Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: il 21 gennaio veglia ecumenica a Sant’Abbondio
“Credi tu questo?” (Giovanni 12, 26) è il tema su cui si incentrerà la preghiera della Veglia ecumenica che si terrà a Cremona la sera di martedì 21 gennaio, alle 21, nella chiesa di Sant’Abbondio.
«L’iniziativa – spiega don Federico Celini, incaricato diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso – è svolta in sinergia tra le confessioni cristiane presenti sul territorio ed è inserita organicamente nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che anche quest’anno nell’emisfero settentrionale si celebra dal 18 al 25 gennaio, non molto tempo dopo la festa, per molte tradizioni cristiane, del Battesimo del Signore. In altre parti del mondo, invece, la Settimana di preghiera ricorre nel periodo di Pentecoste, quando si commemoriamo la nascita della Chiesa e siamo impiegati come pietre vive nel Corpo di Cristo».
La Veglia ecumenica del 21 gennaio a Cremona vedrà la presenza del vescovo Antonio Napolioni in rappresentanza dalla Chiesa Cattolica, del pastore Nicola Tedoldi per la Chiesa Metodista di Parma–Mezzani e dei padri Gabriel Pandrea e Constantin Munteanu della Chiesa Ortodossa Romena. Parteciperà anche don Gabriel Ionut Giurgica, assistente spirituale della comunità cattolica romena di Cremona.
La scelta del tema che accompagna la Settimana quest’anno è stata affidata dal Dicastero per la promozione dell’Unità dei Cristiani alla Comunità Monastica di Bose, monastero ecumenico di fratelli e sorelle situato in Piemonte. E come di consueto, un gruppo internazionale nominato congiuntamente dallo stesso Dicastero e dalla Commissione Fede e Costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese ha lavorato sul materiale insieme ai redattori, per finalizzarlo.
«C’è da sottolineare il fatto – precisa don Celini – che il 2025 segna il 1.700° anniversario del Primo Concilio Ecumenico, quello di Nicea. Questa commemorazione offre un’occasione unica per riflettere e celebrare la fede comune dei cristiani, così come è stata espressa nel Credo formulato in quel Concilio. La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2025 è un forte invito ad attingere a tale eredità comune e ad approfondire la fede che unisce tutti i cristiani».
Come si legge nella presentazione della Settimana, redatta ad opera del Dicastero per la promozione dell’Unità dei Cristiani, il testo del Credo predisposto per la Celebrazione ecumenica è il Credo niceno-costantinopolitano normalmente utilizzato durante le Assemblee generali del Consiglio ecumenico delle chiese e altri eventi ecumenici.
“Nel riferirsi allo Spirito Santo – viene precisato nel testo – questa versione omette l’espressione Filioque (e il Figlio) dopo la frase che procede dal Padre. Questa espressione, infatti, non era nel testo originale del Credo adottato al Concilio di Nicea (325 d.C.) né in quello adottato al Concilio di Costantinopoli nel 381 d.C., ma fu aggiunta in Occidente nel VI secolo per sottolineare la divinità del Figlio di fronte all’eresia ariana”.
«Tale inserimento – ricorda l’incaricato diocesano per l’Ecumenismo – per molti secoli è stato causa di dispute tra Oriente e Occidente e oggetto di importanti discussioni ecumeniche negli ultimi decenni. Parimenti, nel riferirsi al Figlio, la versione scelta omette anche l’espressione Deum de Deo (Dio da Dio) in riferimento al Figlio, che era originariamente inclusa nel Credo di Nicea, ma espunta nella versione adottata a Costantinopoli nel 381».
Riprende, infatti, il Dicastero: “Un documento del 1981 della Commissione Fede e costituzione del Consiglio ecumenico delle Chiese, di cui la Chiesa Cattolica è membro a pieno titolo, raccomanda ‘che la forma originale del terzo articolo del Credo, senza il Filioque, sia ovunque riconosciuta come quella normativa e ripristinata, in modo che tutto il popolo cristiano possa, in questa formula, confessare la sua fede comune nello Spirito Santo”.
Così, mentre l’espressione Filioque resta nella tradizione liturgica della Chiesa latina e di alcune altre Chiese occidentali, tuttavia generalmente si omette quando si recita il Credo negli incontri ecumenici tra il Vescovo di Roma e i vari capi delle Chiese Orientali.
Al proposito, un documento cattolico del 1995 dichiara: “La Chiesa cattolica riconosce il valore conciliare e ecumenico, normativo e irrevocabile, quale espressione dell’antica fede comune della Chiesa e di tutti i cristiani, del simbolo professato in greco dal II Concilio ecumenico a Costantinopoli nel 381. Nessuna professione di fede propria ad una tradizione liturgica particolare può contravvenire a tale espressione di fede insegnata e professata dalla Chiesa indivisa”.
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