speranza agli scoraggiati,
l’amore agli indifferenti,
il perdono a chi ha fatto del male
e la gioia agli infelici.
Fa’ che la scintilla dell’amore misericordioso
che hai acceso dentro di noi
diventi un fuoco che trasforma i cuori

e rinnova la faccia della terra.

Maria, Madre di Misericordia, prega per noi.
San Giovanni Paolo II, prega per noi.

 

Il sito ufficiale della Gmg polacca (www.krakow2016.com)  riporta anche un programma di massima di quei giorni. Martedì 26 avrà luogo la cerimonia di apertura e il Festival della gioventù. Dal mercoledì 27 al venerdì 29 si terranno le catechesi. Il giovedì 28 è prevista l’accoglienza al Papa, mentre il venerdì si svolgerà la Via Crucis. Sabato 30 sarà il giorno della Veglia, e domenica 31 luglio la Messa finale con l’annuncio della sede della prossima edizione internazionale della Gmg.

Il sito prevede che negli ultimi due eventi, la Veglia e la Messa finale, potrebbero partecipare oltre 2 milioni di giovani. Trecentomila, invece, quelli attesi per i “Giorni nelle diocesi”, ovvero i gemellaggi con le 43 diocesi polacche.

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Don Assensi a Martignana don Bislenghi ad Annicco Trasferiti anche tre vicari Pezzali a Casalbuttano Maffezzoni a Sabbioneta e Schiavon alla Beata Vergine

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Durante le celebrazioni eucaristiche di domenica 19 luglio sono stati annunciati alcuni importanti provvedimenti del vescovo Lafranconi riguardati cinque sacerdoti diocesani. Anzitutto don Gino Assensi, già rettore del Santuario di Santa Maria del Fonte presso Caravaggio, è stato nominato parroco di «Santa Lucia» in Martignana Po in sostituzione di don Fabio Santambrogio trasferito a Calcio; inoltre don Antonio Bislenghi, finora vicario di Sant’Imerio in città, è stato promosso parroco di San Giovanni Battista Decollato in Annicco, in sostituzione di don Franco Zangradi che si è dimesso per raggiunti limiti d’età. Diversi spostamenti anche tra i vicari: don Alessandro Maffezzoni, attuale vicario di Casalbuttano-San Vito, è stato nominato vicario di Sabbioneta-Villa Pasquali-Breda Cisoni-Ponteterra; don Davide Schiavon, finora vicario a Sabbioneta-Villa Pasquali-Breda Cisoni-Ponteterra, è stato nominato vicario alla Beata Vergine di Caravaggio in città; don Davide Pezzali, infine, finora vicario alla Beata Vergine di Caravaggio in città, è stato trasferito, sempre in qualità di vicario, a Casalbuttano-San Vito.
Biografia dei sacerdoti interessanti alle nomine
Don Gino Assensi è nato a Sabbioneta (Mn) il 14 agosto 1955. Ordinato sacerdote il 23 giugno 1979, ha celebrato la sua prima Messa a Commessaggio, suo paese d’origine. Il primo incarico ministeriale è stato come vicario a Cremona, nella parrocchia Ss. Clemente e Imerio (1979-1983); quindi il trasferimento, sempre come vicario, a Bozzolo (1983-1988). Nel 1988 la promozione a parroco, con il vescovo Assi che gli ha affidato la comunità di Quattrocase, frazione di Casalmaggiore. Incarico al quale, dal 1993, ha affiancato anche quello di parroco della vicina parrocchia di Vicomoscano. Nel 1995 è di nuovo a Cremona, come parroco di Cavatigozzi. Negli stessi anni è anche responsabile per la Sezione Musica per la liturgia dell’Ufficio liturgico diocesano. Nel 2003 il ritorno in terra mantovana come parroco di Cicognara. Dall’anno successivo diventa parroco moderatore della neonata unità pastorale di Cicognara, Cogozzo e Roncadello Po. Nel 2007 mons. Lafranconi l’ha nominato rettore del Santuario S. Maria del Fonte presso Caravaggio, incarico che ha mantenuto fino al 2015.

Don Antonio Bislenghi è nato Bozzolo il 20 ottobre 1972 ed è stato ordinato sacerdote il 16 giugno 2001 mentre risiedeva nella parrocchia dei Santi Antonio e Ambrogio in Tornata. È stato vicario a Pizzighettone dal 2001 al 2008 e a Sant’Imerio in città (2008-2015).

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Don Alessandro Maffezzoni è nato a Cremona il 9 dicembre 1978 ed è stato ordinato sacerdote il 12 giugno 2004 mentre risiedeva nella comunità cittadina di Sant’Ambrogio. È stato vicario a Sant’Imerio in città (2004-2008) e a Casalbuttano-San Vito (2008-2015).

Don Davide Schiavon è nato a Soresina il 3 gennaio 1976 ed è stato ordinato sacerdote il 13 giugno 2009 mentre risiedeva nella parrocchia di Castelleone. Nel 2009 la nomina a vicario di Sabbioneta, Villa Pasquali, Ponteterra e Breda Cisoni.

Don Davide Pezzali è nato a Casalmaggiore il 15 aprile 1985 ed è stato ordinato sacerdote il 18 giugno 2011 mentre risiedeva a Salina di Viadana. Nel 2011 è stato nominato vicario della Beata Vergine di Caravaggio in città. Don Pezzali è anche assistente spirituale del movimento di Comunione e Liberazione.

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