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La Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato apre un mese di iniziative sul territorio dedicate alla cura dell’ambiente

«Sperare e agire con il creato significa anzitutto unire le forze e, camminando insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, contribuire a ripensare alla questione del potere umano, al suo significato e ai suoi limiti». Le parole di papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato richiamano ancora una volta le coordinate sul quale invitare i fedeli, e non solo, a riflettere e operare nei confronti del pianeta in cui viviamo, della sua ricchezza biologica e della sua tutela.

La Giornata che domenica 1 settembre, giunge alla sua diciannovesima edizione, dà inizio al Tempo del Creato che durerà tutto il mese, chiudendosi il 4 ottobre nella festa liturgica di San Francesco d’Assisi, ed è promossa dall’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Conferenza Episcopale Italiana. Eugenio Bignardi, incaricato diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, presenta il mese di eventi, incontri e momenti di preghiera comunitari sul territorio dedicati a questi argomenti di stringente attualità. «Il tema scelto di questa edizione, tratta dalla Lettera di San Paolo ai Romani, riprende l’ottica dell’enciclica Laudato Sì: noi siamo custodi del mondo in cui noi viviamo, non siamo né proprietari né sfruttatori dell’ambiente». L’ appello diventa un messaggio di speranza nel cambiamento di mentalità dell’umanità nei confronti di una nuova reciprocità con la natura e l’ambiente. «Al di là degli aspetti normativi di leggi che introducono vincoli o meno, il problema di fondo è quello culturale», ha aggiunto Bignardi.

«Dobbiamo renderci conto di avere cura di questo ambiente e far sì che possa migliorare attraverso le nostre azioni, soprattutto nella consapevolezza degli effetti per le future generazioni». Anche nella diocesi di Cremona sono previsti appuntamenti nel mese di settembre nelle parrocchie e dedicati ad approfondire come cambiare il futuro del mondo insieme ad esso: «Seguendo le direttive nazionali, abbiamo dato delle indicazioni ai gruppi che già operano per dare avvio alle iniziative già definite». A dare inizio al Tempo del Creato sarà la tavola rotonda di giovedì 29 agosto sulle comunità energetiche ad Orzinuovi, coordinato dalla Diocesi e in cui interverranno, oltre a Bignardi, il sindaco di Gussola Stefano Belli Franzini, il parroco di Piadena don Antonio Pezzetti e Giuseppe Demaria, presidente Fondazione Benefattori Soresinesi. Nel pomeriggio di domenica 1° settembre, nella Giornata dedicata, l’incontro di preghiera al santuario di Agnadello, mentre l’Unità pastorale Madonna del Roggione propone una preghiera alle 11.45 con la benedizione dal fiume Adda e alle 16 un pomeriggio di attività a tema per bambini presso l’eremo di Sant’Eusebio. Nella forma del momento di preghiera sarà anche l’appuntamento dell’8 settembre nella Zona 2, nei pressi di Caravaggio, dedicato alle famiglie. Il 24 di settembre a Soresina ci sarà un incontro sulla biodiversità naturale e la biodiversità sociale, in cui interverranno il professor Attilio Maccoppi, biologo e dirigente scolastico, e il professor Mauro Ferrari, sociologo autore del saggio Noi siamo erbacce. Il 27 di settembre è previsto un ulteriore serata a Brignano sul consumo di suolo, con la presentazione di una legge di iniziativa popolare su nuove regole dei vincoli ambientali e dei terreni e favorire la salvaguardia del territorio. «Speriamo questi appuntamenti possano aiutare le persone a rendersi conto di quello che noi possiamo fare per la cura del creato» ha concluso Bignardi.




Centenario Lauretano: al Museo Diocesano una mostra dedicata a “San Giuseppe custode della Santa Casa”

Il Museo Diocesano di Cremona presenta la mostra “San Giuseppe Custode della Santa Casa”, aperta al pubblico dal 13 settembre al 20 ottobre 2024 e ospitata nella sala delle esposizioni temporanee del Museo.

La mostra nasce dalla volontà di celebrare il IV Centenario della costruzione della Santa Casa, fedele riproduzione di quella di Loreto, presso la chiesa di S. Abbondio a Cremona. Dal momento della sua inaugurazione, il santuario mariano di Sant’Abbondio ha instaurato un legame profondo con la città di Cremona, creando una connessione che ancora oggi sopravvive a distanza di quattro secoli.

La Santa Casa, voluta nel 1624 dal nobile Giovan Pietro Ala, membro del consiglio dei Decurioni, è l’unico santuario mariano della città. La sua presenza evoca immediatamente la Terra Santa, la santa Famiglia e il mistero dell’incarnazione che, proprio nella casa di Nazareth, trovò compimento con l’annuncio dell’angelo a Maria e con l’assenso, umile e fiducioso, della “Serva del Signore”. Grazie all’impegno di Giovan Pietro Ala, la Madonna venerata in questa chiesa fu presto riconosciuta come “patrona” della città tra il 1625 e il 1626.

La mostra mette in risalto la realtà della Santa Casa e la figura di San Giuseppe, “custode” della Santa Famiglia di Nazareth. Spesso ritratto come un personaggio secondario nelle rappresentazioni dell’infanzia di Gesù, San Giuseppe appare in disparte, fino al XV secolo, che segna un punto di svolta nella sua rivalutazione a livello liturgico, teologico e artistico. Questo cambiamento è in parte dovuto all’influenza del Rinascimento, che valorizza il suo ruolo di pater familias autorevole e protettivo, nonché di laborioso artigiano.

San Giuseppe è da sempre oggetto di particolare devozione a S. Abbondio, dove gli è stato dedicato un altare con una splendida statua del Bertesi, situata nella grande cappella davanti alla Santa Casa.

“San Giuseppe custode della Santa Casa” intende anche valorizzare e far conoscere il prezioso patrimonio artistico del Museo Lauretano, aperto nel 2006 nel chiostro di S. Abbondio, che custodisce, in particolare, la ricca raccolta degli ex-voto, che non sono soltanto un segno della devozione popolare, ma costituiscono un vero e proprio “spaccato” di vita della città e del suo territorio dal 1624 fino alla fine dell’Ottocento.

La mostra esporrà alcuni pezzi inediti, finora appartenenti a collezioni private, che sono stati donati in occasione di questo anniversario al Museo Lauretano di S. Abbondio. Tra le opere più significative della mostra, la “Sacra Famiglia” di Giacomo Bertesi e la “Madonna adorante il bambino”, cerchia di Bonifacio Bembo.

INFO

Museo Diocesano di Cremona

info@museidiocesicremona.it

Tel. 0372 495082




#cosebelle24, con Drum Bun e Caritas la vancanza di giovani e famiglie a Trieste nel segno del servizio

C’è stata anche la città di Trieste, con uno sguardo rivolto alla rotta balcanica, tra le mete di #Cosebelle24, il progetto di esperienze estive proposte ad adolescenti, giovani, famiglie e adulti della diocesi di Cremona attraverso Caritas cremonese e alcune associazioni e realtà ecclesiali per poter vivere un periodo significativo di svago e di servizio.

Famiglie a Trieste: «Esperienze che fanno bene anche alla crescita dei nostri figli»

Anna, Giorgio (detto Jad), Nina, Romeo, Martino e Emil. La famiglia Coppiardi, mamma, papà con quattro figli, storici volontari dell’Associazione Drum Bun di Cremona, sono partiti con altre tre famiglie alla volta di Trieste per un’esperienza di una settimana (a fine luglio) tra svago e servizio presso le strutture della Caritas Trieste. «Era arrivato il momento di ricominciare a dedicare un prezzo delle vacanze alla condivisione e al volontariato, questa volta con i figli più capaci di rendersi conto del mondo che li circonda», le parole di mamma Anna sulla decisione di partire, riprese sul sito di Caritas Cremonese.

A Trieste hanno ridipinto e abbellito una stanza comune alla struttura di Accoglienza Teresiano e hanno proposto due laboratori espressivi, di giocoleria e di “teatro di carta” kamishibai per i bambini della Casa Stani. Con una visita d’eccezione durante le attività: quella del vescovo di Trieste, il cremonese mons. Enrico Trevisi, che su Facebook ha commentato così: “Volontariato di famiglia. Che meraviglia. Partecipare per rigenerare la nostra vita cristiana e la nostra solidarietà è il programma che ci vogliamo dare. Grazie a queste famiglie per l’esempio e la sollecitazione”.

«Per la Caritas di Trieste – racconta ancora sul sito di Caritas Cremonese Anna, ripesando all’esperienza – non è stato facile accogliere delle famiglie. Tutto sommato penso che le attività siano andate bene e che abbiamo suscitato domande e possibili spunti. Con il gruppo Drum Bun si è creata una bella sinergia. Siamo tornati con la consapevolezza di poter mettere in campo molto e con la convinzione che queste esperienze fanno bene anche alla crescita dei figli… dover mettere ogni tanto le proprie esigenze da parte, saper aspettare e condividere, non sempre è facile, ma è sicuramente arricchente».

La prospettiva è quella di tornare. «Sicuramente – conclude Anna – occorrerà instaurare un dialogo più profondo con gli operatori. Lo spirito della Drum Bun è sempre stato quello di riuscire ed entrare in sinergia e collaborazione con chi è sul luogo. Non vogliamo essere quelli che vanno, fanno e poi vanno via».

 

Giovani a Trieste: «Per contribuire concretamente al cambiamento»

A fine luglio il cambio della guardia, con l’arrivo a Trieste di otto giovani che, coordinati da Caritas Cremonese e in sinergia con Caritas Trieste, hanno presteranno servizio in strutture che accompagnano persone migranti e in luoghi di accoglienza per adulti in condizione di grave marginalità.

Tra loro Francesca, 22 anni, appena laureata in Scienze e tecniche psicologiche. Fa la volontaria per l’Associazione Aida di Cremona e ha già fatto esperienza in Calabria con l’Associazione Drum Bun. «Pur consapevole dei limiti del mio intervento – racconta sulle pagine del sito caritascremonese.it – ho sentito il bisogno di contribuire a qualcosa che mi muove profondamente, ovvero contribuire concretamente al cambiamento, e che non posso, né voglio, ignorare».

Franco di anni ne ha 20 e studia Tecnologie agrarie all’Università di Bologna. «Il gruppo – racconta sul sito di Caritas Cremonese – era composto da otto persone, otto vite e personalità molto diverse, ciononostante ci siamo trovati subito in sintonia, questo ha permesso anche un’ottima collaborazione durante le attività e ha fatto sì che lavorassimo molto bene anche in situazioni che chiedevano grande flessibilità e intesa».

«Non eravamo semplici volontari – aggiunge Francesca –, eravamo prima di tutto persone capaci di toccare e farsi toccare dalle esperienze, portando a casa una preziosa capacità di crescita e costruzione collettiva. L’incontro con Caritas Trieste ci ha offerto spunti di riflessione fondamentali per confrontarci sui metodi e approcci necessari, oltre a permetterci di integrarci e apprendere in contesti diversi. Abbiamo trovato accoglienza e fiducia, che ci hanno dato la libertà e l’entusiasmo per proporre il nostro stile».

«I momenti da ricordare – continua Franco – sono innumerevoli, ma quello che mi segnerà di più è stata una partita di calcio sotto la pioggia: le squadre erano composte da bengalesi, colombiani, iracheni,  nepalesi e italiani. Questa partita me la porterò per sempre: non importa il contesto in cui ci si trova, ci sarà sempre l’occasione di divertirsi e di ridere anche senza capirsi».

«Lasciando le strade di Trieste – conclude Francesca – la parola che risuonava più spontaneamente era “arrivederci” e non “addio”. Desideriamo continuare a cercare quell’umanità e quell’anima, sia nei luoghi che abbiamo già conosciuto sia in altri nuovi,  quando ci troveremo negli occhi di qualcun altro uniti dal desiderio di incontro. Rimaniamo a servizio, pronti a fare la nostra parte».




Nelle parrocchie il nuovo numero de “Il Mosaico” dedicato all’anno della preghiera

 

È in arrivo in tutte le parrocchie della diocesi, il nuovo numero del trimestrale Il Mosaico. La quinta edizione del periodico diocesano inaugura l’anno pastorale 2024/25 con un ampio approfondimento dedicato all’anno della preghiera che la Chiesa cremonese insieme a quella universale sta vivendo in questi mesi, in preparazione al Giubileo del 2025.

Ad aprire Il Mosaico il messaggio del vescovo Napolioni che introduce il tema sottolineando l’importanza di “un tempo non da infarcire di preghiere, ma da respirare intensamente”. “Non preghiamo perché disperati – osserva il Vescovo nel suo intervento – ma per vivere di speranza”, l’altra parola chiave che proietta la comunità cristiana al grande Giubileo attraverso le tappe di un anno pastorale intitolato proprio “Pellegrini di speranza”. Un cammino che Il Mosaico accompagnerà con spunti di riflessione pastorale e sociale, in un intreccio di vita ecclesiale e dinamiche del quotidiano.

Sono preziosi i contributi proposti dal numero del trimestrale in distribuzione proprio in queste prime settimane di ripresa dopo la pausa estiva: Aurelio Mottola, direttore dell’editrice Vita e Pensiero dell’Università Cattolica apre il dossier sulla preghiera raccontando l’esperienza del festival Soul in cui la spiritualità diventa occasione d’incontro e dialogo con il contemporaneo; il giornalista Gazzaneo, responsabile dell’inserto di Avvenire Luoghi dell’infinito, guida lo sguardo verso i luoghi che aprono il cuore all’infinito; un fratello della comunità di Taizé rivela i “segreti” dello stile di preghiera che coinvolge e appassiona giovani di diverse nazioni e confessioni religiose.

Non mancano sguardi alle esperienze del territorio con un ampio reportage dedicato alla vita di clausura, con le voci delle monache Domenicane di San Sigismondo e delle claustrali del monastero della Visitazione di Soresina, e la testimonianza di una suora Adoratrice del SS. Sacramento. 

Don Michele Martinelli, assistente ecclesiastico centrale del settore Giovani dell’Azione Cattolica Italiana, guida poi tra le strade e i monumenti di Roma che si prepara al Giubileo, mentre padre Serra apre le porte del Santuario della Fontana di Casalmaggiore, che nel 2025 sarà una delle chiese giubilari in diocesi.

E ancora ecumenismo e preghiera in famiglia, senza dimenticare le rubriche del Mosaico: parla come… a cura di don Spreafico, La briciola con il commento alla Parola di suor Serena Lago e Intorno all’opera, viaggio nell’arte sacra del territorio con don Gianluca Gaiardi.

 

Il Mosaico è il nuovo trimestrale della Diocesi di Cremona che quattro volte all’anno viene distribuito in tutta la diocesi in abbinata ai bollettini parrocchiali in un progetto integrato tra comunicazione locale e diocesana, con pagine di approfondimento, analisi, reportage dal territorio e riflessioni firmate da esperti.




Campo Ac 2024, “la responsabilità che manca, che salva, che cambia la vita”

 

Lo scorso 25 Aprile in Piazza S. Pietro, in occasione dell’incontro con gli associati di Azione Cattolica, Papa Francesco aveva lasciato tre riflessioni sul tema dell’abbraccio: un abbraccio che manca, che salva e che cambia la vita.

Facendo eco a queste sollecitazioni è nata l’idea di “Fatta a mano: la responsabilità che manca, che salva, che cambia la vita”, titolo e tema del campo nazionale del Settore Giovani che si è tenuto a Castellammare di Stabia. L’esperienza associativa è intrisa del concetto di responsabilità, sia essa declinata nel concreto rivestire un ruolo a livello diocesano, regionale, nazionale, ma anche e soprattutto nell’essere testimoni di quella Missione che ognuno ha scelto di condividere in quanto associato. Facile a dirsi, ma molto spesso difficile a farsi, soprattutto per i giovani, frequentemente sballottati tra desideri e ambizioni, insicurezze e fragilità. I tre giorni all’ombra del Vesuvio, quindi, hanno provato a fornire una guida e gli strumenti necessari per aiutare tutti coloro che si sono presi un impegno nel proprio territorio a vivere al meglio quel ruolo con spensieratezza, ma anche con profondità.

Dopo un primo giorno di arrivi, saluti, conoscenza e accoglienza, la seconda giornata di campo si è aperta in bellezza con una mattinata di deserto, guidata dagli spunti di don Michele Martinelli. Partendo da un brano del Vangelo di Luca (Lc 10, 1-11), i ragazzi sono stati invitati a riflettere su come vivere e far vivere l’AC in una società sempre più individualista e complessa. La responsabilità dell’essere cristiano spesso comporta il sentirsi come agnelli in mezzo ai lupi, ma vive anche della rassicurante consapevolezza di non essere mai soli durante il viaggio. Nel lessico dell’AC questa consapevolezza prende anche il nome di “corresponsabilità” e proprio quest’ultima è stata il cuore dell’attività del pomeriggio. Assieme a don Luigi Verdi, sacerdote, artigiano e fondatore della Fraternità di Romena, ognuno ha provato a rappresentare cosa significava per sé l’AC utilizzando materiali di scarto. La vera bellezza di questa esperienza è emersa quando i gruppi sono stati invitati a unire i lavori in un’unica opera d’arte che potesse racchiudere in sé il significato e le specificità di ogni sua parte. Essere corresponsabili significa proprio questo: unire le proprie differenze e sensibilità verso il raggiungimento di un obiettivo comune.

Se gli iniziali due giorni  hanno portato stimoli riguardo a una responsabilità che a volte manca, ma che sa salvare, il terzo è ruotato attorno ad alcuni momenti che hanno provato a far riflettere su come la responsabilità può cambiare la vita. Il primo di questi è stato la visita di Villa Fernandes a Portici, edificio storico confiscato alla camorra nei primi anni 2000 e che oggi è un vero e proprio bene comune, un incubatore sociale a servizio della comunità e dei giovani. Nel pomeriggio, invece, si è svolto l’incontro con il presidente nazionale Giuseppe Notarstefano che ha voluto commentare insieme ai giovani gli orientamenti per il triennio 2024-27. Assieme alla sua testimonianza, si sono alternate diverse attività nelle quali si è discusso di come calare queste indicazioni nel concreto delle realtà locali e diocesane, e conseguentemente di come l’essere responsabili possa essere davvero fattore di cambiamento. La giornata si è chiusa con la veglia al tramonto e con la serata finale curata dalla delegazione regionale della Campania che si è svolta, come non poteva essere altrimenti, all’insegna della festa tra balli, canti e buon cibo.

«Vivere un campo nazionale sul tema della responsabilità all’inizio di un mandato – commenta il consigliere diocesano di AC Cremona per il settore giovani Matteo Bovarini – è stato sicuramente speciale ed estremamente formativo, ma, ancora più prezioso, è stato il conoscere realtà diverse e dialogare con persone provenienti da tutta Italia che condividessero il carisma dell’AC. Se ero partito con una sana curiosità e tanta voglia di fare, ora sento di avere anche gli strumenti per tramutare questa spinta in qualcosa di concreto. Il confronto con modi  differenti di vivere e sentire l’Associazione mi ha aiutato a capire quanto vasto e vario sia il campo della missione. Eventi come questo, oltre a rinsaldare nella fede e nel percorso associativo, penso abbiano il grande pregio di aiutare a ricordare che la forza dirompente dell’AC travalica da sempre il tempo e lo spazio, sa superare le difficoltà e le fatiche locali e adattarsi ai tempi. Questo è certo – conclude Bovarini – ma per farlo al meglio essa ha bisogno di quella voglia di “osare l’inedito”, alla quale don Michele ci ha esortato più volte durante il campo; ha bisogno di quella passione che ho visto negli occhi degli assistenti nazionali, regionali e diocesani che ho incontrato e che ho fatto mia; ha bisogno di persone responsabili che con la propria testimonianza le diano costantemente un nuovo slancio».




Sistema museale di Cremona: una rete vitale per il piacere di scoprire tra memoria e nuovi immaginari

La serata dedicata al Sistema Museale di Cremona, tenutasi nella serata del 27 agosto nella sala delle esposizioni temporanee del Museo Diocesano, è stata un’occasione di riflessione e confronto che ha saputo unire passato e presente, tradizione e innovazione. Moderato da Andrea Bassani, l’evento ha visto protagoniste tre figure chiave del panorama culturale cremonese: don Gianluca Gaiardi, direttore del Polo Museale Diocesano, Virginia Villa, direttrice del Museo del Violino, e Marina Volonté, coordinatrice del sistema museale Cremona Musei e conservatrice del Museo Archeologico San Lorenzo.

A fare da cornice all’incontro, la mostra “Tratti”, personale del fotografo cremonese Paolo Mazzini (promossa da Museo Diocesano, Fondazione Potenza Tamini e Riflessi Magazine), una raccolta di immagini che catturano l’essenza e le traiettorie della cultura cremonese.

Proprio il ricordo di come questa sia stata la prima esposizione dedicata in modo esplicito al Sistema Museale di Cremona, ha aperto il dialogo tra gli ospiti della serata. Marina Volonté ha ripercorso le origini di questo progetto, spiegando che «l’idea è nata molti anni fa con i Musei Civici di Cremona e si è evoluta nel tempo fino a comprendere il Museo del Violino e, più recentemente, il Museo Diocesano». Con le sue parole ha dipinto un quadro vivace di una città che, attraverso il sistema museale, ha saputo organizzarsi in modo più efficiente e sinergico.

 

 

Gli scambi tra musei, in questo caso cittadini, ma anche nazionali e internazionali, sono sempre virtuosi, come evidenziato da Virginia Villa perché donano nuova vita alle collezioni esistenti e permettono di intrecciare relazioni. «Per qualsiasi pubblico la possibilità di vedere l’opera originale è qualcosa di speciale». Certamente ci sono opere che possono essere spostate più facilmente, ma ci sono casi di fruttuosa collaborazione in cui lo scambio tra musei di un’opera non in perfette condizioni ha permesso il suo recupero e restauro.

Questo tema apre un’importante parentesi su come i musei possano coniugare la conservazione del patrimonio con l’esigenza sempre più diffusa di offrire esperienze coinvolgenti e interattive. Don Gianluca Gaiardi ha illustrato con passione come oggi fare cultura attraverso i musei richieda uno studio approfondito di ogni dettaglio, dalla museografia alla museologia, fino all’uso delle luci e alla narrazione: «Se veniamo al museo è perché ci piace», ha sottolineato. Il museo deve essere luogo di conoscenza, ma anche di piacere e scoperta. «I nostri musei sono diversi, ma tutti raccontano la stratificazione del territorio della nostra città. Non è solo il racconto del passato, ma del presente. Poter introdurre nel museo l’arte contemporanea è un’opportunità interessante». Contemporaneità e archeologia sembrano agli antipodi, ma non più così tanto se, come sottolineato da Volonté, consideriamo che «l’archeologia è un metodo per studiare quello che ci hanno lasciato e ci ricorda che il mondo non è mai stato uguale a se stesso, si è trasformato, non c’è nulla di statico». La conoscenza del passato può offrire strumenti preziosi per comprendere il presente. «Le nuove tecnologie, come la realtà aumentata, sono fondamentali» ha concluso «ma devono essere uno strumento, non il fine ultimo dell’esperienza museale».

Con un po’ di sano orgoglio è emersa un’osservazione sul crescente afflusso di turisti, attratti dalla qualità delle esposizioni e dalla ricca tradizione culturale di Cremona. Secondo Virginia Villa «il Sistema museale cremonese nella sua grande diversità e varietà è un esempio da seguire». Facendo quindi riferimento al richiamo internazionale del concorso Triennale di liuteria: «Per qualsiasi artigiano e liutaio contemporaneo sapere che ha l’opportunità di mettere la sua opera a fianco agli Stradivari, a quelle che hanno segnato le epoche e la storia, è eccezionale», ma il liutaio è anche «felice di stare qui, vedere gli altri musei, respirare quest’aria».

Se il turismo è importante, «i musei devono rivolgersi anche alla cittadinanza» ha sottolineato don Gianluca Gaiardi. Mentre molti cremonesi non hanno mai visitato il Museo Diocesano, il Museo del Violino o il Museo Archeologico. E i musei stessi devono essere bravi a parlare anche a loro, entrare nelle scuole, fare didattica.

In ultimo sono state illustrate le iniziative che nei prossimi mesi animeranno i calendari dei musei. Accanto a eventi ricorrenti e sempre importanti ci saranno novità da non perdere. Sia per i turisti che per i cittadini cremonesi.

Questi, e molti altri, sono i temi emersi nel corso della serata. Per questo l’intero evento sarà fruibile anche da chi non ha potuto essere presente a partire da sabato 31 agosto sul canale youtube ufficiale della Diocesi.

La serata si è conclusa con la sensazione che il Sistema Museale di Cremona sia non solo un modello di gestione culturale, ma un vero e proprio faro di cultura, capace di illuminare il passato, arricchire il presente e ispirare il futuro.




Alzheimer, accanto ai malati e a chi li assiste. Convegno alla Fondazione Germani

Settembre è il mese dedicato alla cura dell’Alzheimer e il 21 ricorre la XXXI Giornata Mondiale dell’Alzheimer, istituita dall’Organizzazione mondiale della sanità per sensibilizzare e promuovere iniziative dedicate alla diffusione di una maggiore consapevolezza sulla malattia e altre forme di demenza. Per l’occasione Fondazione Germani promuove tre giornate di confronto e condivisione proprio su questo tema.

Alzheimer: ancora tanto si può fare, questo il titolo della serie di eventi che, come spiega il presidente dela Fondazione Enrico Marsella, «hanno l’obiettivo di coinvolgere i soggetti operanti nel settore, gli stakeholder, ma anche la cittadinanza e i caregivers — aggiungendo che — vogliamo diffondere informazioni, scoperte e modalità di risposta alla malattia, ma questo è anche un modo per essere più vicini ai malati e ai loro familiari nella battaglia all’accettazione sociale e alla fragilità». «Lo facciamo — sottolinea Ivan Scaratti, direttore generale della Fondazione—perché siamo un punto di riferimento per le famiglie e istituzioni del territorio per queste patologie. Soprattutto per l’Alzheimer e le altre forme di demenza Fondazione è specializzata e propone alle famiglie tutta una serie di servizi di filiera che partono dalla visita geriatrica, ai servizi al domicilio, al diurno – nucleo solvenza e nucleo specializzato accreditato».

Gli eventi avranno inizio la mattina del 16 settembre alle 8.30, con un convegno accreditato ECM (5.2), e rivolto a professionisti sanitari e socio-sanitari coinvolti nella diagnosi e assistenza delle persone con demenza, che si terrà presso la Cascina Colombarone di Cingia de’ Botti. Il Convegno è dedicato al tema della prevenzione e della diagnosi precoce del decadimento cognitivo. Nel corso della mattinata saranno relatori, moderati dal Gianluigi Perati, direttore sanitario di Fondazione Vismara De Petri San Bassano e già presidente dei Medici cattolici di Cremona, il prof. Marco Trabucchi, la dot.ssa Francesca Caso, il prof. Fulvio Lauretani, la dott.ssa Isabella Salimbeni, la dott.ssa Elena Lucchi e Salvatore Speciale di A Valpadana.

Il 19 settembre alle 15, il tema trattato sarà invece quello della bioetica. L’umanizzazione delle cure e la centralità della persona nel percorso di assistenza verranno analizzate negli interventi del professor Fabrizio Turoldo, docente di filosofia morale presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, e da mons. Massimo Angelelli, direttore dell’Uffizio Nazionale per la pastorale della salute della Cei.

Ultimo incontro del ciclo di eventi, quello del 20 settembre alle 15 vedrà la presentazione del nuovo Cafè Alzheimer, un luogo dove i malati e le loro famiglie potranno incontrarsi rimanendo in un ambiente caldo e familiare, affiancati da dottori e specialisti che li accompagneranno durante la visita. Per l’occasione, Fondazione Germani apre gli spazi comuni alla cittadinanza, in un percorso strutturato attraverso un tour della struttura e degli stand di presentazione delle attività e dei servizi della casa di riposo.

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“La carità ha vinto la guerra” pubblicata l’edizione critica dello scritto don Primo Mazzolari

La carità ha vinto la guerra è l’ultimo e più ampio libro di don Primo Mazzolari, scritto  tra il 1956 e il 1957. L’autore, però, non lo vide mai pubblicato. 

La decisione di censurare il libro non provenne dal Sant’Offizio e non aveva ragioni dottrinali, come accaduto in occasione delle altre condanne cadute sul parroco di  Bozzolo.

Questo è ciò che emerge dall’analisi dei documenti inediti consultati negli  archivi vaticani da Marta Margotti che ha curato la presentazione e l’edizione critica del  volume ora pubblicato dalle Dehoniane di Bologna. Mazzolari aveva ricevuto l’incarico dalla Pontificia opera di assistenza di descrivere in un volume le molteplici attività caritative dell’ente vaticano che distribuiva in tutta Italia ingentissimi aiuti provenienti  anche dall’estero. Il libro avrebbe dovuto intitolarsi La carità del papa, dato che doveva  essere un omaggio della Poa a papa Pacelli per i suoi 80 anni. 

La vicenda del libro scritto e non pubblicato è particolarmente intrigante e svela aspetti ancora poco conosciuti del cattolicesimo italiano del dopoguerra. 

Oltre alle traversie della pubblicazione, il libro di Mazzolari è però estremamente rilevante perché si presenta come un’ampia meditazione sulla misericordia di Dio e sulla  “perenne maternità della Chiesa”. La parte conclusiva è poi una rilettura dell’inno della  carità di san Paolo e un preoccupato appello alle ragioni della pace: per don Primo, la  carità era non soltanto una chiamata inevitabile per i cristiani, ma era anche il fondamento della pace, perché “per dove è passata la carità, ripassano a fatica i carri  armati”. 


Marta Margotti è docente di Storia contemporanea all’Università di Torino. Nei suoi studi si è occupata in particolare delle vicende del cattolicesimo italiano e francese. 




Agesci, si è conclusa la Route nazionale di Verona: “La felicità è un diritto”

 

“La speranza è che questi giorni insieme abbiano reso forte l’idea che la felicità è un diritto ma non solo. La felicità è lavoro, ricerca, impegno, capacità di osservare, di analizzare noi stessi e ciò che ci circonda. Felicità è accogliere, è aprirci all’altro e proprio per questo è assunzione di responsabilità, di risposta ad una chiamata grande che fa appello al nostro saper obbedire inteso nel suo senso etimologico, cioè ‘ascoltare verso’”.

Con queste parole Francesco Scoppola e Roberta Vincini, presidenti del Comitato nazionale Agesci, hanno salutato gli oltre 18mila capi scout dell’Agesci (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani) che si sono ritrovati a Verona per la Route nazionale che si è chiusa ieri a Verona (dal 22 agosto) e a cui hanno partecipato anche i gruppi Scout Agesci di Cremona, Castelleone, Viadana e Cassano raggiunti anche dal Vescovo Napolioni durante l’esperienza.

Quattro giorni di riflessioni, dibattiti, incontri, festa e gioco, nel più classico stile scout, per parlare di felicità, che “rappresenta oggi una scelta politica forte, controcorrente rispetto al negativismo e ai segnali di crisi e sfiducia”, e che è ritornata anche nel titolo di questo appuntamento: “Generazioni di felicità”. Un evento importante di snodo dell’Associazione, che oggi conta più di 180mila iscritti, tra capi e ragazzi, utile anche a definire le sfide e il percorso associativo futuro, a 50 anni dalla fondazione.

Felicità percorso faticoso. “Il nostro impegno per la costruzione della felicità non dura il tempo di un evento – hanno detto dal palco Scoppola e Vincini – è la nostra missione di cristiani, e non prevede soste, non concede esitazioni. Siamo chiamati a rispondere di questa felicità, per sentirla ancora di più vibrare sotto la nostra pelle, per goderne ancora di più i frutti.

La felicità – hanno aggiunto – è un percorso faticoso, ciascuno lo ha sperimentato nella sua vita. Ma è una fatica che noi scout conosciamo bene: quella che ti fa raggiungere una vetta e poi, una volta arrivati in alto, ti fa guardare indietro, per contemplare la strada macinata, ma anche in avanti, per ammirare l’orizzonte. E, quando condivisa, questa fatica riesce a plasmare meravigliosi legami, relazioni significative e fondanti nella storia di ciascuno di noi”.

“È una fatica, quella verso la felicità, che non possiamo, che non vogliamo fare da soli: questi giorni dimostrano che l’Agesci c’è, e ha voglia di scalare nuove vette, insieme”.

Papa Francesco: educare con la vita e non con le parole. La giornata conclusiva ha visto la messa celebrata dal presidente della Cei, card. Matteo Zuppi e la lettura, dal palco, del messaggio di Papa Francesco che ha rinnovato il suo apprezzamento a tutta l’Associazione definita “rilevante realtà educativa nella Chiesa. Vi incoraggio – ha detto il Pontefice – a fare sempre più di essa una palestra di vita cristiana, occasione di comunione fraterna, scuola di servizio al prossimo, specialmente ai più disagiati e bisognosi”. Questo impegno “delicato”, ha osservato Papa Francesco, “richiede una formazione di qualità per coloro che sono chiamati a svolgere questa importante missione: anzitutto la disposizione ad ascoltare e a empatizzare con gli altri, quale ambito in cui germina e dà frutti l’evangelizzazione”. Nel suo messaggio Bergoglio ha invitato anche a “considerare l’impatto formativo che la vita e il comportamento dei formatori hanno sulle Branche” che compongono l’Associazione.
“I formatori educano in primis con la loro vita, più che con le parole”
ha spiegato. “La vita del formatore, la sua costante crescita umana e spirituale come discepolo di Cristo, sostenuto dalla grazia di Dio, è un fattore fondamentale di cui dispone per conferire efficienza al suo servizio alle giovani generazioni. La sua stessa vita testimonia quello che le sue parole e i suoi gesti cercano di trasmettere nel dialogo e nell’accompagnamento formativo”.

Il card. Zuppi e il sogno di B-P. “Se non lasciamo il mondo migliore, sarà peggiore. Segnato da ingiustizie inaccettabili, di cui non vogliamo lasciare ad ‘altri’ la soluzione. Non si sta bene evitando i problemi e le difficoltà. La felicità è procurarla agli altri”. Nella messa finale della route il card. Matteo Zuppi, presidente della Cei, richiamando il sogno di Baden Powell, “lasciate il mondo migliore di come lo avete trovato”, ai 18mila capi presenti ha detto: “Non siete per niente ingenue anime belle, ma belle e forti anime che vogliono dare anima a un mondo che ne ha poca. Perché sapete come va il mondo lo volete cambiare, e non siete diventati cinici osservatori, né turisti, ma esploratori. Voi generate tanta felicità”. Ed ancora: “Non si sta bene evitando i problemi e le difficoltà, o passando il tempo a curare i propri problemi, ma prendendosi cura dei problemi degli altri, perché abbiamo un amore più forte delle avversità”.

Zuppi si è soffermato sui tanti giovani “catturati e ingannati dallo schermo che confonde reale e virtuale e fa credere di essere quello che non si è”. Essere capi anche “per loro, per camminare nella vita vera, per cambiare questo mondo e renderlo felice non perché va tutto bene, ma perché ho qualcuno con me e ho speranza. Capi perché nessuno resti indietro, per non avere paura degli imprevisti, per camminare contemplando e difendendo il creato e le creature, per imparare ad arrangiarsi, arte così importante per chi cammina davvero. Fare del mio meglio, solo così si educa e chi educa cambia”. Ne sono stati esempi figure come “don Peppe Diana, parroco di Casal di Principe e Assistente ecclesiastico dell’Agesci, don Giovanni Minzoni” e le Aquile Randagie tutti “testimoni e educatori di legalità e di giustizia, senza compromessi che scelsero di educare alla vera libertà, affrontando ogni fascismo e totalitarismo e violenza”. Da qui l’esortazione finale:
“Siate testimoni umani e credibili di scelte definitive e libere, solo per amore e per servizio; siate educatori e testimoni di condivisione nella comunità, siate testimoni di una vita cristiana che favorisce la bellezza di ogni espressione dell’umano, che non ha paura di legarsi per amore e non per possedere, sentendosi a casa nella Chiesa e amandola non perché sia una realtà perfetta, ma perché famiglia di peccatori perdonati. Buona strada carissime capo e capi dell’Agesci. Il Signore porti a compimento l’opera che ha iniziato con voi e in ciascuno di voi, cantando, camminando, con speranza e felicità”.




Capitolo della Cattedrale, il 7 settembre l’insediamento di mons. Adelio Buccellé e mons. Antonio Censori

Si svolgerà nel pomeriggio di sabato 7 settembre nella Cattedrale di Cremona il rito di immissione tra i membri del Capitolo dei nuovi canonici mons. Adelio Buccellé e mons. Antonio Censori. L’accoglienza avverrà, in forma pubblica, nella navata centrale del Duomo alle ore 17.30 davanti al presidente del Capitolo, mons. Antonio Trabucchi, e agli altri canonici.

Dopo la lettura della nomina vescovile e la vestizione, i nuovi canonici reciteranno la Professione di fede prestando giuramento di fedeltà allo statuto e al regolamento del Capitolo. Seguirà alle 18 la celebrazione eucaristica.

Mons. Adelio Buccellé, già mansionario del Capitolo della Cattedrale, e mons. Antonio Censori, che dal 2014 era parroco delle parrocchie di Viadana, sono stati nominati canonici lo scorso giugno dal vescovo Antonio Napolioni che ha anche conferito il titolo di canonici onorari a mons. Mario Barbieri, mons. Giuseppe Soldi e mons. Marino Reduzzi, dopo gli anni di servizio come membri effettivi del Capitolo.

Il Capitolo della Cattedrale, denominato ufficialmente “Capitolo dei Canonici della Beata Vergine Assunta nella Chiesa Cattedrale di Cremona”, è il più antico e illustre collegio della città. La sua esistenza è attestata dallo storico Giuseppe Bresciani già nell’VIII secolo. L’attuale fisionomia è chiarita nell’art. 3 dello Statuto del Capitolo della Cattedrale di Cremona che, riecheggiando il can. 503 del Codice di diritto canonico, recita: “Il Capitolo Cattedrale è il collegio dei Canonici dediti in primo luogo all’esemplare esercizio del culto divino in Cattedrale, (…) alla celebrazione quotidiana della liturgia delle Lodi e dell’Ora media e della Messa conventuale e, nel rispetto dell’attività pastorale della Parrocchia, alla disponibilità per le celebrazioni dell’Eucaristia e della Riconciliazione sacramentale e per la predicazione sacra, specie nei giorni festivi e nei tempi più significativi dell’anno liturgico”. I canonici, che oggi hanno conservato il titolo di monsignore e con la facoltà di indossare la mozzetta violacea, hanno sempre esercitato un rilevante ruolo nel governo della diocesi, con in passato anche la facoltà di elezione dei vescovi (fino alle bolle in contrario di Papa Bonifacio VIII).

Attuale composizione del Capitolo:

  1. mons. Pietro Bonometti (2018)
  2. mons. Felice Bosio (2014)
  3. mons. Adelio Buccellè (2024)
  4. mons. Antonio Censori (2024)
  5. mons. Attilio Cibolini (2015)
  6. mons. Primo Margini (2016)
  7. mons. Luigi Nozza (2023)
  8. mons. Giuseppe Perotti (1996)
  9. mons. Carlo Rodolfi (2021)
  10. mons. Libero Salini (2018), penitenziere
  11. mons. Antonio Trabucchi (2015), presidente
  12. mons. Ruggero Zucchelli (2006)

 

Canonici onorari:

  1. mons. Mario Barbieri
  2. mons. Marino Reduzzi
  3. mons. Giuseppe Soldi

 

Mansionario del Capitolo:

  1. don Franz Tabaglio

 

 

Profilo biografico dei nuovi canonici

Monsignor Adelio Buccellè, classe 1954, originario di Grumello Cremonese, è stato ordinato sacerdote il 19 giugno 1982. Laureato in Ingegneria, ha iniziato il proprio ministero come vicario a Sesto Cremonese. Nel 1988 è diventato parroco di Castelvisconti. Negli stessi anni è stato docente in Seminario (1993-1995). Nel 2000 è stato trasferito a Vailate come parroco. Nel 2013 ha assunto l’incarico di parroco in solido e moderatore dell’unità pastorale di Isola Dovarese, Pessina Cremonese, Stilo de’ Mariani e Villarocca. Nel 2022 ha assunto l’incarico di confessore in Cattedrale, diventando nel 2023 anche mansionario del Capitolo, del quale ora diventa canonico effettivo.

 

Monsignor Antonio Censori, classe 1948, originario di Scandolara Ravara, è stato ordinato sacerdote il 22 giugno 1974. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a Cingia de’ Botti (1974-1978) e successivamente ad Antegnate (1978-1985) e nella parrocchia Cristo Re (1985-2000), nel quartiere Po di Cremona, ricoprendo anche il ruolo di incaricato della Pastorale dei fieranti e dei circensi (1991-2000). Nel 2014 è stato nominato parroco delle parrocchie di Longardore, San Salvatore, Sospiro e Tidolo e tra il 2010 e il 2011 è stato anche amministratore parrocchiale di Derovere e Vidiceto. Nel 2014 il trasferimento a Viadana come parroco delle quattro parrocchie S. Maria Annunciata, S. Maria Assunta e S. Cristoforo, Ss. Martino e Nicola e S. Pietro apostolo e dal 2005 anche della parrocchia della frazione di Buzzoletto. Ora il vescovo l’ha scelto come nuovo canonico del Capitolo della Cattedrale, affidandogli anche l’incarico di cappellano dell’azienda speciale Cremona Solidale.