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Natale di solidarietà, a Castelleone l’AC con la Campagna Telethon

In occasione del Natale una delle tradizioni più sentite e significative è quella della solidarietà, che quest’anno a Castelleone, grazie all’Azione Cattolica, prenderà forma in un’iniziativa davvero speciale. La campagna di Natale di Telethon, una delle principali realtà italiane nella lotta contro le malattie genetiche rare, si intreccia infatti con l’impegno dell’Ac di Castelleone creando un’occasione unica di sensibilizzazione e raccolta fondi.

Durante il tradizionale Mercatino di Santa Lucia a Castelleone, che da anni nel pomeriggio e nella serata del 12 dicembre anima le vie del paese con i suoi stand, le luci natalizie e l’atmosfera di festa, saranno venduti dei cuori di cioccolato: un gesto dolce e simbolico che non solo farà felici i golosi, ma contribuirà in modo concreto alla ricerca scientifica, sostenendo la lotta contro le malattie genetiche rare di Fondazione Telethon.

 

Un’iniziativa a misura di giovani

La particolarità di questa iniziativa è che a promuoverla saranno i ragazzi dell’ACR (Azione Cattolica Ragazzi) di Castelleone e i Giovanissimi del gruppo di Azione Cattolica che si impegneranno attivamente nella vendita dei cuori di cioccolato. Con entusiasmo e spirito di servizio, i giovani del paese saranno in prima linea affiancando l’azione di raccolta fondi a un messaggio di solidarietà che unisce le diverse generazioni. I ragazzi si faranno portatori di un messaggio di speranza, sensibilizzando i passanti sull’importanza della ricerca scientifica, rendendo il gesto della donazione ancora più significativo.

 

Il Mercatino di Santa Lucia: un’occasione da non perdere

Il Mercatino di Santa Lucia, che ogni anno richiama numerosi visitatori, sarà il palcoscenico di questa iniziativa solidale. I cuori di cioccolato, confezionati con cura e amore, saranno esposti insieme ad altri stand ricchi di articoli natalizi. La presenza dei giovani dell’ACR e dei Giovanissimi dell’AC di Castelleone, con la loro energia e il loro impegno, renderà il mercatino un luogo dove, oltre a fare acquisti per le feste, sarà possibile contribuire a una causa nobile e importante.

L’iniziativa si inserisce perfettamente nel contesto della tradizione natalizia che a Castelleone non è solo una festa, ma anche un momento di riflessione e di comunità. In un periodo in cui il consumismo sembra prevalere, gesti come questi ci ricordano il valore della condivisione, della solidarietà e della ricerca di un mondo migliore.

 

Un Natale di speranza

Acquistando un cuore di cioccolato, non solo si fa un piccolo gesto di dolcezza, ma si diventa parte di un movimento più grande, quello che ogni giorno lavora per migliorare la vita di chi è colpito da malattie genetiche rare. La campagna Telethon, infatti, ha da sempre come obiettivo quello di raccogliere fondi per finanziare progetti di ricerca scientifica che possano garantire nuove speranze e possibilità di cura per molte persone. In quest’ottica, ogni contributo conta, e l’iniziativa di Castelleone, pensata e realizzata dai ragazzi dell’ACR e dei giovanissimi, è un modo per dare concretezza a questo grande sogno.




Arte, Artista, Antifascismo: il 27 novembre a Cremona incontro promosso dall’Anpc

Mercoledì 27 novembre, nell’ambito delle celebrazioni per l’ottantesimo anniversario della fondazione dell’Anpc (Associazione nazionale partigiani cristiani) di Cremona che si celebrerà il prossimo anno (1945-2025), si terrà l’incontro dal titolo Arte, Artista, Antifascismo. Ispirazione artistica, coerenza morale, coscienza politica. L’appuntamento è per le 17.30 presso la sala teatro “Contardo Ferrini” della Parrocchia di Sant’Agata in corso Garibaldi 121.

Interverranno Franco Verdi, presidente dell’Anpc di Cremona, lo storico e critico d’arte Rodolfo Bona, assessore alla Cultura del Comune di Cremona, e il pittore cremonese Graziano Bertoldi, maestro d’arte e nel direttivo dell’Anpc.




Cremona, a S. Agata carabinieri in festa per la Virgo Fidelis

Il 21 novembre è il giorno in cui i Carabinieri di Cremona celebrano la ricorrenza di Maria Virgo Fidelis, la loro Protettrice, proclamata Celeste Patrona dell’Arma dei Carabinieri l’8 dicembre 1949 da Sua Santità Pio XII. La celebrazione si è svolta a Cremona, presso la chiesa di Sant’Agata, alla presenza delle massime autorità provinciali e locali e dei labari dell’Associazione nazionale carabinieri e delle altre Associazioni combattentistiche e d’arma. Altre analoghe celebrazioni nel pomeriggio a Casalmaggiore, nella chiesa di San Francesco, e a Crema con una Messa presieduta dal vescovo di Crema mons. Daniele Giannotti.

Durante celebrazione a Sant’Agata don Irvano Maglia, parroco dell’unità pastorale Cittanova, nell’omelia ha sottolineato come l’esempio e la fede di Maria siano le fondamenta che aiutano le donne e gli uomini ad andare oltre il mero dovere, elevandoli a un amore superiore verso gli altri.

La Messa è stata impreziosita dalla suggestiva cornice musicale offerta dal prof. Pietro Triacchini e dal Coro degli studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore “Antonio Stradivari” di Cremona, nonché dalla sublime vocalità della cremonese Marina Morelli, soprano di fama internazionale, che ha accompagnato i presenti nella solennità del testo dell’Inno alla Virgo Fidelis.

Al termine della celebrazione, il comandante provinciale dei Carabinieri di Cremona, colonnello Paolo Sambataro, ha preso la parola per un breve saluto istituzionale nel cui corso ha ricordato l’eroismo dei carabinieri durante la difesa del caposaldo di Culqualber, di cui quest’anno ricorre l’83° anniversario. 

Inoltre, in occasione della ricorrenza della “Giornata dell’Orfano”, il colonnello Sambataro ha ricordato il prezioso e imprescindibile supporto fornito dall’O.N.A.O.M.A.C, l’Opera Nazionale di Assistenza agli Orfani dei Militari dell’Arma dei Carabinieri, ente morale di natura privatistica fondato nel 1948 ed in prevalenza alimentato dallo spirito di corpo e dalla solidarietà degli stessi Carabinieri. L’Ente assiste circa 1.150 orfani di carabinieri accompagnandoli nel loro percorso di studio sino al conseguimento della laurea, nonché nella frequenza di corsi di formazione e qualificazione che ne possano consentire l’inserimento nel mondo del lavoro. A ciascuno di loro, l’Ente eroga un sostegno semestrale, distinto per fasce d’età, sino al compimento degli studi, oltre a numerosi riconoscimenti per gli elevati profitti conseguiti. Assistenza che invece, per quanto attiene agli orfani con disabilità, è a vita.

Il colonnello Sambataro ha concluso il proprio intervento augurando a tutti i carabinieri di operare sempre sotto la guida sicura del cuore di Maria Virgo Fidelis, esempio di amore, carità ed inclusione, affinché il loro agire, nella promessa rinnovata ogni giorno del Giuramento prestato, sia improntato a trasparenza d’intenti, integrità di condotte e rettitudine verso la comunità, fedeli al monito Sii fedele sino alla morte.




Giornata mondiale di preghiera per le Claustrali: «Nella lode abbracciamo il mondo»

Ogni anno il 21 novembre, memoria liturgica della Presentazione della Beata Vergine Maria al Tempio, ricorre anche la Giornata mondiale di preghiera per le claustrali, un appuntamento speciale di riconoscenza per l’incessante dono della preghiera. Sono 25 le monache di clausura attualmente presenti nei due monasteri sul territorio diocesano: 18 sono le domenicane nel monastero di San Giuseppe presso la chiesa di San Sigismondo a Cremona, mentre sono 7 le monache dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria nel monastero di Soresina.

Alle 17 a Cremona, nella chiesa monastica di San Sigismondo, la preghiera del Vespro sarà presieduta da don Enrico Maggi, delegato episcopale per la Vita consacrata. Giornata di preghiera speciale anche a Soresina, in particolare nella Messa delle 7 nella chiesa del Monastero della Visitazione.

Ricordare le persone di vita contemplativa che dedicano la propria esistenza al bene di tutti attraverso la forza dell’intercessione, significa innanzitutto non dimenticare l’esistenza e la necessità di Dio, centro di tutto. Tutti pregano, a modo loro. Si prega negli ospedali, si prega nelle chiese, si prega in auto o nelle case. Generalmente per domandare qualcosa, più raramente per ringraziare.

«Perché la preghiera – afferma madre Maria Caterina Aliani, priora della comunità claustrale domenicana di Cremona – è dialogo, è relazione. Il problema nasce quando dimentichiamo chi c’è dall’altra parte, e cioè Dio. Oggi l’uomo si è messo al posto di Dio e questa credo che sia, al fondo, la radice di tutti i mali. Abbiamo perso la coscienza di essere figli. La relazione giusta con Dio, il modo corretto di relazionarsi con Lui, è per noi la lode. La nostra preghiera è sempre una preghiera di lode a Colui che ci ha voluti, che ci ha creati, che ci ha dato il mondo. Ma servono silenzio e pace. Solo così è possibile cercare il volto di Dio». Dal cuore della loro esperienza claustrale, ci raccontano che per pregare bene è necessario seguire la liturgia perché è lì «che si attua il mistero della salvezza, soprattutto nell’Eucaristia, nella quale si riceve Cristo, si commemora la sua Passione».

Lo racconta mostrando un libro, le Costituzioni delle monache dell’Ordine dei predicatori, che spiega in maniera chiara ed efficace la strada che scelgono di seguire una volta indossato l’abito: “La Messa conventuale sia il centro della liturgia della comunità (…) vincolo di carità fraterna e fonte prima dell’ardore apostolico”. E così la Messa, i sacramenti, la liturgia delle Ore diventano un appuntamento irrinunciabile e, insieme, l’arma del quotidiano vivere.

 

© Monastero domenicano di Cremona – Foto d’archivio

 

Un vivere che agli occhi del mondo potrebbe sembrare un estraniarsi, quando invece è tutto il contrario. Queste monache, infatti, sono aggiornatissime su tutto: dall’intelligenza artificiale alle problematiche dei giovani e delle famiglie di oggi. Approfondiscono, studiano, dialogano, ascoltano. Soprattutto, però, pregano. E tengono molto al valore della comunità. Perché la preghiera di ciascuno non diventi una elucubrazione mentale, un sentimentalismo, «la comunità è un grande aiuto. La comunità parrocchiale, la comunità di un movimento o di un ordine religioso sostiene, corregge, raddrizza il tiro. Sempre con carità. Può capitare anche qui in monastero di vivere dei momenti di aridità, ma c’è sempre una sorella pronta a richiamarci all’essenziale. Del resto non lo ha fatto anche Gesù? Ha voluto attorno a sé dei discepoli. Perché è solo dentro una comunione, una comunità che possiamo scoprire in pienezza noi stessi. La comunità tiene vivi, tiene svegli. Altrimenti l’autoreferenzialità prenderebbe il sopravvento».

La loro potrebbe sembrare una vita nascosta, ma in realtà sono tantissime le persone e le famiglie che ruotano intorno alle Domenicane. «Chiunque si avvicini a noi lo fa per il desiderio di Dio, per cercare una risposta alle domande di senso che prima o poi riemergono prepotentemente nel cuore di ciascuno». A volte sono giovani, altre volte sposi, altre ancora uomini già maturi provati dalle vicende della vita, oppure malati, o famigliari di malati, che frequentano il vicino ospedale. Le monache sono lì, sentinelle fedeli e silenziose, pronte ad accogliere.

Dietro quelle mura non ci sono sacrifici e mortificazioni. C’è, innanzitutto, vita. «Al mattino alle 5.30 comincia la preghiera comunitaria dell’Ufficio delle Lodi e poi alle 7 abbiamo la Messa, dopo la Messa il ringraziamento e la meditazione, l’Ora terza fino alle 8.30. Dopo la colazione c’è il lavoro comune, cioè quello al servizio della comunità. E ognuno ha il suo compito. Lavare la cucina, la lavanderia, stirare, accudire le anziane, prendersi cura degli spazi, del giardino, delle esigenze delle sorelle. Poi abbiamo anche dei lavori richiesti dall’esterno, che sono soprattutto lavori per le sacristie, le parrocchie e anche lavori di rammendo di tessuti sacri».

Tutto vissuto nella offerta di sé e nella lode. Con una piccola richiesta a Dio: «Che susciti educatori santi. I nostri giovani hanno bisogno di maestri, di educatori che sappiano suscitare in loro il desiderio del buono, del vero, del giusto, del bello».

E non accade diversamente a Soresina, dove vive la riservata e bellissima comunità delle monache Visitandine. Discepole di san Francesco di Sales, vivono secondo il motto “Non è per la grandezza delle nostre azioni che noi piaceremo a Dio, ma per l’amore con cui le compiamo”.

Sono rimaste solo in sette, delle oltre sessanta che erano in passato, ma non smettono di pregare perché arrivino nuove vocazioni. Lo chiedono non per una questione di numeri, ma perché «è talmente bello vivere per il Signore che vorremmo che fosse un dono per tante altre donne. A volte qualche giovane ragazza si avvicina, chiede, domanda, ma vince spesso la paura, perché il mondo di oggi le domande grandi che uno ha nel cuore tende a soffocarle», ci dice la priora, madre Maria Teresa Maruti.

 

© Diocesidicremona.it – Foto Paolo Mazzini

 

Ma è una delle monache più anziane, che prese l’abito giovanissima nel 1966, a dedicarci tempo per raccontare che cosa significhi per lei la sequela a Dio nella preghiera e nella clausura. «So che potrebbe sembrare strano agli occhi del mondo, che non è abituato a vederci, ma la preghiera per noi è la vita stessa. È una preghiera che nasce dal cuore e che viviamo intensamente nella Messa e con la Liturgia delle ore che attraversa tutta la giornata. Ma non manca, nel quotidiano, anche un’ora e mezza di orazione personale. E così sempre siamo richiamate al nostro rapporto con Lui. Perché noi siamo anime consacrate a Dio, abbiamo scelto Lui, l’abbiamo scelto di nostra spontanea volontà. Lui ci ha chiamato, perché è sempre il Signore che precede, non siamo noi a scegliere la vocazione, è il Signore che chiama, ma sfida la nostra libertà. E noi, io, abbiamo corrisposto a quella chiamata. Così tutto quello che facciamo, la preghiera e il lavoro, sono per il Signore».

Dice che forse la preghiera che più le rappresenta è il Magnificat, un tributo alle grandezze che Dio ha compiuto («e continua a compiere», chiosa). Pregare non è un peso, una tecnica ascetica, qualcosa per staccarsi dalle difficoltà del presente. «Preghiera è un tributo di felicità. Preghiamo grate perché Dio c’è, ci ama e non smette di ricordarcelo».




Giovedì nelle cinque zone pastorali i ritiri spirituali unitari

Giovedì 21 novembre nelle cinque zone pastorali della diocesi si terranno per la prima volta i ritiri spirituali unitari, momenti di spiritualità rivolti ai sacerdoti e diaconi (già abituati a questo appuntamento periodico nelle zone) ma per la prima volta insieme anche ai religiosi e laici degli organismi di partecipazione ecclesiale, in particolare le équipe zonali e le presidenze dei Consigli pastorali parrocchiali e unitari, oltre che di eventuali altri membri dei Consigli pastorali.

«Ritrovarsi tutti insieme e “spezzare” fraternamente la Parola – sottolinea il vicario episcopale per la Pastorale e il Clero, don Gianpaolo Maccagni – alimenta quella comunione che trova la sua origine in Dio e che fa crescere tutto il Corpo di Cristo che è la Chiesa». E prosegue: «Più volte il Papa ha ricordato che il rinnovamento ecclesiale, tanto auspicato, non potrà realizzarsi senza una conversione profonda che vede come maestro interiore quello Spirito di cui nel cammino sinodale ci siamo messi sinceramente in ascolto. Non sarà quindi una migliore organizzazione o il semplice aggiornamento degli strumenti a rendere la Chiesa più evangelica e quindi più credibile e missionaria. Per questo l’Anno dedicato alla preghiera in preparazione al Giubileo costituisce per tutti i membri del popolo di Dio un richiamo a farsi insieme sempre più discepoli dell’Unico Maestro, nell’ascolto orante della Parola e nella preghiera».

L’occasione concreta è stata individuata anche con la nuova modalità dei “ritiri unitari”, annunciati negli Orientamenti pastorali per l’anno pastorale 2024/25 dal vescovo Antonio Napolioni: “Ci farà bene coltivare nella preghiera, ispirata dalla Parola di Dio, questa spiritualità della strada e del pellegrinaggio, nella precarietà ed essenzialità che si impongono. Così lo Spirito ci farà uscire e incontrare, accogliere e condividere, celebrare e narrare… lungo le vie che ripartono dal DNA della vita cristiana”.

Il primo appuntamento di giovedì 21 novembre (ne seguirà un secondo giovedì 13 marzo) si terrà nelle cinque zone pastorali sul tema “La Parola di Gesù è vino di novità” (Mc 2,18 ss.). L’appuntamento è a partire dalle 18.30: dopo una prima parte dedicata all’ascolto della Parola e a una sua interiorizzazione tramite la suddivisione in gruppi con il metodo della conversazione nello Spirito, l’incontro proseguirà, dopo una breve pausa per il buffet, con una preghiera comunitaria di adorazione eucaristica. La conclusione è prevista per le ore 22.

Questi i luoghi di incontro:

  • zona 1 – Santuario di Caravaggio
  • zona 2 – Oratorio di Castelleone
  • zona 3 – Seminario
  • zona 4 – Oratorio di Sospiro
  • zona 5 – Oratorio di Casalmaggiore

Per ragioni organizzative è richiesta la conferma di partecipazione, da segnalare ai Vicari zonali.




“L’insegnante educatore in classe: quale profilo? Il 23 novembre incontro con il prof. Alberto Pellai

“L’insegnante educatore in classe: quale profilo?” è il titolo dell’incontro con Alberto Pellai, rivolto in particolare ai docenti di religione (ma non solo), promosso dagli Uffici di pastorale scolastica delle Diocesi di Cremona e Cremona, in collaborazione con l’Istituto superiore di Scienze religiose “Sant’Agostino”, che si terrà sabato 23 novembre dalle 10 alle 12.30 a Crema, presso la Sala Alessandrini di via Matilde di Canossa 20.

Alberto Pellai è medico, psicoterapeuta dell’età evolutiva e ricercatore presso il dipartimento di Scienze biomediche dell’Università degli Studi di Milano. Nel 2004 il ministero della Salute gli ha conferito la medaglia d’argento al merito in Sanità pubblica. È autore di molti famosi libri di parenting e psicologia, tra i quali Tutto troppo presto. L’educazione sessuale dei nostri figli ai tempi di Internet e Mentre la tempesta colpiva forte e, con la moglie Barbara Tamborini, del libro L’età dello tsunami e Il metodo famiglia felice.

Locandina dell’incontro




#OpenUnicatt, il viaggio alla scoperta dei campus dell’Università Cattolica parte da Cremona

La nuova edizione di #OpenUnicatt sceglie Cremona come prima tappa del viaggio che porterà gli studenti a scoprire tutti i campus dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Venerdì 22 novembre, a partire dalle 9.15, sarà possibile scoprire le opportunità che offre il campus di Santa Monica, a partire dai corsi di laurea triennali e magistrali attraverso colloqui con tutor e studenti, dalle 9.30 alle 17.15, ma anche i servizi come EDUCatt, la Fondazione senza fini di lucro cui l’Università Cattolica ha affidato il compito di erogare i servizi relativi al diritto allo studio a favore degli studenti durante il loro percorso universitario, il Polo studenti, i Servizi per l’inclusione, UCSC International e Informagiovani di Cremona.

Dopo aver ritirato il kit di benvenuto, i partecipanti saranno protagonisti di un tour guidato nel nuovo campus di Santa Monica, dove si respirano storia e rinascita culturale. Qui tecnologia avanzata, cultura, arte e attenzione alla sostenibilità permettono uno sguardo sul mondo, all’interno di un ambiente ideale. Il polo si compone di un’aula magna, 19 aule, un laboratorio di informatica, numerosi laboratori di ricerca e per le esercitazioni didattiche, sale studio, una biblioteca con oltre 14mila volumi e varie aree di aggregazione.

Per gli studenti delle scuole superiori e gli interessati alle lauree triennali, alle 9.30, in aula B.001, si terrà l’incontro “Dall’Università al mondo del lavoro: le esperienze dei nostri laureati, ora professionisti”. Alle 10.30, nella stessa aula, avrà luogo la presentazione della Laurea triennale in Economia aziendale con il benvenuto di Marco Allena, preside della Facoltà di Economia e Giurisprudenza, e il workshop “Economy Lab, tra innovazione e tradizione: riflessioni sulle imprese del Made in Italy”. Sempre alle 10.30, nell’aula B.006, si terrà la presentazione della Laurea triennale in Scienze e tecnologie alimentari, con il workshop “Food Lab: dimostrazioni guidate presso i laboratori di ricerca della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali”.

Alle 12.15, in aula B.001, sarà la volta della presentazione dei criteri di ammissione, dei contributi, delle borse di studio e agevolazioni disponibili, mentre alle 12.45, in aula A.002, sarà offerto un light lunch.

Nel pomeriggio, si riprende con i colloqui individuali di orientamento psicoattitudinale con gli esperti, dalle 14.30 alle 17.15 in aula B.011, che si possono prenotare a questo link, mentre i colloqui per conoscere l’Università Cattolica, i corsi di studio del campus di Cremona e la possibilità di confrontarsi con i docenti, gli studenti e lo staff amministrativo saranno disponibili nelle aule B.009 e B.010 dalle 14.30 alle 17.30.Ore 14.30 – 17.15 Aula B011

Agli studenti laureandi e laureati, invece, sono dedicate le presentazioni delle lauree magistrali. La Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali, dopo il benvenuto del preside Pier Sandro Cocconcelli, presenterà i corsi magistrali, dalle 15.15 alle 17.15 in aula B.005: Agricultural and food economics, Food processing: innovation and tradition, Scienze e tecnologie alimentari, Agricoltura sostenibile e di precisione. A seguire, gli speed talk faranno incontrare docenti e studenti delle lauree magistrali con i partecipanti all’Open day attraverso brevi colloqui individuali.

Dalle 15.15 alle 17.15, in aula B.004, vi sarà la presentazione della Laurea magistrale in Consumer behaviour: psychology applied to food, health and environment, Interfacoltà di Psicologia e Scienze Agrarie, alimentari e ambientali, con il benvenuto di Alessandro Antonietti, preside della Facoltà di Psicologia, la visita al laboratorio Consumer LAB e gli speed talk.

La Facoltà di Economia e Giurisprudenza, invece, presenta la Laurea magistrale in Innovazione e imprenditorialità digitale dalle 16.00 alle 17.15 in aula B.002, con il benvenuto del preside Allena e le testimonianze degli studenti. Il campus party, dalle 17.15 alle 18.30 chiuderà la giornata con aperitivo e Dj set.




Papa Francesco: «Durante il Giubileo canonizzerò Carlo Acutis e Piergiorgio Frassati»

Udienza caratterizzata da annunci a sorpresa, quella di mercoledì 20 novembre, pronunciata in piazza San Pietro e dedicata ai carismi. Papa Francesco, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana, ha annunciato che il 3 febbraio dell’anno prossimo si svolgerà l’Incontro mondiale dei diritti dei bambini, intitolato “Amiamoli e proteggiamoli”, con la partecipazione di esperti e personalità di diversi Paesi, e che nell’anno giubilare ci saranno due canonizzazioni, di cui ancora non è stata diffusa la data ufficiale: quella di Carlo Acutis, durante il Giubileo degli adolescenti, e quella di Piergiorgio Frassati, durante il Giubileo dei giovani. Poi il riferimento ai mille giorni dall’inizio della guerra in Ucraina, definita dal Papa “sciagura vergognosa per l’intera umanità”, e la lettura integrale – davanti alla moglie del presidente ucraino Zelensky, presente all’udienza – di una commovente lettera inviatagli da un giovane universitario ucraino, che dice così: “Padre, quando mercoledì ricorderà il mio Paese e avrà l’opportunità di parlare al mondo intero nel millesimo giorno di questa terribile guerra, la prego, non parli solo delle nostre sofferenze ma sia testimone anche della nostra fede. Anche se imperfetta, il suo valore non diminuisce, dipinge con pennellate dolorose il quadro del Cristo risorto”. “In questi giorni ci sono stati troppi morti nella mia vita”, prosegue la lettera del ragazzo letta da Francesco: “Vivere in una città in cui dobbiamo essere testimoni di tante lacrime è difficile. Avrei voluto fuggire, avrei voluto tornare a essere un bambino abbracciato dalla mamma, avrei voluto onestamente essere in silenzio e amore. Ma ringrazio Dio, perché attraverso questo dolore imparo ad amare di più. Il dolore non è solo un cammino verso la rabbia e la disperazione: se si fonda sulla fede è un buon maestro di amore. Padre, se il dolore fa male fa male significa che ami. Quando parlerà del nostro dolore, quando ricorderà i mille giorni di sofferenza, ricordi i mili giorni in mille giorni di amore. Perché solo l’amore, la fede e la speranza reperibile così scrisse questo ragazzo universitario ucraino”.

“I carismi sono i monili, o gli ornamenti, che lo Spirito Santo distribuisce per rendere bella la sposa di Cristo”, ha spiegato il Papa durante la catechesi: ”Il carisma è a una persona o a una comunità speciale, è un dono che Dio ti dà”, ha detto a braccio sulla scorta del Concilio: “Il carisma è il dono dato per l’utilità comune, per essere utile a tutti. Non è, in altre parole, destinato principalmente e ordinariamente alla santificazione della persona, ma al servizio della comunità”. Il carisma, inoltre, “è il dono dato a uno, o ad alcuni in particolare, non a tutti allo stesso modo, e questo è ciò che lo distingue dalla grazia santificante, dalle virtù teologali e dai sacramenti che invece sono gli stessi e comuni per tutti”: “a ciascuno la manifestazione dello Spirito è data perché torni a comune vantaggio”. Poi la citazione di Benedetto XVI: ”Chi guarda alla storia dell’epoca post-conciliare può riconoscere la dinamica del vero rinnovamento, che ha spesso assunto forme inattese in movimenti pieni di vita e che rende quasi tangibili l’inesauribile vivacità della santa Chiesa, la presenza e l’azione efficace dello Spirito Santo”. “E questo è il carisma”, ha commentato ancora fuori testo Francesco. “Dobbiamo riscoprire il carisma – l’invito del Papa – perché questo fa sì che la promozione del laicato e in particolare della donna venga inteso non solo come un fatto istituzionale e sociologico, ma nella sua dimensione biblica e spirituale”.

 “I laici non sono gli ultimi”, ha precisato: “non sono una specie di collaboratori esterni o delle truppe ausiliari del clero, ma hanno dei carismi e dei doni propri con cui contribuire alla missione della Chiesa”.

Secondo il Papa, “quando si parla dei carismi bisogna subito dissipare un equivoco: quello di identificarli con doti e capacità spettacolari e straordinarie; essi invece sono doni ordinari, ognuno di noi ha il proprio carisma, che acquistano valore straordinario se ispirati dallo Spirito Santo e incarnati nelle situazioni della vita con amore”. “Molti cristiani, sentendo parlare dei carismi, sperimentano tristezza o delusione, in quanto sono convinti di non possederne nessuno e si sentono esclusi o cristiani di serie B”, l’analisi di Francesco, che ha aggiunto a braccio: “Non ci sono i cristiani di serie B, ognuno ha il proprio carisma, personale e anche comunitario”.

Poi la citazione di sant’Agostino: “Se ami quello che possiedi non è poco. Se, infatti, tu ami l’unità, tutto ciò che in essa è posseduto da qualcuno, lo possiedi anche tu! Soltanto l’occhio, nel corpo, ha la facoltà di vedere; ma è forse soltanto per sé stesso che l’occhio vede? No, esso vede per la mano, per il piede e per tutte le membra’”. La carità, ha commentato il Papa, “mi fa amare la Chiesa, o la comunità in cui vivo e, nell’unità, tutti i carismi, non solo alcuni, sono miei così come i miei carismi, anche se sembrano poca cosa, sono di tutti e per il bene di tutti. La carità moltiplica i carismi; fa del carisma di una sola persona il carisma di tutti”.




“Intorno al Parkinson”, incontro aperto alla cittadinanza il 28 novembre alle Ancelle

Da diversi anni in Italia si celebra la Giornata nazionale della malattia di Parkinson con medici e altri specialisti che, nei vari centri in tutta Italia che si occupano della malattia, sono a disposizione dei pazienti e dei loro familiari per fornire informazioni sulla malattia. A Cremona l’associazione La Tartaruga odv, in collaborazione con la casa di cura Ancelle della Fondazione Camplani, ha organizzato un incontro dal titolo “Intorno al Parkinson” in programma nel pomeriggio di giovedì 28 novembre, dalle 15 alle 17.30, presso la casa di cura Ancelle in via Aselli 14. Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare all’evento, con ingresso gratuito. È prevista una tavola rotonda durante la quale vari professionisti presenteranno le opportunità di cura e saranno a disposizione per rispondere a tutte le domande che i pazienti e i familiari vorranno loro porre.




Dalla violenza alla conciliazione: incontro sulla giustizia riparativa con Grena e Bazzega

In una società segnata dal conflitto, malata di rancori e risentimenti, sofferente a causa di una competitività dimentica della dignità umana pare non trovare posto l’arte del dialogo che richiede ascolto reciproco e superamento delle individuali convinzioni.

La mediazione è invece possibile e a testimoniarlo saranno i due protagonisti dell’incontro sul tema della giustizia riparativa dal titolo “La potenza dell’incontro: testimonianza di Giorgio Bazzega e Grazia Grena”, in programma sabato 23 novembre, alle ore 16.30, presso il Centro pastorale diocesano di Cremona.

Grazia Grena, ex aderente alla lotta armata tra le fila di Prima Linea oggi presidente di una associazione di volontariato per i diritti delle persone detenute attiva nel carcere di Lodi, e Giorgio Bazzega, figlio del maresciallo di Pubblica sicurezza Sergio Bazzega, ucciso nel 1976 durante un’operazione anti-terrorismo, sono entrambi impegnati in un percorso di giustizia riparativa, raccontato nel libro dal titolo “Il Libro dell’incontro. Vittime e responsabili della lotta armata a confronto”. Entrambi, partiti da posizioni diametralmente opposte, renderanno tangibile come da una storia di violenza e di dolore possa nascere attraverso un percorso di conciliazione una profonda amicizia. L’arte del dialogo ha la potenza di rendere nuove le cose e di far germogliare la giustizia.

L’iniziativa, organizzata da Consorzio Solco, Coop Nazareth e Coop Cosper, Ufficio di Pastorale Sociale della Diocesi di Cremona e CSV Lombardia Sud ETS rientra nel programma del Festival dei Diritti e si inserisce nel progetto RESTART 4.0 promosso dal Comune di Cremona.