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Il 24 gennaio al Monastero della Visitazione di Soresina Messa per san Francesco di Sales

Consueto appuntamento, nel pomeriggio del 24 gennaio, al Monastero della Visitazione di Soresina per la solenne Eucaristia nella memoria liturgica di san Francesco di Sales, fondatore dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria. L’appuntamento nella chiesa di via Fratelli Cairoli è per le ore 18 con la Messa che quest’anno sarà presieduta dal vescovo di Crema, mons. Daniele Gianotti.

Concelebreranno l’Eucaristia i sacerdoti di Soresina con il parroco don Andrea Bastoni, insieme ai confratelli della Zona pastorale 2 e quanti sono legati al Monastero di clausura. Presente anche don Federico Celini, rettore del Seminario di Cremona, coordinatore dell’Area pastorale Cultura e Comunicazione della Curia di Cremona e direttore responsabile dell’editrice diocesana TeleRadio Cremona Cittanova.

La Comunità claustrale visitandina, in sinergia con l’Ufficio diocesano Comunicazioni sociali, come ormai tradizione, infatti, secondo una tradizione che si sta consolidando negli anni, invita alla celebrazione tutti gli operatori della comunicazione e i giornalisti, di cui san Francesco di Sales è patrono.

Non a caso ogni anno proprio il 24 gennaio viene reso noto il messaggio del Papa per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (nel 2025 si celebrerà domenica 1° giugno), che quest’anno pone l’attenzione su una comunicazione troppo spesso violenta, mirata a colpire e non a stabilire i presupposti per il dialogo. Una comunicazione, dunque, da purificare nel segno della speranza, elemento caratterizzante del Giubilare 2025 che, dal 23 al 26 gennaio, vedrà vivere a Roma il primo appuntamento internazionale, riservato proprio al mondo della comunicazione. Anche la Chiesa cremonese, con il direttore dell’Ufficio diocesano Comunicazioni sociali, Riccardo Mancabelli, sarà presente all’evento, che prevede, dopo due giorni di lavori di confronto e approfondimento, sabato 25 gennaio il passaggio della Porta Santa e l’incontro in Aula Paolo VI con il Santo Padre Francesco che, il giorno seguente in San Pietro, presiederà la Messa della “Domenica della Parola di Dio”.

 

Locandina della celebrazione del 24 gennaio a Soresina

 

Biografia di San Francesco di Sales

Nato a Thorens il 21 agosto 1567, concluse a Lione i suoi giorni, consunto dalle fatiche apostoliche, il 28 dicembre del 1622, l’anno della canonizzazione di San Filippo Neri, che Francesco conosceva attraverso la Vita scritta dal Gallonio, a lui inviata dall’amico Giovanni Giovenale Ancina. Iscritto nell’albo dei Beati nel 1661, fu canonizzato nel 1665 e proclamato Dottore della Chiesa nel 1887 da Leone XIII.

Francesco di Sales si formò alla cultura classica e filosofica alla scuola dei Gesuiti, ricevendo al tempo stesso una solida base di vita spirituale. Il padre, che sognava per lui una brillante carriera giuridica, lo mandò all’università di Padova, dove Francesco si laureò, ma dove pure portò a maturazione la vocazione sacerdotale. Ordinato il 18 dicembre 1593, fu inviato nella regione del Chablais, dominata dal Calvinismo, e si dedicò soprattutto alla predicazione, scegliendo non la contrapposizione polemica, ma il metodo del dialogo.

Per incontrare i molti che non avrebbe potuto raggiungere con la sua predicazione, escogitò il sistema di pubblicare e di far affiggere nei luoghi pubblici dei “manifesti”, composti in agile stile di grande efficacia. Questa intuizione, che dette frutti notevoli tanto da determinare il crollo della “roccaforte” calvinista, meritò a S. Francesco di essere dato, nel 1923, come patrono ai giornalisti cattolici.

A Thonon fondò la locale Congregazione dell’Oratorio, eretta da Papa Clemente VIII con la Bolla “Redemptoris et Salvatoris nostri” nel 1598 “iuxta ritum et instituta Congregationis Oratorii de Urbe”. Il suo contatto con il mondo oratoriano non riguardò tanto la persona di P. Filippo, quanto quella di alcuni tra i primi discepoli del Santo, incontrati a Roma quando Francesco vi si recò nel 1598-99: P. Baronio, i PP. Giovanni Giovenale e Matteo Ancina, P. Antonio Gallonio.

L’impegno che Francesco svolse al servizio di una vastissima direzione spirituale, nella profonda convinzione che la via della santità è dono dello Spirito per tutti i fedeli, religiosi e laici, fece di lui uno dei più grandi direttori spirituali. La sua azione pastorale – in cui impegnò tutte le forze della mente e del cuore – e il dono incessante del proprio tempo e delle forze fisiche, ebbe nel dialogo e nella dolcezza, nel sereno ottimismo e nel desiderio di incontro, il proprio fondamento, con uno spirito ed una impostazione che trovano eco profondo nella proposta spirituale di San Filippo Neri, la quale risuona mirabilmente esposta, per innata sintonia di spirito, nelle principali opere del Sales – “Introduzione alla vita devota, o Filotea”, “Trattato dell’amor di Dio, o Teotimo” – come pure nelle Lettere e nei Discorsi.

Fatto vescovo di Ginevra nel 1602, contemporaneamente alla nomina dell’Ancina, continuò con la medesima dedizione la sua opera pastorale. Frutto della direzione spirituale e delle iniziative di carità del Vescovo è la fondazione, in collaborazione con S. Francesca Fremiot de Chantal, dell’Ordine della Visitazione, che diffuse in tutta la Chiesa la spiritualità del S. Cuore di Gesù, soprattutto attraverso le Rivelazioni di Cristo alla visitandina S. Margherita Maria Alacocque, con il conseguente movimento spirituale che ebbe anche in molti Oratori, soprattutto dell’Italia Settentrionale, centri di convinta adesione.




Visita pastorale, il Vescovo all’unità pastorale Emmaus: ««È tempo di essere una Chiesa di famiglie»

 

«È tempo di essere una Chiesa di popolo, di famiglie, nella quale tutti si coinvolgano secondo il proprio dono». Con questa esortazione, fatta nell’omelia pronunciata durante la Messa solenne celebrata domenica mattina nella chiesa parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo, a Grumello Cremonese, il vescovo Antonio Napolioni ha concluso la visita pastorale alle comunità di Grumello Cremonese, Farfengo, Zanengo e Crotta d’Adda che insieme formano l’unità pastorale Emmaus.

Sono stati tre giorni intensi, da venerdì a domenica, che hanno permesso al vescovo di incontrare tutte le realtà dell’unità pastorale. Per gli anziani e gli ammalati ha avuto parole di conforto mentre ai ragazzi ha ricordato la bellezza di essere comunità, anche nello stare insieme in oratorio.

Prendendo spunto dal brano evangelico che narra l’episodio delle nozze di Cana, alla comunità, riunita numerosa nella chiesa di San Bartolomeo, ha ricordato, l’importanza di essere Chiesa nel senso di sposa per la quale Cristo dà continuamente se stesso sulla croce. «Guai – ha detto – se cadiamo nell’individualismo. Se ognuno di noi mette la sua goccia d’acqua a disposizione degli altri diventeremo vino buono, diventeremo salvezza, diventeremo novità del regno di Dio».

Ad accompagnare il vescovo Napolioni nella varie tappe della visita pastorale è stato don Francesco Pigola, dal 2018 parroco dell’unità pastorale. «In questa visita pastorale – ha detto al termine della Messa a Grumello, nel saluto e nel ringraziamento al vescovo – siamo stati tutti bene. A lei, eccellenza, chiediamo sostegno nel nostro cammino. Grazie alle autorità e a chi si è impegnato per questi momenti che sono l’apice di un cammino silenzioso e quotidiano».

Venerdì pomeriggio, presso il Centro diurno integrato “Anni Azzurri” di Grumello, il vescovo aveva la liturgia della Parola intrattenendosi con anziani e malati. A seguire, sempre a Grumello, il momento riservato prima ai bambini dell’iniziazione cristiana all’oratorio Beato Carlo Acutis e po quello per ragazzi e giovani, concludendo con una pizzata in oratorio. Il pomeriggio successivo a Crotta d’Adda l’incontro con le famiglie e poi la Messa a Zanengo. Le celebrazioni domenicali alle 9 a Crotta d’Adda nella chiesa San Lorenzo martire e alle 11 a Grumello.

Vista pastorale come occasione, dunque, per rinsaldare ancor di più i legami di quest’unità pastorale nella quale si pensa anche alla manutenzione delle strutture. «È in fase di ultimazione  – ha sottolineato il parroco – la sistemazione dell’oratorio dove è stato realizzato un campo sportivo in sintetico, mentre a Zanengo abbiamo in programma la riqualificazione della chiesa e il restauro del teatro”.

 




A San Bassano una tre-giorni intensa per festeggiare il patrono

 

È stata una tre giorni di festa in occasione del patrono di San Bassano, celebrato domenica 19 gennaio. Parecchi sono stati gli eventi organizzati dal Comune in collaborazione con la Parrocchia.

Si è iniziato venerdì 17 gennaio con una serata musicale, nel salone dell’oratorio, con il complesso “I Ban…diti”, formato da musicisti e coristi dell’unità pastorale che hanno presentato canzoni degli anni ’60 e ’70. Sempre alla sera, presso la sala del Comune, si è tenuta l’inaugurazione della mostra di quadri di un pittore contadino di San Bassano (come ama definirsi) che usa una tecnica particolare per la realizzazione dei suoi dipinti.

Sabato 18 gennaio si è tenuto il concerto gospel con la presenza del Choir Gospel Placentia che ha dato alla serata un tocco di grande festa. Oltre 60 coristi, sostenuti dai musicisti e dal direttore Francesco, hanno presento brani gospel portando un clima di gioia e di buona musica coinvolgendo i numerosi presenti che hanno riempito la chiesa di San Bassano.

Domenica 19 gennaio, festa di San Bassiano, nel pomeriggio la comunità si è riunita nel salone dell’oratorio invitata dall’Amministrazione comunale per donare la costituzione ai giovani diciottenni dell’anno 2024 e per dare un riconoscimento a coloro che si sono distinti per il loro volontariato a servizio della comunità. Una targa speciale è stata donata a un volontario scomparso recentemente e che ha sempre servito con umiltà e discrezione il comune e la parrocchia. Nel frattempo nei locali dell’oratorio venivano serviti vin brulè, cioccolata e fette di torte per sostenere le spese dell’oratorio.

Alle ore 18 poi la solenne celebrazione della Messa presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, con la presenza dei sindaci dell’unità pastorale, dell’Amministrazione comunale di San Bassano, delle associazioni presenti nel paese e dei sacerdoti dell’unità pastorale. Dopo il saluto di accoglienza da parte di un membro del consiglio pastorale, il sindaco Giuseppe Papa ha consegnato il cero al vescovo per l’accensione davanti alla reliquia di San Bassiano.

Il vescovo nell’omelia ha invitato a riconoscere Cristo come pastore che guida e si prende cura del suo gregge, esortando la comunità ad aiutare i propri sacerdoti nel compito di essere pastori delle comunità, senza lascarli soli ma sostenendoli nelle varie decisioni e affiancandosi a loro.

Al termine il parroco don Daniele Rossi ha presentato al vescovo i ragazzi che il prossimo giugno riceveranno la Cresima e la Prima Comunione, gli adolescenti e i giovani che parteciperanno al Giubileo a Roma con il Papa e le famiglie che il 1° giugno saranno in San Pietro per il Giubileo delle famiglie. Infine i bambini di 4ª elementare hanno donato al vescovo una lettera con la richiesta di essere ospitati a Cremona per conoscere meglio la sua figura. Il sindaco e l’Amministrazione comunale hanno poi donato al vescovo un quadro del pittore di San Bassano raffigurante la Crocifissione di nostro Signore. La serata si è poi conclusa in oratorio con la cena per le associazioni e i volontari.




“Colonia de ferias”, a Salvador de Bahia conclusa l’esperienza del Grest. Il grazie alla Diocesi di Cremona per il sostegno e la vicinanza

 

Con la vittoria della squadra degli azzurri si è conclusa nella serata di sabato 18 gennaio la 14ª edizione della “Colonia de ferias” (il Grest si direbbe in Italia) promosso dalla Parrocchia di Salvador de Bahia, guidata dal sacerdote cremonese don Davide Ferretti e dove opera la missionaria laica “fidei donum” Gloria Manfredini.

Guidati dall’esempio e dalle parole ricche di fede e speranza di Chiara Corbella (presa quest’anno come esempio di vita), duecento ragazzi (metà la mattina con più piccoli, la restante parte il pomeriggio) sotto la giuda di circa 30 animatori per due settimane hanno vissuto momenti di preghiera, testimonianza, gioco, laboratori, gite e molto altro.

«È stato un momento importante – spiegano i due “fidei donum” cremonesei – per la nostra comunità, dove la fatica del vivere, soprattutto per i più giovani, è quotidiana. Un’occasione per vivere l’amicizia tra quartieri rivali, la conoscenza tra ragazzi che vivono a pochi passi l’uno dall’altro ma non si possono incontrare per vecchi o nuovi problemi, la spensieratezza del gioco in un ambiente sicuro. Insomma, un momento di relax in un ambiente, quello della favela, non sempre tranquillo».

«Un grazie sincero – continuano don Davide Ferretti e Gloria Manfredini – a fra Vito, padre spirituale di Chiara con il quale gli animatori hanno avuto la possibilità di fare una videochiamata e conoscere più a fondo la forza di questa ragazza. E un grazie particolare alla Federazione Oratori Cremonesi che anche quest’anno ci ha aiutato con i cappellini e le magliette, che sono stati distribuiti ai ragazzi. E un grazie anche a tutta la Diocesi di Cremona che con la preghiera, la vicinanza e il sostegno economico permette ancora una volta di vivere la “Colonia de ferias”».




Don Bignami a politici e amministratori: «Siamo come custodi della democrazia»

 

«Riprendendo una lettera di don Primo Mazzolari, mi piace pensare che chi oggi non va a votare è un innamorato deluso dalla politica. La gente ha delle attese da essa. Però rischi anche di prendere cantonate enormi se trovi persone che non ti aiutano a riconoscerti nel valore e nella grandezza delle cose». Per cui, secondo don Bruno Bignami, serve uno sguardo particolare sulle vicende umane e sul potere della parola «a contatto con la realtà» delle persone sfiduciate.

Questi sono alcuni dei passaggi chiave che il direttore dell’Ufficio nazionale della CEI per i problemi sociale e lavoro, e docente di Teologia Morale presso la Pontificia Università Gregoriana, il cremonese don Bruno Bignami ha illustrato, a partire dal suo ultimo libro “Dare un’anima alla politica”, nel pomeriggio di domenica 19 gennaio in Seminario, a Cremona, in occasione dell’annuale incontro diocesano rivolto a quanti sono impegnati sul territorio in ambito amministrativo, politico, economico, sociale e del Terzo settore. Un centinaio di amministratori che hanno risposto all’invito dell’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, guidato da Eugenio Bignardi che ha coordinato i lavori. Presenti numerosi sindaci, tra i quali il primo cittadino del capoluogo, Andrea Virgilio, e il Presidente della Provincia di Cremona Roberto Mariani, insieme anche ai rappresentanti dei Consigli di amministrazione delle sei Comunità Energetiche Rinnovabili sorte sul territorio diocesano proprio a partire da un progetto della Diocesi.

«Questo incontro ogni anno prende forme diverse perché intuiamo nuove opportunità nella bellezza del ritrovarci dentro un dialogo possibile tra sacerdoti, commissioni pastorali, interlocutori laici nelle parrocchie» ha detto monsignor Napolioni nei saluti iniziali. Ricordando la figura di don Beppe Diana, parroco di Casal di Principe, e le sue parole di risveglio per la sua gente davanti all’oppressione camorrista, il vescovo ha sottolineato come «noi vogliamo tradurre la gioia di vivere in forme di impegno e alleanza sociale da diffondere a tanti e soprattutto ai più deboli. Per amore del popolo possiamo dire “no” a tutte le bruttezze, affinché l’impegno corrisponda alla speranza di cui ci facciamo pellegrini». 

 

Introduzione del vescovo Antonio Napolioni

 

Don Bignami ha aperto la sua riflessione citando l’intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, all’ultima Settimana sociale dei cattolici italiani, lo scorso luglio a Trieste, e nel quale metteva in guardia dalla “democrazia della maggioranza”: «Serve rimettere al centro le persone, le relazioni, le comunità per mirare al bene comune, che non è il bene pubblico, ma il bene di tutti e di ciascuno». Sollecitato su questi temi, don Bignami ha così evidenziato la crisi politica che attraversa l’Italia, l’Europa e il mondo, caratterizzata dall’incapacità della politica di fornire risposte adeguate e di mantenere un confronto costruttivo, portando a scontri e alla caduta dei paradigmi che hanno sostenuto il secolo scorso.

Il bene comune va difeso, custodito e fatto crescere, secondo il sacerdote: «Oggi siamo come custodi della democrazia. Abbiamo una responsabilità grande, che è quella di far capire che essa è un valore aggiunto alla nostra vita, alla vita sociale, alle nostre famiglie». Se si vuole, dunque, ridare un senso alla democrazia e alla partecipazione dei cittadini, ha sostenuto Bignami, «serve recuperare il potere di comunicare con qualcun altro; essere attivatori di processi e non di risultati, essere capaci di fecondità e generatività dentro le realtà più complesse di quella che appaiono». La politica, ha detto ancora don Bignami riprendendo le parole di Papa Francesco, è intenerirsi, avere quella «capacità di ascoltare l’altro e dare risposte nel concreto, dentro la vita delle persone, attraverso la tenerezza e non la forza. Il rischio, altrimenti, è diventare “burocrati della politica”». Un modo, dunque, di «creare condizioni che favoriscano l’impegno, la partecipazione di tutti dentro i rispettivi mondi ed esperienze dell’umano» è quello di «riconoscere il valore delle persone che ci stanno accanto», nonostante le responsabilità «di un lavoro logorante, estenuante, senza orari come quello di un amministratore».

Per contribuire al bene comune è necessario tornare a impegnarsi in prima persona. A questa urgenza don Bignami ha offerto tre «domande scomode»: «quali sono le “esperienze di contrasto” che ritieni intollerabili e per le quali ti muove un impegno personale nel cambiamento nel cuore, operare qualcosa di diverso?», «che cosa sta dicendo il mio territorio di unico alle altre persone, e quindi quale vocazione assegneresti alla terra in cui vivi?», e «che cosa comporta per la propria formazione la capacità di collocarsi in alto?». Citando don Primo Mazzolari, «l’”alto della politica” non è uno spazio di schieramento, ma una novità di stile». L’appartenenza politica è insomma uno strumento, «non un possesso o un punto di arrivo». La fede cristiana, che ci si creda o meno, secondo don Bignami offre «uno sguardo etico» e «il valore della comunità. E la politica è anche questo: creare reti, votare persone che sappiano tenere insieme e non dividere». Elementi dal quale partire per contribuire, ciascuno nelle proprie umanità, al bene comune. 

Dopo la relazione di don Bignami c’è stato tempo per confrontarsi ulteriormente su idee, difficoltà, proposte di condivisione tra la comunità ecclesiale e chi opera nella società alla ricerca del bene comune.

 

Intervento di don Bruno Bignami




Nel cuore di Cremona sport, giochi e preghiera per la pace

 

Il brutto tempo non è riuscito a fermare il diffondersi del messaggio di pace che domenica 19 gennaio si è alzato da Cremona. In piazza del Comune, già dalle prime ore del pomeriggio, nonostante qualche goccia di pioggia e i nuvoloni scuri, si sono alzate le bandiere dell’Azione Cattolica di Cremona con l’ACR e i Giovanissimi, del CSI comitato di Cremona, dei gruppi Scout Agesci Cremona2 e Cremona3, del gruppo scout Cengei di Cremona, di Pax Christi Cremona, in collaborazione con Federazione Oratori Cremonesi e Libera Contro le mafie.

Bambini e ragazzi hanno riempito la piazza per tanti giochi e divertimento, fino al punto che neanche il freddo di gennaio è riuscito a fermarli. Con un importante messaggio: quello della pace.

Quella promossa all’ombra del Torrazzo è stata una vera e propria “giornata della pace” con l’obiettivo sensibilizzare la comunità cremonese sul tema, tanto a livello locale quanto globale, richiamando la giornata che si era tenuta lo scorso anno nello stesso periodo, e che si ripeterà il prossimo 28 gennaio.

«Sport, giochi e preghiera sono tre aspetti della vita che vanno di pari passo – hanno spiegato gli organizzatori – non si può pretendere che rimangano scollegati. Quello che abbiamo proposto è l’insieme di questi elementi, tutti uniti dal filo conduttore della pace».

Il pomeriggio, infatti, non si è fermato in piazza. Alle 16.30 la Cattedrale ha accolto i ragazzi ancora euforici dopo i giochi. Lì, il vescovo Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi Italia (che nel weekend è stato ospite per una serie di eventi dell’Unità pastorale Cafarnao e della Parrocchia di Cicognolo), ha guidato i presenti in un momento di riflessione e preghiera, spiegato che «la pace è la strada sulla quale dobbiamo camminare. Dove arriva la pace, lì arriva il sole della fraternità, dell’accoglienza, e la pace sarà il sole dell’umanità». «In tutti i luoghi colpiti da guerra non si gioca come abbiamo fatto noi oggi – ha ricordato mons. Ricchiuti – ma si vive sotto le bombe. Noi possiamo dare il nostro contributo facendo rifiorire la pace nelle nostre famiglie e chiedendo a Dio il dono della misericordia”.

Al termine, per concludere il pomeriggio, il palazzo vescovile ha aperto i cancelli, e lì, fra le colonne dell’ingresso, una merenda ha terminato la giornata.

«La pace – hanno sottolineato ancora gli organizzatori – è un bene essenziale, da coltivare attraverso piccoli gesti quotidiani, ma anche nelle scelte che riguardano i grandi eventi della nostra vita comunitaria e personale. Questo impegno vuole alimentare la riflessione continua sulla pace e stimolare l’azione concreta per costruirla».

Quella di domenica è stata anche l’occasione per rafforzare le collaborazioni con le diverse organizzazioni che operano nell’ambito della promozione dei diritti umani e della pace e il cui contributo garantirà la qualità e la profondità delle attività e degli incontri che si svolgeranno in futuro.

 

 

“La pace ci piace”: tre giorni di riflessioni e preghiera con il presidente di Pax Christi




Castelverde, Fondazione Redentore aderisce al progetto “Porto famiglie” con un punto di ascolto

La Fondazione “Opera Pia Ss. Redentore Onlus” di Castelverde ha aderito al progetto “Porto Famiglie” finanziato da Regione Lombardia con il Fondo per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri e promosso dal consultorio Ucipem di Cremona in collaborazione con ATS Val Padana.

«L’idea – spiega il presidente don Claudio Rasoli – è quella di fare rete attorno alle famiglie, rispondendo a quelle che sono le necessità più urgenti, le domande più diffuse, i bisogni più impellenti. Da parte nostra desideriamo affiancarci ai nuclei familiari impegnati a seguire e curare gli anziani e in modo particolare quelle persone che hanno bisogno di trovare ospitalità in una RSA. Oltre ad un punto di ascolto, aperto tutti i giovedì dalle 14 alle 16 presso la nostra sede in via Gardinali 15 a Castelverde, abbiamo promosso un ciclo di conferenze con professionisti del settore».

Il percorso Teniamoci per mano avrà inizio mercoledì 22 gennaio, alle ore 18, presso la sala conferenze dell’oratorio di Castelverde in via Ubaldo Ferrari 2. Il dottor Fabrizio Arrigoni, psicologo e il dottor Andrea Visigalli, direttore sanitario della Fondazione Redentore, si confronteranno sul tema “Relazioni e reazione della cura in RSA”. Un secondo appuntamento sarà mercoledì 12 febbraio e sarà dedicato all’approccio con l’anziano, su come assisterlo in maniera corretta e su come aiutarlo a mantenere una certa autonomia nella cura di sé stesso; al microfono si alterneranno alcune figure professionali della RSA: l’educatrice Sonia Casella, l’infermiera e coordinatrice RSA Carla Brocchieri, l’operatrice socio-sanitaria Sommi Katiuscia e l’ausiliaria socio-assistenziale Patrizia Pizzi. Sempre in febbraio, mercoledì 26, il focus sarà sul rapporto dell’anziano con il cibo: oltre ai dottor Arrigoni e Visigalli interverrà anche l’infermiera Brocchieri. Nei mesi successivi verranno trattati altri temi fondamentali legati all’assistenza dell’anziano come l’approccio alla demenza, le attività ludico occupazionali, i servizi territoriali, il ruolo delle figure giuridiche come l’amministratore di sostegno. L’itinerario si concluderà con un approfondimento sul fine vita, un tema di scottante attualità che sarà trattato sia dal punto di vista medico sia morale.

«Tutti gli incontri – conclude il presidente – si terranno all’oratorio di Castelverde sempre a partire dalle ore 18: un orario che ci sembra consono per chi lavora, ma che non vuole mancare per capire di più e meglio come assistere i propri cari e quali scelte fare per il loro bene. Ringrazio il consultorio UCIPEM per questa nuova opportunità che permette alla nostra Fondazione di aprirsi ulteriormente al territorio offrendo la ricchezza delle proprie competenze e professionalità. Un pensiero riconoscente anche all’équipe animativa della RSA e agli uffici amministrativi per l’organizzazione impeccabile del ciclo di conferenze».




Economia, Cremona sorride guardando al futuro

 

«A Cremona abbiamo una situazione florida rispetto ad altre realtà italiane». Con queste parole il professor Fabio Antoldi, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore del Cersi (Centro di ricerca per lo sviluppo imprenditoriale), ha aperto la puntata di Torrazzo con vista interamente dedicata al tema dell’economia e dell’imprenditoria.

Durante il nuovo episodio del video podcast prodotto da TeleRadio Cremona Cittanova in collaborazione con l’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Cremona, il professor Antoldi ha voluto tratteggiare un quadro della situazione del territorio cremonese, focalizzandosi soprattutto sui giovani. «Il tasso di disoccupazione – ha detto – è basso e l’imprenditorialità è fondamentalmente sana. Nell’opinione, nello sguardo dei ventenni, nonostante un calo demografico che inizia a farsi consistente, c’è poi un cambiamento: ci sono segnali crescenti di un esodo verso l’estero, segno di un’aspettativa che sa andare al di là delle proprie radici».

Chi, invece, è rimasto molto legato alle proprie origini, ma con la capacità di guardare lontano, è Anna Garavelli, titolare di Terre Davis, azienda cremonese che produce terra rossa per i campi da tennis. Negli ultimi cinquant’anni c’è stata una grande crescita, che oggi è ancor più consistente: «Avere il numero uno al mondo qui in casa nostra – ha confessato Garavelli – aiuta non poco. Abbiamo notato, infatti, un gran numero di investimenti, che non si vedevano da tempo. D’altra parte, sappiamo che l’entusiasmo sposta i capitali, quindi ora si spinge molto sul tennis, il che ci fa estremamente piacere».

Il vero punto focale dell’azienda, poi, è la valorizzazione del territorio. La titolare ha raccontato che, seguendo la tradizione iniziata dal padre, «facciamo economia circolare da prima che si chiamasse così. Il nostro prodotto si ottiene macinando i mattoni e la scelta che abbiamo sempre fatto è quella di usare utilizzare i materiali di scarto provenienti dalle nostre zone: abbiamo notato che l’argilla del Po, con cui questi mattoni sono prodotti, fornisce ottime prestazioni dal punto di vista sportivo».

Il tema della sostenibilità, dunque, è concreto e strettamente legato alla vita delle aziende, ma non solo. «Sostenibilità ed educazione finanziaria vanno di pari passo – ha spiegato Silvia Lanzoni, responsabile dell’educazione finanziaria di Credito Padano – e sono in linea con diversi obiettivi dell’Agenda 2030. L’idea di fondo è quella di saper guardare al futuro con responsabilità, che poi è anche la base del concetto di sostenibilità. Per questo proponiamo i nostri percorsi formativi alle scuole: entrare in contatto con dei bambini e insegnare loro il concetto di risparmio, usando i loro termini, è fondamentale per costruire il domani».

Sull’aspetto formativo ha concluso il professor Antoldi. Da coordinatore di un corso di laurea magistrale in imprenditoria digitale, ha ricordato che «la transizione ecologica è strettamente legata alla transizione digitale e all’impatto che le nuove tecnologie hanno sui modelli di business. Le imprese stesse stanno cambiando, in primo luogo nella ricerca delle fonti di energia. L’impatto delle tecnologie digitali, però, può risultare ancor più decisivo, perché permette di ripensare radicalmente i processi aziendali. Per questo ha senso investire sulla formazione, in questo senso. Qui in Italia, rispetto ad altri paesi, abbiamo un piccolo svantaggio, perché la nostra cultura è ancora troppo poco legata alla valorizzazione dei dati, ma è un processo in corso e siamo fiduciosi in un cambiamento positivo per tutti».




“La pace ci piace”: tre giorni di riflessioni e preghiera con il presidente di Pax Christi

 

Nella serata di venerdì 17 gennaio, all’oratorio di Vescovato, ha preso avvio la tre giorni di incontri e riflessioni dal titolo “La pace ci piace” proposta dall’Unità pastorale Cafarnao (formata dalle comunità di Binanuova, ca’ de’ Stefani, Gabbioneta, Pescarolo, Pieve Terzagni e Vescovato) insieme alla Parrocchia di Cicognolo. Ospite d’eccezione, per tutta la durata del fine settimana, è mons. Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi Italia, vescovo emerito di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti. Il primo incontro è stato riservato ai ragazzi e alle famiglie della Mistagogia.

«La mia esperienza mi porta a parlare nelle scuole e nelle parrocchie, con i giovani, i ragazzi e i bambini – ha raccontato il vescovo Ricchiuti ai ragazzi e ai loro genitori –. L’invito che rivolgo è quello guardare oltre, al di là del mondo che preferisce il conflitto per superare litigi e incomprensioni, perché il non capirsi porta alla guerra. La relazione umana è importante perché formarsi alla pace significa abbracciare il bene, essere operatori di concordia».

Se è vero che i ragazzi apprendono da chi sta loro accanto, imitando i propri educatori, allora «bisogna invitarli a pensarla in modo diverso, andando anche controcorrente – ha spiegato il presidente di Pax Christi –. Il filosofo Umberto Galimberti parlava di piccoli atei che crescono. Da un sondaggio sembra che i giovani si stiano allontanando dalla fede. Io credo che se iniziassimo ad ascoltarli, farli parlare, mettendoci in ascolto noi adulti per primi, riusciremo a mostrare loro un mondo nuovo, relazioni nuove, un’esistenza in cui davvero ci si riconosce fratelli e sorelle. Come diceva una famosa canzone: dobbiamo tornare ad essere umani. È questa la chiave di svolta».

«Vivere la vita in maniera diversa è un valore che deve necessariamente passare per la scuola e per la famiglia – ha concluso mons. Ricchiuti –. La possibilità di vivere senza guerra, violenza e armi sembra quasi un sogno, ma gli adolescenti vanno lasciati sognare a occhi aperti, perché un altro mondo è possibile, ma serve la pazienza di ascoltare chi ce lo vuole raccontare»

Gli appuntamenti con mons. Ricchiuti proseguono nella giornata di sabato 18 gennaio a Cicognolo con la pizzata, il cui incasso sarà devoluto ai progetti di pace di Pax Christi, e a seguire la veglia di preghiera per la pace, dal titolo “Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace”, presieduta sempre da mons. Ricchiuti, così come la Messa di domenica 19 gennaio alle 11 a Pescarolo.

Il presidente di Pax Christi Italia sarà anche ospite anche nella prima parte della Festa della Pace organizzata nel pomeriggio di domenica 19 gennaio daell’Ac Cremonese e da altre associazioni in piazza del Comune a Cremona.




«Se le carceri sono come sono è perché a noi non importa». Da Mazzolari all’Italia di oggi: una riflessione sulla giustizia con Gherardo Colombo e Omar Pedrini

 

“Mantenere la speranza, fiore della redenzione”. Con queste parole di don Primo Mazzolari, si è aperto l’incontro e il dibattito sulla giustizia e le carceri, promosso dalla Fondazione don Mazzolari, sabato pomeriggio 18 gennaio presso il Palazzo Comunale di Cremona. L’occasione è stata l’anniversario della nascita di don Primo (13 gennaio 1890) e il lancio del libro “Oltre le sbarre, il Fratello” curato dai sacerdoti cremonesi don Bruno Bignami e don Umberto Zanaboni, il primo postulatore e il secondo vicepostulatore della causa di beatificazione del parroco di Bozzolo.

Ospiti dell’incontro e insieme protagonisti, l’ex magistrato Gherardo Colombo e il cantautore Omar Pedrini che, come ha ben chiarito don Bignami (che è anche direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei) hanno usato «linguaggi diversi per parlare della medesima questione»: quella di una giustizia che non deve trasformarsi in una punizione, ma in una fonte di speranza. Tema caro anche a Papa Francesco e che segna il cammino dell’anno giubilare in corso.

In una sala della Consulta dove era difficile muoversi per il numero importante di persone sedute e in piedi, le note di “Sole spento”, canzone suonata e cantata da Pedrini, hanno suscitato forti emozioni. Di seguito la platea è rimasta calamitata dal tono pacato e deciso dell’ex magistrato Colombo che ha dichiarato: «Fino al 2000 pensavo che il carcere fosse educativo, una sofferenza necessaria. Ora ho cambiato idea, credo nella giustizia riparativa». Un invito ad una riflessione profonda su quanto ciascuno può fare perché «se le carceri sono come sono è perché a noi non importa, altrimenti ci faremmo sentire», ha aggiunto Colombo.

A dare il là al pomeriggio intenso, per la verità, era stata la lettura di un brano scritto da don Mazzolari (ed inserito nel testo “Oltre le sbarre il fratello”). Da questo invito ad essere vicini a chi sta dietro le sbarre, perché “l’uomo misericordioso non ammette l’incurabilità”, erano partire le considerazioni del sindaco di Cremona, Andrea Virgilio. «Nella casa di tutti, il Comune – ha detto – si affrontano temi profondi come quello del carcere che è un tema di civiltà». Da qui due paradossi: quello della giustizia talvolta pretesto legale per esercitare la violenza (spunto ripreso da Colombo) e quello del carcere come luogo dove dovrebbe avvenire un cambiamento e invece si trasforma in una punizione.

Idee a cui si è collegato don Umberto Zanaboni, coautore del volume, che ha dichiarato le ragioni da cui è nata l’idea di pubblicare alcuni testi del parroco di Bozzolo. In primis perché “in occasione del Giubileo, il Papa chiede gesti giubilari come il disarmo, eliminare la pena di morte… e anche porre attenzione alle carceri». Poi c’è la figura di don Primo, egli stesso detenuto nelle carceri fasciste e poi capace di stare accanto ai carcerati a cui faceva sentire la propria vicinanza e la misericordia del Vangelo con visite e lettere.

In questa profondità di storia e di pensiero sono hanno quindi “fatto irruzione” le note e le parole di Sole Spento, canzone nata nel 2001 dalle parole di una lettera di un ragazzo del Beccaria e trasformate in note da Pedrini, che le carceri, le ha varcate per inondarle di musica.

Quindi l’intervento di Colombo che ha invitato i presenti a mettersi in gioco perché «le iniziative per migliorare lo stato dei detenuti ci sono ma sono pochissime» e soprattutto l’invito a riflettere su un tipo di giustizia, quella riparativa, che lascia spazio alla speranza.

In chiusura don Bignami ha acceso l’attenzione «sull’atteggiamento assurdo che ha la nostra società nell’abbandonare chi è nel bisogno», perché davvero «nessuno è incurabile». La chiave di volta sta nel curare le relazioni e «vedere la ricchezza umana» che si manifesta, nahce dietro le sbarre.